Cacciato per il no al concerto di Vasco. Il giudice: «Maccani va reintegrato»

«Giustizia è stata fatta, il Tribunale ha riconosciuto la totale correttezza in tutte le cose che ho fatto». Per settimane Marzio Maccani, responsabile del Servizio polizia amministrativa, cacciato con una decurtazione dello stipendio del 23%, per il no al concerto di Vasco Rossi, ha mantenuto un basso profilo.
D. Roat, "Corriere del Trentino", 24 agosto 2022

 

Ha scelto il silenzio, ora invece si affida alle parole del giudice del lavoro Giorgio Flaim per riaffermare, laddove fosse ancora necessario, un principio importante: il suo no al concerto era determinato da rischi concreti per l’incolumità degli spettatori, problemi di sicurezza perché l’area di San Vincenzo non poteva contenere un numero così importante di spettatori, ossia 120mila persone.

Lo sintetizza bene il giudice nell’ordinanza depositata lunedì con la quale ha disposto il reintegro del dirigente provinciale, condannando Piazza Dante anche al pagamento delle spese di giudizio. «Le condotte appaiono non già in contrasto, come ritenuto dalla giunta provinciale — scrive Flaim — ma conformi al principio di buon andamento dell’amministrazione, non già volte a nuocere gli interessi e l’immagine dell’amministrazione, ma dirette a prevenire i pregiudizi e costituenti espressione di diligenza e adeguatezza».

Ma riavvolgiamo il nastro. Tutto è iniziato il 27 ottobre scorso quando Maccani formalizzò il suo primo parere negativo al concerto di Vasco Rossi del 20 maggio, in quanto «si ritiene — scriveva — che l’area di San Vincenzo non sia idonea a ospitare 120mila persone». Un no che aveva ribadito anche nell’ultima commissione pochi giorni prima del concerto dalla quale è arrivato l’ok definitivo. A fine aprile la Provincia aveva già deciso che il via libera al piano sicurezza non sarebbe arrivato da Maccani. Il dirigente è stato rimosso dal Servizio e spostato. «Mi hanno cacciato con quattro righe, non mi avevano neppure mandato la delibera, l’ho ottenuta dopo tre giorni con una richiesta di accesso agli atti — spiega con amarezza —, mi hanno contestato plurime violazioni al codice di comportamento e io ho fatto solo il mio dovere. È sconcertante». Maccani di esperienza ne ha tanta alle spalle, è nel Servizio polizia amministrativa dall’87, i suoi pareri sono stati basati «su dati e parametri concreti», ma la Provincia aveva già deciso e preso accordi con il gestore della biglietteria, la Big Bang srl, garantendo la disposizione di «un’area idonea» per ospitare 120mila spettatori. Difficile tornare indietro, c’erano in ballo tanti soldi. «Tale obbligazione — osserva il giudice — non venne preceduta da alcun contatto con la Commissione di vigilanza e neppure con Maccani». Il dirigente dopo aveva ricevuto il benservito da Piazza Dante ed essere stato «relegato» in un altro ufficio si è rivolto al Tribunale.

Il giudice del lavoro ha condiviso punto per punto il ragionamento del difensore di Maccani, l’avvocato Lorenzo Eccher, contenuto nel ricorso. E il magistrato bacchetta pesantemente la Provincia stigmatizzando il comportamento anche della direzione generale e di alti funzionari (in ordinanza non cita i nomi, ma non è difficile capire a chi si riferisce) ritenendo le contestazioni mosse al dirigente «una chiara espressione di quella tendenza a sottoporre le strutture a un controllo generalizzato sulla gestione delle richieste di accesso presentate dai consiglieri provinciale». La Provincia infatti nel lungo elenco di presunte violazioni al codice comportamentale aveva accusato Maccani «di non aver osservato le indicazioni di limitare l’accesso agli atti al consigliere provinciale dem Luca Zeni».

Secondo il giudice Maccani ha agito con diligenza e adeguatezza». E per quanto riguarda il problema delle vie di fuga, il magistrato osserva che «le previsioni di Maccani in ordine alle difficoltà che avrebbe incontrato il deflusso degli spettatori si sono in effetti avverate». Un’ordinanza severa, quella di Flaim, che richiama alla memoria anche la nota inviata dal questore il 5 agosto, evidenziando che «una turbativa del traffico ferroviario di oltre due ore e mezza, con una completa interruzione di quasi un’ora e mezza, a causa dell’ingiustificata presenza di 1.500 persone nell’area pertinenziale dei binari e dell’attraversamento dei binari da parte di 200 persone, rappresenta il chiaro sintomo di un’insufficienza delle vie di fuga». Ora Maccani è rientrato al suo posto, ma Piazza Dante potrebbe decidere di presentare reclamo contro l’ordinanza. Maccani è pronto ad andare avanti: «Se vogliono impugnare va bene, non dovrei essere io a dire che è inaccettabile».