Il Pd chiede il commissariamento della sanità trentina

Negli ultimi mesi abbiamo più volte espresso grande preoccupazione per lo stato della sanità trentina. Il contesto difficile degli ultimi anni, con una pandemia che ha sottoposto ad un grande sforzo tutto il personale sanitario e socio sanitario, non è sufficiente a giustificare una situazione estremamente difficile per cittadini e professionisti della sanità.
Trento, 9 agosto 2022

Recentemente il report Sanità redatto da Crea Sanità ha evidenziato il peggioramento di performance della sanità trentina nella comparazione con le altre regioni italiane: primi nel 2018, primi nel 2019, primi nel 2020, secondi nel 2021, soltanto quinti nel 2022, superati da Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Lombardia, peraltro con una situazione che appare in evidente peggioramento rispetto al periodo di riferimento dello studio.

 

Verso una sanità sempre più privata

La vera forza del nostro sistema sanitario è sempre stata la capacità di garantire a tutti il diritto alla salute, attraverso un sistema pubblico che garantiva cure di buona qualità nei tempi previsti.

In questa legislatura la giunta provinciale ha adottato un modello che premia maggiormente il settore privato della sanità, ed il dato di bilancio da solo rappresenta plasticamente questa impostazione: 59,6 milioni di euro per le convenzioni con le strutture ospedaliere private nel 2018, 72 milioni nel 2022, con un aumento di oltre il 20%. La giunta provinciale giustifica queste scelte sostenendo che così si è migliorata l’offerta ai cittadini. Ma lo afferma rimanendo reticente sui dati che possono confermare tale tesi.

 

Due ricorsi al TAR per ottenere i dati

Per valutare un sistema sanitario bisogna prima di tutto partire dai dati.

Abbiamo chiesto alcuni numeri, come quelli relativi alle liste di attesa, che dovrebbero essere nell’immediata disponibilità quotidiana di ogni cittadino sul sito dell’Azienda sanitaria.

Purtroppo non c’è stata risposta alle interrogazioni presentate, ed abbiamo utilizzato lo strumento della “richiesta di informazioni” previsto dal regolamento del Consiglio provinciale, una sorta di diritto di accesso agli atti rinforzato.

Nonostante la legge preveda un obbligo di risposta, e nonostante la sollecitazione del Presidente del Consiglio provinciale, la giunta e l’azienda sanitaria non hanno fornito risposta alle due richieste presentate dal consigliere Luca Zeni, che è stato costretto a notificare due ricorsi al TAR per vedere rispettato il suo diritto di informazione.

Soltanto dopo i ricorsi al TAR abbiamo ottenuto risposta, peraltro con la precisazione dell’amministrazione provinciale che i dati richiesti soltanto “per un mero disguido non erano stati tempestivamente inviati”.

Riteniamo istituzionalmente grave e scorretto che un consigliere provinciale debba rivolgersi ad un giudice per poter ottenere informazioni come suo diritto, e la mancanza di trasparenza è un problema importante di questa giunta provinciale.

I dati

1)) Le chiamate al 112-118

In seguito ad alcune segnalazioni che evidenziavano tempi lunghi nelle chiamate al 112 per motivi sanitari, abbiamo chiesto i dati relativi al tempo di trasferimento dalla centrale unica 112 al 118 e la durata della chiamata al 118.

Dai dati forniti (in allegato 1) emerge che – a fronte di una diminuzione del numero complessivo di chiamate al 118 – in particolare dall’agosto 2021 sono notevolmente aumentati:

- il tempo di passaggio della chiamata dal 112 al 118 (da 3-4 secondi in alcuni mesi fino a 12-13 secondi in dicembre 2021, gennaio e febbraio 2022);

- la durata media della chiamata al 118, da 41 a 66 a seconda del mese.

Ricordiamo che la tempestività della risposta è essenziale per tutte le patologie tempo-correlate; poche decine di secondi possono fare la differenza per patologie come ictus e infarti.

Questo allungamento dei tempi è dovuto al fatto che vengono utilizzati in maggior numero rispetto al passato operatori laici al 112? Crediamo che una analisi della situazioni, con profondità e trasparenza, sia doverosa da parte di assessorato e azienda sanitaria.

