Davanti al massacro del popolo palestinese e alla guerra in Ucraina appare ben poca cosa la crisi della cooperazione internazionale allo sviluppo, ma sono due dimensioni tra loro intrecciate che sono facce dello stesso problema: il riemergere dei nazionalismi e la crisi dell’Europa e dell’occidente.
Roberto Pinter, "Il T Quotidiano", 10 giugno 2025
Paolo Rumiz ha scritto su questo giornale che l’Europa è morta a Gaza, ma ha iniziato a morire a Sarajevo. E’ la fotografia impietosa delle nostre responsabilità. Se riavvolgiamo il filo della storia troveremo che nella crisi dell’ex Jugoslavia la responsabilità europea nel rafforzare i nazionalismi e le separazioni etniche è stata decisiva. Analogamente troveremo la rinuncia da parte italiana ed europea a costruire una pace cooperante nel Mediterraneo, accantonando la lungimiranza di chi aveva , pur nel quadro dell’alleanza atlantica, dialogato con i paesi arabi e con i palestinesi come con Israele, con i paesi africani e con quelli non allineati. Passi indietro rispetto alla pace costruita dopo la guerra e passi indietro rispetto alla cooperazione internazionale avviata dopo secoli di colonialismo. Il terrorismo e la guerra in Iraq, l’emergenza climatica e le migrazioni, la crisi finanziaria e il Covid, hanno ricostruito i muri che erano stati abbattuti e siamo passati dall’accoglienza di chi fuggiva dalle guerre ai barconi affondati nel mare, dalla costruzione dell’Europa al riemergere dei nazionalismi, dal ruolo di costruttori della pace alla subalternità agli interessi americani, dalla solidarietà internazionale al taglio dei fondi della cooperazione.
Il Trentino si è garantito il primato cancellando l’accoglienza e le risorse per la cooperazione internazionale:”prima i nossi” lo slogan della Lega è diventata la politica provinciale. Come se qualche briciola del bilancio, che Fugatti non sa nemmeno impiegare, cambiasse qualcosa per i
Trentini o come se il chiudere le porte ai migranti, dopo che per necessità le imprese del nord le avevano spalancate, risolvesse i problemi economici e sociali di un occidente in crisi. Così l’Italia e così l’Europa hanno rinunciato alla cooperazione, hanno tagliato i fondi, lo 0,28 del bilancio, altro che lo 0,70 promesso, e invece di occupare gli enormi spazi lasciati dalle politiche di Trump si lancia il piano Mattei con lo slogan “cooperazione paritaria” che invece si sta dimostrando l’ennesima ricerca di un qualche tornaconto economico per le imprese italiane.
Le Ong e le centinaia di piccole associazioni che in Trentino rappresentavano un fiore all’occhiello per l’Autonomia, si sono ritrovate sia alle prese con la chiusura dei confini e il riemergere dei nazionalismi, sia con la guerra in Ucraina che ha dirottato molte risorse e sia con la cancellazione dei fondi per la cooperazione.
Molte realtà sono entrate in crisi e FARETE (che è una associazione che le rappresenta) sta cercando di aiutarle, sia supportandole nella amministrazione e nella formazione, sia nel reperire nuovi fondi. Ma l’impegno maggiore di Farete è quello politico per evitare che un prezioso
patrimonio di volontariato venga accantonato dalla miopia ipocrita del governo provinciale. Infatti mentre si lasciano annegare i migranti nel Mediterraneo si dice “aiutiamoli a casa loro”, appunto, a che dovrebbe servire quella piccolissima percentuale di bilancio prevista dalla legge provinciale che Fugatti però non rispetta ? Se non per aiutarli? In realtà si dice che sono le imprese che devono cooperare, non le migliaia di volontari, associazioni, parrocchie, che in ogni angolo del Trentino hanno saputo mantenere uno sguardo rivolto a parti del mondo che non trovano un loro sviluppo semplicemente perché l’occidente ha continuato a spogliarli delle loro risorse.
Ma se la cooperazione è legata agli affari non è cooperazione, se c’è solo un ritorno economico non c’è condivisione, né crescita comune. Chi ha fatto cooperazione internazionale ha imparato e non solo aiutato, e ha capito una cosa fondamentale: che fare il proprio interesse oggi nel mondo globale è prima di tutto fare l’interesse della pace e del contrasto al cambiamento climatico. E’ esattamente l’opposto dei nazionalismi che moltiplicano le guerre e il terrorismo. Fare l’interesse dei trentino oggi è invece sostenere la cooperazione globale, è lo sviluppare relazioni basate sul rispetto reciproco, nella consapevolezza che o ci salviamo insieme o non ci resta che massacrarci.