Manica: "L’aumento delle indennità dei Sindaci non risolve i gravi problemi dei Comuni trentini"

Il ruolo di Sindaci, Vicesindaci e Assessori comunali è di importanza fondamentale. I Comuni sono gli enti più vicini alle comunità locali e ai bisogni dei cittadini, sono il primo presidio territoriale e sono chiamati ad un lavoro sempre più oneroso, complesso e responsabile. Negli anni fare il Sindaco è diventata un’attività di certo sempre più complessa. 
A. Manica, 1 luglio 2022

 

Per questo riteniamo condivisibile l’adeguamento delle indennità di carica disposto dalla Regione, soprattutto per i Comuni di dimensioni minori, anche se ancora una volta riteniamo che sarebbe corretto prevedere una differenza tra coloro che scelgono di fare il Sindaco a tempo pieno e chi invece no. E anche se riteniamo che il momento in cui questo aumento viene formalizzato non sia certo il più opportuno e rischia di creare un ulteriore allontanamento tra la politica e i cittadini e più nello specifico tra la politica e tutti quei lavoratori – anche del settore pubblico - che anche alla luce della forte inflazione stanno chiedendo invano un adeguamento salariale. Ma del resto il 2023, anno elettorale, è alle porte.

 

Ciò che però ci preoccupa maggiormente è che ancora una volta la maggioranza si dimostra molto attenta e celere su questo tipo di provvedimenti (come lo è stata in Regione sulle indennità consiliari) e al contempo completamente assente nel trovare soluzioni utili a risolvere almeno in parte i gravi problemi strutturali dei Comuni. Aumentare l’indennità dei Sindaci non risolve la carenza di personale, non copre i posti da Segretario vacanti, non aumenta le risorse dei Comuni, non snellisce la burocrazia, non velocizza i procedimenti amministrativi, ecc. Ogni giorno dai Comuni trentini si alzano grida di allarme e richieste di aiuto, perché la situazione è ormai tale che gli enti faticano a garantire anche l’ordinaria amministrazione. Manca personale a partire dai Segretari, interi uffici e settori sono scoperti, i concorsi vanno spesso deserti, la burocrazia continua ad aumentare, i compiti si moltiplicano, l’aiuto esterno è praticamente inesistente. 

 

Su questi problemi in quattro anni la maggioranza regionale e provinciale non è  stata in grado di fornire alcuna risposta strutturale e la situazione dei Comuni, soprattutto quelli più piccoli, è andata progressivamente peggiorando, a scapito della qualità dei servizi erogati e della soddisfazione dei trentini. Si ricordano solo una riforma dei Segretari raffazzonata e bocciata dalla Corte Costituzionale; poche risorse per nuovo personale buone solo per riempire qualche comunicato; sblocchi di assunzione più volte annunciati che non hanno portato nei fatti a nulla; una non riforma delle Comunità lunga quattro anni e un azzoppamento delle stesse con due anni di commissariamento; l’opposizione a qualsiasi processo di fusione e gestione associata in virtù di una deleteria e inattuale mitizzazione della frammentazione dei municipi quando sarebbe invece necessario incentivare un aumento della loro dimensione media.

 

L’aumento delle indennità riconosce il lavoro e lo sforzo dei Sindaci e delle Giunte comunali, ma non risolve nessuno dei problemi che affliggono i Comuni. Sarebbe stato auspicabile che la maggioranza e gli Assessori competenti avessero impiegato la stessa solerzia spesa nell’aumentare le indennità anche nella ben più complessa partita di trovare delle soluzioni ai veri problemi dei Municipi trentini, ma su questo non risultano pervenuti.