Investimenti e politica industriale: serve pragmatismo per il futuro del Trentino

“Sosteniamo l’allarme di Confindustria: senza investimenti oggi, saremo meno competitivi domani. La Provincia smetta di scaricare la responsabilità sulle imprese e metta in campo politiche serie di attrazione e crescita industriale.” Così i consiglieri Michela Calzà e Alessio Manica (PD) dopo le dichiarazioni del direttore di Confindustria Trento, che richiama il calo degli investimenti e i nuovi equilibri globali come veri fattori di rischio per l’industria trentina.
Trento, 17 settembre 2025

I numeri europei dicono che il nodo è abilitare l’investimento privato con strumenti mirati e un piano industriale credibile. Nel Regional Innovation Scoreboard 2025 il Trentino è tra i territori “fortemente innovatori” (rank nazionale più alto), ma restano fragilità note: pochi laureati, bassa spesa privata in R&S e export di media-alta tecnologia sotto la media UE. Sono proprio queste le leve che la politica deve rafforzare.

Il contesto congiunturale lo conferma: all’andamento debole dell’export (con Alto Adige a +3,8% nel 2° trimestre 2025 grazie a imprese più strutturate) si sommano segnali di raffreddamento anche in aziende solide del territorio, come gli esuberi annunciati da importanti aziende del comparto industriale trentino. Servono risposte industriali, non slogan.

Le recenti dichiarazioni di Confindustria, in risposta all’assessore Spinelli, circa la necessità di investire in innovazione colgono, numeri alla mano, la complessità della situazione economica attuale. Il dibattito sugli investimenti non può limitarsi a una visione semplicistica, ma deve richiamare la politica, e in particolare l'assessore Spinelli, a una necessaria dose di pragmatismo: senza investimenti oggi, saremo meno competitivi domani. 

Il futuro economico del nostro territorio non può prescindere da una politica industriale chiara e lungimirante. È fondamentale attrarre imprese di medie e grandi dimensioni, che strutturalmente investono in ricerca e sviluppo anche  con i loro centri di ricerca. La grande industria sa che ricerca e sviluppo sono la linfa vitale per la sopravvivenza e la crescita, anche e soprattutto nei periodi di crisi.

I dati che emergono su export e incentivi pubblici alla ricerca ci vedono in calo negli ultimi anni, anni in cui bisognerebbe dare una spinta ancora più forte, attraendo lavoratori e lavoratrici altamente qualificati di cui siamo carenti e creando sinergie con realtà industriali di medie e grandi dimensioni offrendo loro una filiera completa e di alto livello. Gli investimenti delle realtà aziendali più piccole fanno i conti con il contesto economico-finanziario e in un contesto geo-politico globale sotto pressione è indispensabile e inevitabile che necessitino di essere affiancate e supportate con politiche specifiche.

In un momento storico dove la competizione sui costi e sui prezzi è serrata e i mercati sono sempre più chiusi, servono politiche ad hoc. Non bastano singole agevolazioni; è necessario un vero e proprio piano industriale straordinario  per l’industria e il terziario innovativo, che offra pacchetti integrati e che faccia sentire le imprese ben accolte nel nostro territorio. Purtroppo si avverte una mancanza di questa attenzione, essenziale per creare un clima favorevole agli investimenti.

Inoltre, il piano deve contemplare anche un incentivi selettivi anche per l'aumento dimensionale delle imprese locali, in particolare quelle operanti nelle valli. Sostenere la crescita e la fusione delle piccole realtà è una strategia vincente per renderle più competitive e capaci di affrontare le sfide del mercato globale.

Chiediamo all'assessore Spinelli e alla Giunta provinciale di aprire un confronto serio e costruttivo, che parta da queste considerazioni, per gettare le basi di un futuro economico solido e sostenibile per il Trentino.