«Referendum fallito, colpa dell’ideologia che ha mosso i proponenti»

Due angolature diverse. Da un lato il deputato nonché segretario della Lega Diego Binelli che contesta la scarsa informazione, a partire dai partiti, sui cinque quesiti referendari. Dall’altra l’analisi della segretaria del Partito democratico del Trentino, Lucia Maestri, che a vedere il disastro del referendum attacca il pretesto ideologico della consultazione popolare proposta da Carroccio e partito dei Radicali.
M. Damaggio, "Corriere del Trentino", 14 giugno 2022

 

«Tra l’altro — dice Maestri — mentre di un tema tanto serio come la riforma della giustizia si discute nelle sedi preposte, il Parlamento, con la legge-Cartabia». Nel mezzo i numeri sterili, chiarissimi: in provincia di Trento solo il 14,94% degli aventi diritto si è presentato alle urne.

«Sicuramente — riflette Binelli — c’è stato fin dall’inizio chi ha remato un po’ contro a questo referendum. La scelta della data,i quesiti bocciati, non aver concesso alle amministrative di votare pure il lunedì. Il dato, persino delle amministrative, è bassissimo e il periodo era sbagliato».

Il deputato, nel computo finale, riflette sulla scarsa informazione resa ai cittadini. «Siamo stati gli unici a fare sapere ai cittadini che c’era questo evento referendario, da parte delle forze politiche s’è notato il silenzio assoluto, ma anche istituzioni e organi di informazione non hanno spinto la partecipazione». Spaventa, però, la disaffezione verso le Comunali che solitamente superano le elezioni politiche in termini di affluenza. «Il dato fa riflettere — rimarca Binelli — Ora si dovrà capire le ragioni e interrogarci se ci sono anche delle motivazioni legate alla fine della pandemia e la difficoltà a tornare alle prassi, persino elettorali, in presenza».

Molto più aspra la riflessione di Lucia Maestri. «Questa è stata una battaglia ideologica male impostata, sin dall’inizio, con l’intervento dei consiglieri di centrodestra che hanno cavalcato una giusta battaglia, quella della riforma della giustizia, spostandola nella sede sbagliata». Maestri si interroga sull’istituto del referendum abrogativo dinnanzi a una questione così delicata e complessa, che compete ai rami del Parlamento e non può essere sottratta dalla responsabilità del legislatore. «La riforma della giustizia è già in discussione con l testo di Cartabia, il Parlamento deve fare il suo dovere. Semmai il tema è che finora non l’ha fatto, ma non è corretto delegare ai cittadini delle responsabilità che spettano a chi è stato eletto per quello».

Altro discorso, riflette la segretaria del Pd, sono i numeri delle amministrative. Quei dati preoccupano, specie immaginando il cammino verso il 2023, anno decisivo che segnerà due appuntamenti elettorali: le Politiche e le Provinciali. «Il livello di astensione delle amministrative è preoccupante — dice Maestri — Lo si riscontra di solito sulle Politiche, mentre l’elezione di un sindaco è sentita perché tocca la vita quotidiana». Il punto, rimarca, allora «è riavvicinare la politica ai cittadini».

«La democrazia commissariata ci ha abituati all’idea che votare è inutile — riflette invece Claudio Cia, consigliere provinciale di Fratelli d’Italia — Un pensiero che nel tempo si è tradotto in menefreghismo. I passati referendum disattesi, i risultati delle politiche traditi hanno stancato. Ciò segna il punto d’arrivo di una lunga crisi della rappresentatività, logorata da un’antipolitica che ha prodotto un vero e proprio sfarinamento istituzionale e generato un populismo diffuso e disfattista».

Per questo, conclude il consigliere Cia, «oggi come non mai, c’è bisogno di tornare alla buona politica, perché la bassa affluenza alle urne referendarie ed i frequenti “commissariamenti” del Governo a livello nazionale evidenziano il vuoto politico e l’incapacità delle Istituzioni nel saper coinvolgere e rappresentare gli elettori».