Nel suo intervento in aula il senatore trentino di Alleanza Democratica per l'Autonomia spiega di non riuscire a riconoscersi "in un orientamento così apertamente liberista, con forti venature di nazionalismo e non rare incertezze sulla nostra appartenenza europea, che invece non ammette sbandamenti o scelte regressive”.
G. Fin, "Il Dolomiti", 26 ottobre 2022
“Mi riconosco in una visione dell'interesse collettivo che mette al centro l’autonomia dei territori, i diritti, le garanzie sociali, l'equità, l'uguaglianza. Non riesco a riconoscermi in un orientamento così apertamente liberista, con forti venature di nazionalismo e non rare incertezze sulla nostra appartenenza europea, che invece non ammette sbandamenti o scelte regressive”. Usa queste parole il senatore trentino Pietro Patton, eletto con la coalizione Alleanza Democratica per l'Autonomia, nell'esprimere il suo voto contrario sulla richiesta di fiducia al Governo della premier Giorgia Meloni.
“Il motivo di questa posizione – ha spiegato - sta nella distanza, non colmabile, tra concezioni politiche non solo diverse, ma irriducibili, e nella reciproca estraneità dei nostri valori di riferimento".
Patton nel corso del suo intervento ha spiegato che in una fase così difficile per la vita del Paese, la sua sarà “un'opposizione severa e critica, ma mai dogmatica e preconcetta” perché in certi momenti e su determinate scelte è “necessario trovare (e prima di tutto ricercare) il punto di convergenza più avanzato possibile.”
Per il senatore componente del gruppo Autonomie, saranno decisivi alcuni nodi: la valorizzazione delle autonomie “con un unico Statuto che rappresenta con pari dignità Trento e Bolzano- senza dimenticanze od amnesie”; il riconoscimento e la tutela delle specificità delle terre di montagna; il lavoro, e la difesa del potere di acquisto di salari e pensioni; il sostegno alle imprese, alla ricerca e all'innovazione.
Pietro Patton ha poi infine spiegato di identificarsi nella riflessione espressa dalla senatrice Liliana Segre nel discorso di apertura della XIX legislatura : “potremmo anche concederci il piacere di lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata, che tanto ha contribuito a fare crescere la disaffezione dal voto, interpretando invece una politica 'alta' e 'nobile' che, senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino mitezza“.