Quali politiche forestali per le emergenze in atto?

Proprio in concomitanza con una conferenza informativa sui danni prodotti dalla tempesta Vaia e dalla diffusione del “bostrico tipografo”, proposta in queste ore dal MU.SE, il Consigliere del PD Luca Zeni ha depositato oggi una interrogazione sulle politiche forestali della Provincia, nella consapevolezza dell’emergenza che l’intero sistema forestale trentino sta vivendo in questi anni, non solo per cause atmosferiche e di infestazione, ma anche per una debolezza strutturale degli interventi messi in campo e per una evidente sottovalutazione, a giudizio dell’interrogante, sullo stato generale dei nostri boschi.
Trento, 24 ottobre 2022

Alla luce di queste considerazioni, il Cons. Zeni chiede alla Giunta provinciale se non ritenga opportuno dichiarare lo stato di emergenza per l’epidemia del “bostrico tipografo”; se e quali investimenti si intendono fare per perseguire una coerente politica di rimboschimento delle aree più colpite da Vaia e dal “bostrico”; se reputa di poter valorizzare ed incentivare l’utilizzo di biomasse forestali a fini energetici, viste anche la non facile situazione del sistema energetico nel nostro Paese, nonché altre domande specifiche appunto in materia di salvaguardia forestale e quindi ambientale, quale risorsa primaria del territorio.

 

IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE

 

QUALI POLITICHE FORESTALI PER LE EMERGENZE IN ATTO?

 

   In data 18 agosto 2022, la Giunta provinciale – a firma dell’Assessore Zanotelli – ha risposto all’interrogazione dello scrivente, depositata in data 11 gennaio 2021. E’ evidente come dev’essersi trattato di una interrogazione particolarmente complessa e difficile, se ci sono voluti ben diciannove mesi di aspro ed intenso lavoro per redigere una risposta di due cartelle. Peccato però che le risposte fornite a quell’interrogazione, oltreché essere del tutto insufficienti, impongono altre domande e sollevano ulteriori dubbi.

   Ci si chiede infatti se esiste, da parte della Giunta provinciale, qualche politica forestale degna di tale nome per gli interventi che la stessa delinea, oppure se il governo dell’autonomia stia ancora navigando a vista, in una dimensione dove conta solo il presente, dimenticando ogni passato e futuro.

Nel “Piano d’azione per la gestione degli interventi di esbosco e ricostituzione dei boschi danneggiati dagli eventi eccezionali nei giorni dal 27 al 30 ottobre 2018” sono stati individuati circa 4.000 ettari di aree forestali da rimboschire, il cui costo può essere stimato in 40 milioni di euro. A tutto l’anno 2021 risultano imboschiti però meno di 400 ettari, secondo i dati diffusi dallo stesso Servizio Foreste della Provincia autonoma di Trento, ai quali vanno aggiunti gli ulteriori ettari rimboschiti nel corrente anno. Va da sé che, mantenendo i ritmi di circa 400 ettari rimboscati ogni anno, serviranno al Trentino più di dieci anni per raggiungere l’obiettivo fissato dal citato “Piano”. Se a ciò poi si aggiunge il dato dell’utilizzo di circa 140.000 euro di trasferimenti statali per il rimoboschimento delle zone denudate da Vaia, ai quali la Giunta ha aggiunto poi la ridicola somma di 23.000 euro, il quadro di insufficienza appare totale.

Una analisi un po’ più approfondita, spinge anche a formulare altre considerazioni.

Se il criterio seguito dall’Amministrazione provinciale di privilegiare interventi di rimboschimento in aree con problemi di stabilità idrogeologica è del tutto razionale e condivisibile, appare invece oltremodo vago ed inconcludente il criterio di “lasciar fare alla natura” in vaste zone, se non in quelle dove è assicurata una consistente rinnovazione naturale di conifere e latifoglie.

Più che altro tutto questo appare come una mera copertura “pseudo-tecnica” rispetto alle latitanze politiche di una Giunta provinciale che sembra non volersi affatto impegnare, su questo fronte, con risorse finanziarie adeguate, tenuto conto che la silvicoltura naturalistica praticata con successo da settant’anni in Trentino, non significa affatto “lasciar fare alla natura”, ma si realizza invece con l’esecuzione di interventi attivi basati sui criteri di una gestione forestale sostenibile. Pare insomma che non vi sia più alcuna, anche minima, conoscenza del passato ed a tale proposito basta citare il caso della foresta del Paneveggio, celebre per il suo legname di risonanza, che è stata largamente rimboschita in modo artificiale – e quindi non naturale - dopo la prima guerra mondiale, proprio per riparare ai danni ingenti subiti dal bosco attraversato dal fronte bellico. E ancora. Il Servizio Foreste della P.A.T. risulta che stia mettendo a dimora migliaia di piantine di “Douglasia”, una conifera esotica americana, che nulla ha a che vedere con la nostra vegetazione forestale. Anche qui ci si dimentica del passato. Infatti, la “Douglasia” è stata introdotta in Italia e soprattutto sull’ Appennino, negli anni Sessanta del Novecento, come specie arborea a rapido accrescimento. Anche in Trentino ci fu qualche tentativo di introduzione, a titolo sperimentale, ma con risultati del tutto negativi.

