«Se Roma tratta solo con Bolzano rischiamo di avere due regioni»

Trento Partono da posizioni differenti e seppure con sfumature assai distanti Giorgio Tonini (Pd) e Claudio Cia (FdI) esprimono la stessa preoccupazione, ovvero che l’incontro tra Arno Kompatscher e Roberto Calderoli possa dar vita a una autonomia a due velocità a tutto vantaggio di Bolzano.
A. Cremonesi, "Corriere del Trentino", 4 novembre 2022

 

«Il fatto che si sia parlato di trattativa tra Calderoli e Alto Adige senza Trento è singolare e costituisce una sgrammaticatura, voglio sperare che ciò non voglia costituire la premessa per aprire la strada a un cambiamento costituzionale o statutario. Si è parlato di modifiche dello Statuto, cosa vuol dire? Che si faranno due regioni? O si vuole disarticolare il quadro regionale dal punto di vista statutario? Questo per il Trentino sarebbe inaccettabile», dice l’esponente democratico.

«Rischiamo, noi trentini di fare la figura dei chierichetti in chiesa con la messa che viene officiata da Bolzano», è la versione di Cia. Il quale però non crede che il governo voglia fare uno sgarbo a Trento. «Maurizio Fugatti e Calderoli appartengono allo stesso partito. A Roma c’è un dialogo aperto».

«Calderoli lo conosco molto bene perché siamo stati colleghi in Senato, lo stimo molto ma non mi fido — replica Tonini all’interrogativo se il ministro per le autonomie e gli affari regionali non possa essere invece una garanzia per Trento -. Proprio perché è intelligente, so che fa il suo gioco, che è quello della Lega. Lui è un lombardo è quindi ha in testa innanzitutto il federalismo asimmetrico, cosa che per altro io condivido, il terzo comma dell’articolo 116 è quello che invocano Lombardia, Veneto ed Emilia, le grandi regioni del Nord e quello è certamente un tema che ci vede in sintonia. Ma i primi segnali non sono chiari, bisogna stare attenti, sono passaggi delicati quando si tocca la Costituzione, è come effettuare interventi a cuore aperto, bisogna che l’equipe sappia cosa sta facendo, altrimenti si combinano disastri».

Cia resta all’erta per la posizione della Svp: «Tante volte la Sudtirol ha usato il Trentino per raggiungere obiettivi che da sola non poteva ottenere, ma che erano utili a rafforzare l’Alto Adige e non l’intera regione. Da qui la differenza tra le due province. Con il Patt che rischia di essere una ruota di scorta e che un domani potrebbe non essere più utile. Ma da ex assessore regionale ho sempre visto Fugatti cercate di ridurre le distanze tra le due province che invece si sono nel tempo amplificate».

A smorzare i toni è il senatore Pietro Patton di Alleanza Democratica che fa parte proprio con la Svp del gruppo delle autonomie. «Quando si passerà da una fase esplorativa a una fase operativa, necessariamente Trentino e Alto Adige andranno avanti insieme, le norme sono uniche. Questo era un incontro chiesto a suo tempo dalla Svp a livello territoriale al quale il ministro ha risposto. Ma non è pensabile che le cose vadano avanti separatamente. Le modifiche al titolo V della Costituzione hanno creato una situazione giuridica complessa, c’è un confine sottile tra le competenze nazionali e quelle provinciali e su quello bisogna ragionare».

Per Tonini è bene che vengano affrontati i nodi ancora aperti creati con la modifica costituzionale del 2001 («l’adeguamento degli statuti speciali al titolo V costituisce un tema irrisolto e sono d’accordo con Kompatcher che siua ora di metterci mano») ma la «partenza è falsa», perché il dialogo diretto Roma- Bolzano lascia presupporre un declassamento dell’autonomia trentina a vantaggio dei fratelli altoatesini. «È singolare che FdI isoli la questione tirolese dal contesto regionale. È vero che la tutela internazionale riguarda la situazione sudtirolese ma questo è sempre stato trattato in ambito regionale, lo definisce l’accordo De Gasperi-Gruber. L’articolo 116 comma 1 della Costituzione parla di Regione Trentino Alto Adige. L’ente originario sono le due province autonome ma lo sono in quanto convivono e collaborano nel contesto della regione. Tutto questo è stato strappato dalla frase di Giorgia Meloni (nel discorso in cui ha chiesto la fiducia; ndr). La premier si è poi in parte scusata ma vedo che non si trattava di un infortunio, perché questo negoziato separato tra governo e Bolzano è mai successo prima e comporta delle preoccupazioni. Poi è chiaro che se la sede alla fine sarà la Commissione dei 12 il quadro istituzionale e regionale si ricomporrà. Ma resta il fatto che Fratelli d’Italia che per anni ha fatto una guerra politica e una opposizione feroce allo statuto di 50 anni fa, sostenendo come un totem quello del 1948, con una piroetta abbia completamente abbandonato il terreno di un confronto di tipo regionale. Lo trovo frutto di una politica che ha pensieri brevi e corti, e anche senza prospettiva. Cambiare idea può anche essere positivo ma così trasmette l’impressione di una eccessiva disinvoltura. Io saluto con favore il fatto che Fratelli d’Italia abbia lasciato la trincea dove si era asserragliata contro le forme e i contenuti dell’autonomia speciale ma...».

C’è poi la questione Austria. Kompatcher vorrebbe portarla al tavolo della trattativa. «Vienna ha rilasciato la quietanza liberatoria nel 1992 per cui credo che sia importante definire le cose tra le provincie e lo Stato nel contesto ragionale», sostiene il senatore Patton, lasciando immaginare che la questione debba essere risolta senza Vienna.

«Mi viene da pensare male - aggiunge Tonini — come dire “vabbé procediamo a una omologazione delle regioni a statuto speciale, tranne che per Bolzano perché lì c’è la questione sudtirolese e c’è di mezzo l’Austria”. Il problema è il quadro non il merito: noi non abbiamo problemi a sederci con l’Austria, tanto che FdI ci ha dato spesso degli austriacanti, ma questo cosa significa? Serve per separare o tenere unito il contesto euro regionale? È di questo che bisogna parlare, ovvero l’dea di una regione che superi le frontiere nazionali che sia europea a pieno titolo. Riconosciuta dai due Stati, con un accordo internazionale che costituisca la regione europea del Trentino Tirolese, con una copertura costituzionale sia a Vienna sia a Roma. Una evoluzione con una operazione promossa e concordata in sede europea a Bruxelles».

Per Cia sarebbe meglio che gli altoatesini si convincessero ad aprire un tavolo coi trentini piuttosto che con l’Austria, «la mia impressione è che il coinvolgimento possa isolare il Trentino. Usare di conseguenza l’autonomia per allontanarsi da Trento e forse e dell’influenza politica nazionale».

Ma è un allarme reale quello di una autonomia a due velocità? «Non è del tutto sbagliato – commenta Francesco Palermo, costituzionalista di Bolzano ed ex parlamentare - che a un certo punto Bolzano suoni la sveglia e chi può si accodi. Che esistano poi due autonomie differenti non è un segreto. Ma se ci saranno modifiche allo Statuto, credo solo sulle competenze, ne beneficerà anche Trento. Per ora c’è una accelerazione politica, direi meglio tardi che mai. Erano 20 anni che si ripeteva che non c’erano le condizioni per modificare lo Statuto, ma le condizioni bisogna crearle. L’Austria? Per Kompatscher si è sempre trattato di una questione condominiale tra Italia e Austria e non di una questione interna. Ma se Meloni evoca i fatto del 1992 allora l’Austria ci può stare».