Il blitz di oggi in Senato potrebbe rivelarsi la Pearl Harbor dei populisti italiani. Colpendo e affondando il governo Draghi, pensano di aver colpito a morte il simbolo della migliore cultura politica italiana, il riformismo di matrice degasperiana, europeista e atlantista, meritocratico e solidale, innovatore e ambientalista, cultore dei diritti e custode dei doveri.
Giorgio Tonini, 22 luglio 2022
Potrebbero invece scoprire di avere risvegliato un gigante addormentato. Lo si era intravisto, il gigante, nella vasta mobilitazione dei giorni scorsi: civile, sociale, culturale e politica, a sostegno della prosecuzione del governo Draghi. Lo si deve vedere appieno ora, nella conversione di quel vasto movimento trasversale in un corale appello a Mario Draghi perché rimetta il suo mandato non solo nelle mani del Parlamento e in quelle del Presidente della Repubblica, ma anche in quelle del popolo sovrano. Che siano gli italiani a decidere col loro voto il destino dell’Agenda Draghi.
Perché questo sia possibile, è necessario che gli italiani che vogliono votarla, quell’Agenda, insieme al leader che la incarna, la trovino sulla scheda elettorale. Per il bene dell’Italia (e dell’Europa) si deve convincere Draghi a mettersi alla testa di una grande alleanza trasversale, di forze politiche, movimenti sociali, esperienze civiche, energie imprenditoriali, risorse intellettuali e morali, unite dall’obiettivo di proseguire l’azione e portare a termine il programma incompiuto del governo Draghi.
Se il gigante si alza, chi lo ha risvegliato si accorgerà di aver basato le sue anguste e grette ambizioni su calcoli del tutto sbagliati.