L’emergenza Vaia è stata dichiarata conclusa dalla Giunta provinciale nello scorso mese di ottobre. Ma Vaia ci ha lasciato in eredità una seconda – e per nulla minore – emergenza, grave almeno quanto la prima se non di più. L’epidemia del “bostrico tipografo” che attacca e fa morire le piante di abete rosso, specie che rappresenta oltre il 70% della consistenza dei boschi trentini, ha prodotto un “Piano bostrico” che esamina l’andamento dell’infestazione e propone diverse attività ed opzioni per contrastare la diffusione della malattia. Eppure, sul versante politico sembra che, a tutt’oggi, non sia stata presa alcuna decisione circa le azioni da intraprendere e le relative risorse finanziarie adatte a sostenere tali azioni, salvo dichiarare che “si sta affrontando il problema con successo”. La realtà però è ben diversa dalle facili enunciazioni, buone per ogni conferenza stampa.

L’emergenza del “bostrico tipografo” durerà ancora per anni e sta dilagando in modo incontenibile, colpendo interi versanti boscati ed in particolare in Valsugana, Primiero e nelle Valli di Fiemme e Fassa.

In termini di superficie e volume, secondo stime prudenti dei tecnici del settore, avremo altrettanti boschi distrutti come con la tempesta Vaia, cioè ulteriori 20.000 ettari, con oltre 4.000.000 di metri cubi di legname devastato.

Ma la Giunta provinciale ritiene che questa non sia una vera e propria emergenza e affronta quindi l’epidemia con regole adatte a tempi ed eventi normali, sottovalutando ed avvolgendo nel silenzio il fatto che la devastazione da “bostrico tipografo” avrà delle pesanti conseguenze ambientali, paesaggistiche ed economiche su una parte rilavante di territorio provinciale. Inoltre, agendo con questa superficialità, la Giunta provinciale “dimentica” anche di reperire le risorse finanziarie necessarie al rimboschimento delle migliaia di ettari colpiti dalla diffusione del “bostrico tipografo”, ettari che si aggiungono a quelli già colpiti da Vaia.

Il grande volume di legname costituito da piante morte in piedi, richiederebbe poi interventi di taglio intensi ed urgenti, soprattutto nelle aree più colpite dall’epidemia, cosa che però non risulta possibile fare seguendo i criteri di normale assegnazione e mantenendo in vigore piani di taglio stabili e risalenti all’epoca “pre-Vaia”. Lo stesso “Piano” di lotta al “bostrico tipografo” fa presente che il legname bostricato, se utilizzato subito ha un buon valore di mercato, ma si deteriora se lasciato inutilizzato, con pesanti perdite economiche per i rispettivi proprietari.

Infine pare opportuno rammentare che Vaia ed il “bostrico tipografo” hanno messo a disposizione una enorme quantità di legname da usare come cippato, cioè come fonte di energia rinnovabile che, attualmente ed in parte rilevante, viene venduto sul mercato extra-provinciale. Nonostante ciò, la Giunta provinciale ha deciso di incentivare con il “Piano energetico” e con alcuni interventi legislativi, il sistema fotovoltaico e la distribuzione di gas naturale anche in zone fortemente boscate come la Val di Fassa, la Val Rendena e la Val di Sole, ma così facendo non si favorisce per nulla l’uso di biomasse ampiamente disponibili sul territorio, cosa che invece stanno facendo con esiti interessanti sia la vicina Provincia autonoma di Bolzano come la Regione Veneto.

   Tutto ciò premesso, si interroga la Giunta provinciale per sapere:

1) se ritiene opportuno dichiarare lo stato di emergenza da “bostrico tipografo” nelle zone più colpite da tale epidemia – come quelle del Primiero, della Valsugana e delle Valli di Fiemme e Fassa, che costituiscono parte di quella periferia così cara alle politiche dell’attuale governo provinciale – al fine di procedere ad assegnazioni di legname tempestive e maggiori rispetto ai criteri normali, sospendendo al contempo la validità dei “piani di taglio” in vigore;

2) se ritiene altrettanto opportuno avviare interventi di ripristino necessari ed urgenti, per ragioni ambientali, paesaggistiche ed economiche;

3) se intende stanziare – e su quale eventuale bilancio di previsione – somme adeguate a far fronte alle azioni di rimboschimento nelle aree più colpite da Vaia e dall’epidemia del “bostrico tipografo”;

4) quali criteri e motivazioni sono alla base delle decisioni di usufruire nei rimoboschimenti della “Douglasia”, conifera alloctona e del tutto estranea alla vegetazione forestale trentina;

5) se ritiene opportuno, in accordo con i rappresentanti della filiera foresta-legno trentina, assegnare ogni anno un quantitativo di legname colpito dal “bostrico tipografo”, almeno pari a quello che annualmente la filiera stessa è in grado di utilizzare e che risulta essere molto superiore alla quota dei normali tagli;

6) se, a fronte della crisi energetica, si ritiene utile valorizzare ed incentivare a livello provinciale l’utilizzo di biomasse forestali a fini energetici;

7) se, tenuto conto che i proprietari forestali pubblici e privati sono i soggetti maggiormente danneggiati da Vaia e dall’epidemia in oggetto, si ritiene opportuno rivedere i piani di taglio per i proprietari più colpiti, ponendo la relativa spesa a totale carico del bilancio provinciale o, quanto meno, innalzando il contributo erogato a fondo perduto dall’attuale livello del 50% al tetto dell’80%.

 

A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.

 

 

                                                                  avv. Luca Zeni