
Le politiche provinciali dedicate alla prima infanzia tornano al centro del dibattito. Dopo l'ok della Quarta commissione al disegno di legge «Masè» (La Civica) sullo zerosei (sistema integrato nidi e scuole dell'infanzia), il gruppo consiliare del Partito Democratico ha convocato ieri una conferenza stampa per esprimere la propria posizione e alcune preoccupazioni sul futuro del sistema educativo trentino.
"Il T Quotidiano", 4 novembre 2025
«La versione del ddl Masè riscritta dall'assessora Gerosa è una proposta al ribasso — tuona Francesca Parolari - Le modifiche apportate dall'assessora riducono lo zerosei a un percorso limitato a piccole realtà, che rischia di morire lì dove nasce, se non si fa un discorso generale di crescita condivisa, si rischia di impoverire la proposta educativa e formativa». Il vero obiettivo, a detta dei consiglieri dem, non è quello di costruire un sistema educativo coerente, che coinvolga tutti i nidi e tutte le scuole, ma confinare lo zerosei a esperienze singole, che la giunta provinciale vuole realizzare soprattutto dove la denatalità genera rischi di chiusura delle scuole. «Questo ripiego ricade sui bambini — continua Parolari — è un'interpretazione inaccettabile, che falsa il significato e il valore di un modello pedagogico condiviso». Lo zerosei è un piano che prima di tutto «dovrebbe essere formativo», e non solo organizzativo, rimarca Alessio Manica. «Invece ora è una risposta organizzativa e non pedagogica. Occorre dare una spinta affinché il Trentino si allinei ad altre regioni, come l'Emilia Romagna; non bisogna partire da un aspetto organizzativo ma da un piano pedagogico condiviso».
Un altro tema che sta facendo molto discutere è l'apertura delle strutture scolastiche nel mese di luglio per le attività estive del Terzo settore, preannunciato nei giorni scorsi dal governatore trentino Maurizio Fugatti. Su questo i consiglieri del Pd sono stati chiari: «Siamo favorevoli all'apertura delle scuole a luglio, però ci chiediamo se stiamo dicendo di sì a uno slogan oppure a una proposta pensata — ha detto Lucia Maestri — non abbiamo capito dal presidente Fugatti e dall'assessora Gerosa se ci sia l'articolazione seria di questa proposta. Inoltre se il servizio di scuole aperte a luglio dovrebbe essere universale, il Trentino avrebbe bisogno di un numero di educatori quasi pari al numero degli insegnanti: noi ci domandiamo se la Provincia sia in grado di garantire questo numero di educatori. I tempi stringono, e le perplessità aumentano: l'annuncio dovrebbe essere collegato a un piano, diciamo sì all'annuncio ma chiediamo che sia strutturato in maniera seria».
Dubbi dunque sui tempi, sulle modalità, e sulla ricerca del personale qualificato per il periodo estivo. Secondo Maestri le famiglie trentine dovrebbero avere risposte chiare riguardo a questi aspetti. «Le famiglie già si stanno guardando intorno per come gestire l'estate prossima — continua la consigliera — non dobbiamo limitarci ad annunciare una frase che vuol dire tutto e niente se non è sostanziata da un progetto pensato e ragionato, anche per non creare aspettative che poi vadano a concretizzarsi in modo diverso dall'auspicato».
I consiglieri del Pd chiedono dunque un approccio più organico e partecipato, chiedendo inoltre alla giunta di aprire un confronto più ampio con i Comuni, che sono i titolari del servizio. Oggi in Trentino il livello di erogazione dei nidi è a «macchia di leopardo», sia per quanto riguarda la modalità di gestione, sia per quanto riguarda agli investimenti e ai costi a carico dei Comuni stessi. Il Comune di Trento, ad esempio, ha investito già 1 milione di euro. «Il ruolo della Provincia, però, non è scavalcare i Comuni, ma dare il denaro in più per calmierare le tariffe, senza sostituirsi ai Comuni — sottolinea Parolari — La mozione presentata dal Partito democratico, approvata il giugno scorso mirava proprio a rendere il servizio nido universale e gratuito. È una grande sfida, in termini di modalità di gestione c'è una grande differenza di politiche tariffarie Comune per Comune: alcuni hanno investito parecchio per abbattere le rette, altri meno. Non si può mettere tutti i Comuni sullo stesso piano — conclude — altrimenti si generano disparità di trattamento inaccettabili. Bisogna partire da un confronto con i Comuni, dove la Provincia agisce in cabina di regia».