TRENTO. “Non accadrà come nel 2018. Tra settembre e ottobre faremo chiarezza sui criteri per la scelta del futuro candidato presidente e poi affronteremo compatti le politiche e le provinciali”. La segretaria del Partito Democratico del Trentino, Lucia Maestri, guarda ai prossimi appuntamenti elettorali.
G. Fin, "Il Dolomiti", 28 marzo 2022

I nodi da sciogliere sono tanti ma l'attenzione non manca sui tanti movimenti che stanno avvenendo nel campo del centrosinistra dove la futura coalizione non ha ancora un nome e il perimento si sta costruendo di giorno in giorno. Una cosa, però, Lucia Maestri ne è certa, “Non accetteremo geometrie variabili”, no quindi ai partiti che si spostano da una elezione all'altra in coalizioni diverse a seconda della convenienza.

Segretaria, da qualche tempo è uscito il nome di Luca Oliver, attuale presidente delle Acli, come possibile candidato presidente per il centro sinistra. Una figura cattolica che può piacere al momento del centro sinistra. Lei cosa ne pensa?
Prima di tutto voglio credere che non sia una autocandidatura. Detto questo il percorso che stanno facendo le Acli è molto buono. Un importante percorso che il mondo valoriale alternativo al centro destra sta facendo su tutto il territorio. Credo sia un buon contributo per una buona base programmatica in vista del 2023. Finora la coalizione non si è mai espressa sulla tipologia di candidato. Ci sono molti ammiccamenti, molti abboccamenti ma credo sia per il momento fuori luogo.

Nelle scorse elezioni provinciali del 2018 non è stato semplice scegliere il candidato presidente e si è atteso forse fin troppo per arrivare a un nome condiviso.
Ora abbiamo davanti un anno. Certo, non possiamo arrivare a marzo o ad aprile per fare una scelta. Intanto diciamo che entro settembre o ottobre come centro sinistra faremo chiarezza sui criteri e sui nomi. Il 2018 non è replicabile, abbiamo avuto un tira e molla esasperante.

E quali criteri saranno?
Abbiamo un'altra sfida prima delle provinciali che sono le politiche. A queste noi guardiamo con estremo interesse. E quello che accadrà di certo non sarà indifferente per la costruzione della futura alleanza, di quell'area alternativa alla Lega e alla destra. Di certo non vogliamo le cosiddette geometrie variabili.

Il Patt? C'è sempre un grosso interesse verso questo partito e in vista del suo congresso che si terrà in aprile gli occhi sono puntati sulle scelte che le Stelle alpine faranno.
Il Patt ha fatto un percorso serio di ricostruzione della propria dimensione territoriale. È un discorso molto serio che porta avanti da qualche anno e il 2023 sarà il risultato di tutto questo. Se noi guardiamo la presenza del partito sul territorio il Patt ha già fatto la sua scelta di campo. Basta guardare a Trento e a Rovereto. Il segretario Marchiori si è già espresso chiaramente più volte sulla linea delle Stelle Alpine e dell'impegno portato avanti anche con Campobase che ha già una collocazione politica e valoriale. Attendiamo ora di capire cosa accadrà nel congresso.

Uno dei nodi che deve affrontare il Partito Democratico è quello del limite dei tre mandati. I consiglieri Olivi, Zeni e Ferrari non potrebbero più candidarsi alle prossime elezioni. Ci sarà una deroga?
C'è uno statuto che determina il numero delle possibilità di candidatura. Parliamo di 3 per un totale di 15 anni consecutivi. Lo statuto non è stato modificato. Poi staremo a vedere cosa deciderà l'assemblea.

E se parliamo di temi in vista del 2023 su cosa bisognerà puntare?
Mi sento di dire che il ripristino del welfare in termini di contenimento delle diseguaglianze è uno degli impegni fondamentali che dobbiamo portare avanti. Pari accesso ai servizi per tutte le persone, senza alcuna discriminazione e su questo il pensiero portato avanti dalle Acli lo condivido pienamente. Poi c'è il tema legato all'economia e allo sviluppo del territorio che ha bisogno di una marcia in più e non solo di atti fotocopia del governo nazionale. Il Trentino un tempo era conosciuto per il suo impegno a essere laboratorio, ora non più. Abbiamo assistito a una dismissione di investimenti, di rapporti con il mondo della ricerca e tanto altro. Per quanto riguarda il mondo economico bisogna superare la fase che andava perseguita del puro sostegno ma creare occasioni di sviluppo. Dobbiamo guardare agli imprenditori non solo per dare sostegni ma anche come protagonisti per sviluppare la comunità.

In questi anni sono nati anche nuovi movimenti. Italia Viva e Azione per esempio. Nei loro confronti come vi ponete?
Per quanto riguarda Italia Viva ci sono già loro esponenti in diversi consigli comunali. Io credo che saranno parte della nostra coalizione. Vedo che sta facendo un certo percorso soprattutto grazie protagonismo della senatrice Conzatti e sicuramente da parte di Italia Viva ci sarà un buon contributo. Su Calenda è un'esperienza che abbiamo già conosciuto negli anni passati. Molti credono che le coalizioni si costruiscono da una settimana all'altra. Ma non è così. Noi lo stiamo facendo di giorno in giorno, sul territorio, nei comuni, portando avanti un lavoro spesso silenzioso ma che coinvolge la comunità.

Ci sono poi anche il Movimento 5 Stelle e Onda Civica.
L'esperienza del M5S qui da noi si è sgretolato. Non ci sono elementi per poter iniziare un rapporto. Oltre a Marini non si conosce nessuno. Per quanto riguarda Onda Civica, io credo che alcune formazioni nascono sull'adesione a una persona piuttosto che a un progetto. È stato così anche per Agire di Claudio Cia. Poi abbiamo visto come è andata a finire, ora è in Fratelli d'Italia.