I dati sulle scuole d'infanzia sembrano gonfiati

Dopo aver partecipato alla pubblicità del dibattito attorno alle disposizioni provinciali che impongono l’apertura nel mese di luglio delle scuole dell’infanzia ed aver depositato una apposita interrogazione, veniamo finalmente a conoscenza dall’Assessore all’Istruzione Bisesti dei dati sulle presenze registrati fino ad oggi.
Lucia Maestri, 7 febbraio 2023

Una risposta celerissima, quella fornita dalla Giunta provinciale, ma che forse e proprio per la sua velocità di elaborazione, genera ulteriori confusioni, anche perché pare fondata su dati forniti dall’Assessorato stesso, ma apparentemente gonfiati. Se consideriamo infatti il numero di iscritti alle scuole dell’infanzia nell’intero anno scolastico scorso, troviamo un totale pari a 13.400 bambini e bambine. Questo è il dato di partenza.

Nel mese di luglio il totale degli iscritti a scuola si riduce a 7.905 unità, quindi circa la metà dell’utenza annuale ed i frequentanti le attività sono pari al 75% degli iscritti per il periodo estivo, ovvero 5.928 bimbi. A fronte di questi dati sorge quindi spontanea una domanda: che senso ha sostenere il costo per l’apertura delle scuole dell’infanzia nella modalità “vuoto per pieno” per ospitare solo il 44% del totale dell’utenza? L’allungamento dell’anno scolastico a undici mesi comporta scuole aperte a pieni ranghi a valere sui bilanci delle scuole per l’infanzia e quindi, a ben vedere e forti del motto “prima i trentini”, gravando sulle tasche dei nostri contribuenti.

 

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Sull’onda di quel populismo che connota larga parte delle politiche di questa Giunta provinciale, abbiamo assistito alla decisione dell’ “undicesimo mese”, ovvero alla scelta di tenere aperte le scuole dell’infanzia nel mese di luglio di ogni anno, allo scopo – secondo la narrazione leghista – di “rispondere ai bisogni di conciliazione dei tempi delle famiglie”.

Si tratta di un provvedimento che muta radicalmente il profilo stesso dalla scuola e della sua “mission”, che non è quella di fare animazione in attesa che i genitori assolvano ai loro impegni, bensì di formare ed insegnare. Ma non solo.

Per favorire la conciliazione dei tempi delle famiglie, si incide pesantemente sulla conciliazione dei tempi delle famiglie di insegnanti ed operatori tutti del mondo della scuola, solo in nome di una esasperata ricerca del consenso immediato.

A fronte di questa situazione e anche per conoscere i risultati fin qui conseguiti in proposito, la Consigliera del PD Lucia Maestri ha presentato una interrogazione chiedendo di conoscere i risultati numerici del provvedimento; le ragioni del loro occultamento; i costi gravanti sul bilancio provinciale per questa scelta e infine i motivi per i quali gli investimenti fatti non sono stati trasformati in “buoni” adatti a sostenere le attività estive in regime di conciliazione con i tempi delle famiglie, posto che gli esiti di tali attività fin qui conseguiti sono sempre stati positivi.