 

2) Le dimissioni dei medici

I sistemi sanitari sono sempre stati caratterizzati da una accentuata mobilità dei medici, professionisti che si spostano soprattutto in base alle prospettive di crescita e ai progetti di lavoro. Rispetto al passato però la minore attrattività del nostro sistema sanitario ha reso più difficile la sostituzione dei medici che se ne vanno, per questo – al di là dei pensionamenti – le dimissioni volontarie o i trasferimenti risultano particolarmente problematici e preoccupanti.

In questo caso i dati forniti evidenziano un calo delle dimissioni dei medici a tempo determinato, chiaramente dovuto al numero sempre maggiore di concorsi che consente stabilizzazioni dei medici e quindi un minor numero di contratti a termine. Il dato significativo è quindi quello sui medici a tempo indeterminato: da una media annuale tra i 26 ed i 43, nei soli primi 5 mesi e 21 giorni del 2022 ci sono state 30 dimissioni volontarie, con una proiezione su base annua di oltre 60 dimissioni, un numero particolarmente significativo.

Rispetto al passato si evidenziano due fenomeni preoccupanti: dimissioni di medici dipendenti per operare nel privato convenzionato in Trentino, e dimissioni per proseguire poi l’attività in libera professione, “ a gettone”, in seguito a politiche organizzative che incentivano questo tipo di rapporto rispetto a quello dipendente.

 

3) Le liste di attesa

L’assessora Segnana, nell’ultima seduta del Consiglio provinciale, ha riconosciuto che nella scorsa legislatura le visite con RAO “venivano fornite tempestivamente nel rispetto dei tempi previsti”, ma continuando ad omettere i dati odierni, i quali dovrebbero invece essere a disposizione di ogni cittadino sul sito aziendale, con un aggiornamento quotidiano, essendo il sistema automatizzato.

Finalmente siamo riusciti ad avere l’elenco dei tempi delle liste di attesa. Uno dei principi più importanti per garantire il diritto alla salute è che, quando un medico stabilisce che c’è la necessità di una visita specialistica, e stabilisce un’urgenza, quel tempo sia rispettato: 3 giorni in RAO A, 10 giorni in RAO B, 30 giorni in RAO C. In generale, senza RAO il nostro sistema prevede 90 giorni.

Dall’analisi dei dati risultano moltissime le specialità che in tutto o in parte non rispettano questi tempi (allegato 3).

I casi più problematici con RAO appaiono:

- colonscopia: RAO B 12 gg, RAO C 36 gg;

- test cardiovascolare da sforzo:RAO B 50 gg, RAO C 40 gg con 105 giorni del 90° percentile;

- prima visita cardiologica: RAO C 37 gg, con 88 giorni in 90° percentile,

- RM di addome inferiore: RAO B 23 gg, RAO C 33 gg;

- RM della colonna: RAO B 23 gg, RAO C 44 gg;

- prima visita neurologica: RAO A 7 gg; RAO B 20 gg, RAO C 35 gg;

- prima visita urologica: RAO A 4 gg; RAO C 47 gg con 98 gg del 90° percentile

- prima visita gastroenterologica: RAO B 20 gg; RAO C 34 gg

- prima visita pneumologica: RAO A 7 gg; RAO B 15 gg, RAO C 33 gg

- prima visita endocrinologica: RAO B 14 gg; RAO C 37 gg

 

Liste di attesa E+NPR:

- esofagogastroduodenoscopia con biopsia 112 gg

- RM della colonna 114 gg

- ecodopler cardiaca 145 gg

- elettromiografia semplice 146 gg

- prima visita endocrinologica 194 gg

- prima visita dermatologica 206 gg

- test cardiovascolare da sforzo 209 gg

- l’ecografia alla mammella 216 gg

- colonscopia 240 gg

 

 

Le proposte del PD:

- estendere il rimborso ai cittadini per visite specialistiche previsto per le strutture private anche alle visite in libera professione dei medici dipendenti dell’Azienda sanitaria;

- aprire subito un tavolo permanente di confronto con tutti gli stakeholder della sanità, per condividere scelte e strategie, in particolare sulle modalità di riorganizzazione del territorio alla luce delle riforme introdotte dal DM 77 (case di comunità etc);

- prendere atto della straordinarietà e dell’urgenza della situazione della sanità trentina, e procedere ad un commissariamento della stessa.