La forzatura del proporzionale

Davanti al dibattito sull'opportunità di una radicale riforma del sistema elettorale provinciale, che distrae il governo della provincia dalla cura delle vere emergenze (sanità, lavoro, casa, welfare), vale forse la pena fermarsi a riflettere.Una premessa pare, però, d'obbligo.
Lucia Maestri, 8 settembre 2025

A chi scrive sembra che il dibattito sia inficiato, in maniera incontrovertibile, da una sorta di rincorsa alle regole elettorali più convenienti, per garantire i destini di una persona e di una maggioranza. Lo certifica, con una certa serenità, una recente intervista dell'Assessore Spinelli, addirittura entusiasta, oggi, (non già ieri) del possibile ricorso al proporzionale, mostrando un certo dato di incoerenza.

Appare chiaro, infatti che se non ci fosse stato il limite dei due mandati per il presidente della Provincia, questo tema non si sarebbe posto dentro una maggioranza di centrodestra che, a parte qualche «vox in deserto», da sempre si dichiara aliena da considerazioni di tipo proporzionalista.Per entrare nel terreno del più costruttivo confronto fra i due sistemi elettorali in esame, maggioritario o proporzionale, va anzitutto chiarito come la differenza fondamentale risieda da un lato nel potere di scelta che un sistema o l'altro assegna agli elettori sul «da chi» gli stessi vogliano essere rappresentati, dall'altro nel diverso meccanismo previsto dai due sistemi nella distribuzione dei seggi.

Il sistema maggioritario consente agli elettori di conoscere, prima del voto, articolazioni del programma, coalizioni che lo esprimono, candidato/a presidente che, eventualmente lo interpreterà. Ogni elettore/elettrice con il suo voto «decide» chi governerà il territorio e per fare cosa.Il sistema maggioritario, infatti, si regge sul principio per il quale il più votato viene eletto e con esso vince la coalizione di forze politiche che ottiene maggiori consensi, assicurando così una solidità alla maggioranza che garantisce stabilità al governo anche in virtù del prevalere delle ragioni unitarie sulle differenze ideologiche.Il sistema proporzionale che «pesa» il voto ottenuto dai singoli partiti, affida agli stessi il compito di definire accordi di governo (sia sul programma che sulla figura apicale del/la presidente) ad elezioni avvenute, spogliando, di fatto il «potere di scelta del cittadino» su chi governerà il territorio e per fare cosa.In estrema sintesi quindi, il maggioritario garantisce solida governabilità e funzione leaderistica al presidente direttamente eletto, mentre il proporzionale da sì voce alla rappresentatività, esponendo però la governabilità a maggiori instabilità e mettendo il presidente in una condizione di quasi «subalternità» alle forze politiche.

Nella logica del sistema proporzionale spicca un fenomeno che incide negativamente sulla democrazia in quanto tale, ovvero la fragilità delle maggioranze e quindi la possibilità di tenerle in ostaggio di interessi parziali. Come non ricordare, a questo proposito, l'infausto travaglio della prima legislatura a guida autonomista e dei suoi ben tre cambi di maggioranza in Aula?Il sistema maggioritario invece, pur con limiti oggettivi, garantisce il governo dell'autonomia speciale, ponendolo al riparo da ogni tentazione lobbistica e privilegiando quel principio dell'alternanza che è fondamento irrinunciabile di ogni percorso democratico. Personalmente, mi esprimo in modo netto per il mantenimento del sistema maggioritario, ritenendo giusto mettere nelle mani dei cittadini il potere di scelta di indirizzo di governo che gli stessi esprimono con il loro voto, sostenendo coalizioni coese e capaci di garantire successivamente stabilità. Appartengo, peraltro, al Partito Democratico del Trentino nato dentro la cultura maggioritaria e coalizionale ed interprete, al suo interno, di una complessa sintesi di culture politiche di assoluto rilievo, nelle loro diversità.

Un'ultima considerazione su di un dibattito, del quale francamente non si avverte alcuna urgenza. Cambiare le regole del gioco solo attraverso forzature di maggioranza e non seguendo le più complesse e chiare vie del dibattito politico e sociale ampio e articolato, è tipico, non solo dell'ansia rispetto al logoramento individuale, ma soprattutto di una tensione autoritaria che preoccupa proprio perché offre una inaccettabile immagine, anziché di governo, di occupazione del potere e di intolleranza ad ogni confronto.