Politiche culturali ed ennesimo flop del Trentino

Nei giorni scorsi i tre Teatri Stabili di Bolzano, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia hanno sottoscritto un accordo con lo scopo di dar vita ad una rete interregionale per lo spettacolo dal vivo, attraverso una programmazione di sistema ed un conseguente contenimento dei costi. E’ proprio dalla programmazione e dalla sinergia fra territori che il sistema culturale può ritrovare le sue linee di sviluppo ed oltrepassare le difficoltà legate al futuro di sale e teatri.
Trento, 

Una iniziativa brillante, dalla quale però il Trentino pare essere totalmente escluso.

In proposito, il Consigliere provinciale del PD, Luca Zeni, ha presentato oggi un’interrogazione, che si allega, per conoscere i motivi dell’esclusione del Centro Servizi culturali “S. Chiara”, ente con precisi compiti di produzione e programmazione, da quest’accordo che riguarda tutto il nord-est e quali orientamenti intenda adottare in proposito la Giunta provinciale, anche per ovviare a tale emarginazione.

 

IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE

 

POLITICHE CULTURALI ED ENNESIMO FLOP DEL TRENTINO

 

E’ notizia di questi giorni quella dell’accordo sottoscritto fra i tre Teatri Stabili del nord-est, al fine di dar vita ad una rete interregionale per lo spettacolo dal vivo (vedi “Corriere del Trentino” 16.12.2021 pag. 11). L’obiettivo dichiarato è quello di promuovere e produrre spettacoli di altissimo livello, garantendo una programmazione di sistema “in una rete che vuole rimanere aperta alle altre istituzioni culturali e ai soggetti dei tre territori che operano nel mondo dello spettacolo.”

 

Si tratta di un progetto decisamente interessante e che rappresenta anche una svolta di carattere sinergico nelle politiche dello spettacolo dal vivo, ma con un unico pesante deficit, quello cioè del totale mancato coinvolgimento del Trentino. Dove e come si collocano infatti dentro un simile disegno il Centro Servizi culturali “S. Chiara” e/o l’Associazione per il Coordinamento Teatrale Trentino, ovvero i due enti preposti alla programmazione ed alla distribuzione dello spettacolo dal vivo sul nostro territorio, posto che sembra impensabile non partecipare allo stesso soprattutto per un ente come il Centro Servizi culturali “S. Chiara” che ha, fra i suoi mandati istituzionali, proprio il tema della produzione e circuitazione dello spettacolo dal vivo? E dov’è finita la positiva esperienza di sinergie produttive e formative fra Trento e Bolzano, costruita attorno alla “Compagnia regionale di prosa”, che ha prodotto pregevoli spettacoli, per poi scomparire senza lasciare traccia di sé? E ancora. Come mai non si è valutata una ripresa del progetto di costituire un ente terzo ed unico rispetto al Centro “S. Chiara” ed al Coordinamento Teatrale Trentino, nel quale far confluire esperienze e prospettive in un’ottica di rinnovata progettazione e di servizio capillare sul territorio? In altre parole, perché non si è attivata nessuna rilevante politica di settore, limitando le scelte dell'attuale Giunta provinciale ad alcune deliberazioni di modifica della vigente legge n. 15/2007 oppure al progetto di acquisizione di qualche immobile storico?

 

Come spesso accade, il Trentino risulta ancora una volta al traino del vicino Alto Adige/Südtirol e dell’area veneta, in una posizione di sudditanza che certamente non aiuta lo sviluppo culturale del territorio, mentre i due organismi di produzione e programmazione paiono ridursi sempre più a mero ruolo d’agenzia, anche per un disinteresse crescente della politica provinciale. E così ci troveremo nella passiva situazione di chi acquista, a prezzo di mercato, prodotti culturali sui quali potevamo invece incidere attivamente anche sul piano del contenimento dei costi, delegando scelte ed opzioni di politica culturale a soggetti terzi e diventando, in tal modo, ancora più succubi di influenze esterne.

 

Si tratta di una sconfitta politica non secondaria, ma anche di un fallimento sostanziale della “governance” del Centro “S. Chiara”, bloccato fra veti interni, preoccupanti interferenze esterne, improvvise sostituzioni nei ruoli apicali e scarsa capacità programmatoria. Un caos totale che ricade quotidianamente sulle prospettive future della cultura trentina, rispetto alla quale è ormai evidente la volontà di omologazione e sudditanza all’area veneta ed al folklore pantirolese, mentre ogni risorsa pare orientata a qualche discutibile evento, per inaugurare una arena musicale, improvvisamente divenuta strategica e della quale non si è mai discusso, né è mai emersa l’urgente necessità, nel quadro delle politiche culturali e dello spettacolo dal vivo. Dopo essere stato per anni un laboratorio di sperimentazioni e di innovazioni, pur fra molte difficoltà, il Trentino appare insomma ed anche in questo delicato settore, ripiegato su sé stesso ed incapace di trovare una spinta originale per avanzare sulla strada dello sviluppo e della crescita culturale.

 

Tutto ciò premesso, si interroga la Giunta provinciale per sapere:

 

- quali ragioni stanno alla base del mancato coinvolgimento del Trentino e dei suoi principali enti di produzione, programmazione e distribuzione nel progetto messo a regime dai Teatri Stabili di Bolzano del Veneto e del Friuli Venezia Giulia;

 

- quali orientamenti si intendono adottare nei riguardi di questo nuovo progetto unitario e se si ritiene lo stesso coerente con le linee di politica culturale definite, con grande clamore, ad inizio di Legislatura da questa Giunta provinciale;

 

- quali obiettivi di produzione, programmazione e distribuzione, almeno per il prossimo biennio, stanno perseguendo i due organismi del settore, ovvero il Centro Servizi culturali “S. Chiara” e l’Associazione per il Coordinamento Teatrale Trentino e qual’è il grado di una loro eventuale interazione e/o collaborazione.

 

A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.

 

Distinti saluti.

 

 

avv. Luca Zeni