Servono rifome, non soldi ai sindaci

Dopo tre anni di riforme mancate, annunci a salve e demolizioni senza ricostruzioni, l'Assessore provinciale agli enti locali Gottardi ha interrotto l'attesa proponendo un aumento dell'indennità dei Sindaci trentini. Si badi bene, "non una cosa simbolica", almeno "un 20% in più in media".
Alessio Manica, 18 novembre 2021

Da anni, e ancora di più negli ultimi mesi, i Sindaci trentini stanno giustamente lamentando grandi difficoltà nel portare avanti l'azione di governo, a causa di troppe incertezze, di scarse risorse e di poco personale. Di fronte alle richieste e alle sollecitazioni degli amministratori locali l'iniziativa della Giunta sembra una pacca sulla spalla e testimonia ancora una volta l'incapacità di farsi carico realmente delle necessità dei territori. Se i Sindaci si lamentano diamogli un aumento, pare abbiano pensato.

Eppure i Sindaci, a partire da quelli dei Comuni più piccoli, non chiedono una maggiorazione delle proprie indennità, ma di essere messi nelle condizioni di poter svolgere il proprio ruolo senza affanno e rispondere in modo congruo alle richieste e ai bisogni dei propri cittadini. Non sono contrario ad un aumento delle indennità di carica dei Sindaci dei comuni più piccoli, perché da ex Sindaco so bene quale sia la fatica e l'impegno richiesto per svolgere al meglio questo ruolo così importante. Ma non prendiamoci in giro: non saranno 250 euro lordi in più - perché a tanto ammonta il 20% dell'emolumento dei Sindaci dei Comuni più piccoli - a risolvere i problemi dei piccoli Comuni e nemmeno a far crescere la disponibilità di candidati, a meno che qualcuno non pensi alle elezioni amministrative come ad un concorso di lavoro. Per intenderci, non è che con il 20% di indennità in più un Sindaco si potrà fare carico di scrivere determine e delibere, rilasciare titoli edilizi, fare impegni di spesa o liquidazioni, gestire un qualsiasi altro procedimento amministrativo, rifare la pavimentazione di una piazza, fare le pulizie del Municipio o digitalizzare i servizi pubblici.

Questo dibattito rischia - o forse nasce proprio per questo - di sviare l'attenzione dai problemi veri, che fin qui la maggioranza non è riuscita a risolvere ed ha in qualche caso acuito. Si pensi per esempio alla vicenda dei Segretari comunali, con una riforma raffazzonata messa in piedi in fretta e furia per rispondere alle sollecitazioni di qualche fedelissimo, poi bocciata - come da facile previsione - dalla Corte Costituzionale creando un vuoto che sta lasciando decine e decine di Comuni e Sindaci senza un Segretario e quindi nell'impossibilità di garantire la piena operatività della macchina comunale.

Si pensi poi alla diffusa carenza di personale, soprattutto nei Comuni più piccoli, alla quale finora la Giunta Fugatti ha risposto con il solo impegno di risorse sufficienti all'assunzione di appena qualche unità di personale a fronte della mancanza di centinaia di dipendenti. Anche sul piano delle risorse destinate ne il Presidente ne l'Assessore sono riusciti a fare un passo avanti per garantire ai Comuni maggiori certezze e la possibilità di una programmazione a medio termine. Per un Comune la conoscenza delle risorse con le quali organizzare la propria attività è molto più importante di qualche migliaia di euro in più riconosciuto alla fine di ogni anno. Per rispondere in maniera opportuna alle esigenze e alle ambizioni della propria comunità locale un Sindaco dovrebbe poter contare su un quadro certo e su un'autonomia di programmazione finanziaria piena rispetto alla Provincia, sia sull'ordinario che sullo straordinario. Purtroppo non è così e i Comuni sono costretti a navigare a vista.

C'è poi il tema della mancata riforma istituzionale, annunciata già nel gennaio del 2019 sull'onda dell'euforia elettorale, ma che non ha ancora visto la luce. Il ritardo non ha comunque impedito alla Giunta provinciale e all'Assessore competente di mettere in moto la ruspa di salviniana memoria, disincentivando quantomeno sul piano politico i processi di fusione e di gestione associata, e azzoppando anche sul piano amministrativo le Comunità di Valle, commissariate ormai da un anno e ancora fino alla fine del 2022. Se da un lato si continua insomma ad esaltare il municipalismo, dall'altra non è stato fatto nulla per mettere i Comuni, a cominciare dai più piccoli, nelle condizioni di operare al meglio e poter quindi garantire a tutti i cittadini trentini gli stessi servizi e le stesse opportunità.

Anche in questo campo la Giunta Fugatti ha distrutto senza ricostruire, dimostrando di avere poche idee e ben confuse. Per consentire ai Sindaci di svolgere il proprio incarico appieno e in tranquillità servirebbero riforme coraggiose e politiche serie; di certo non basta qualche centinaio di euro in più al mese.