Fa discutere l’uso improprio del simbolo della Provincia da parte di esponenti della maggioranza leghista, Zeni: “Un consigliere che invita a contattarlo per chiedere informazioni su un bando per dei contributi fa ridere ma sono atteggiamenti con un’impostazione ideologica precisa, pericolosa e sistematica”.
T. Grottolo, "Il Dolomiti", 5 novembre 2021
TRENTO. Da un lato c’è la Provincia (guidata dalla Lega) che chiede chiarimenti alla Cgil del Trentino perché nel simbolo del sindacato compare l’Aquila di San Venceslao, dall’altro c’è la stessa Provincia (con lo stesso governo leghista) che chiude entrambi gli occhi quando sono consiglieri e assessori leghisti a utilizzare il simbolo della Provincia accostandolo con quello del partito.
Quella che potrebbe sembrare una questione di bon ton istituzionale in realtà chiama in causa l’uso improprio e politico del simbolo della Provincia autonoma di Trento che dovrebbe rappresentare l’istituzione, che a sua volta rappresenta il Trentino e tutti trentini. L’ultimo a lanciarsi in questa operazione di “marketing”, perché comunque il simbolo della Pat è utile per darsi un tono, è stato il consigliere Denis Paoli che si è messo addirittura a disposizione per dare “ulteriori informazioni” sui contribuiti provinciali post diploma. Una scelta che sta suscitando diverse polemiche.
“Il confronto politico – osserva il consigliere provinciale Luca Zeni – può essere anche duro, nella dialettica tra chi ha impostazioni valoriali e programmatiche diverse. Però il sistema si basa su un presupposto: che si condividano le regole del gioco, e cioè il senso delle istituzioni e i principi di bilanciamento dei poteri e di rispetto dei ruoli”. Eppure secondo l’esponente del Partito Democratico tutto ciò viene sistematicamente viene disatteso, “con atteggiamenti più rilevanti ed altri minori”, ma emblematici, come quello che chiama in causa il collega leghista.
Tra le principali accuse le risposte alle interrogazioni, spesso in ritardo (nonostante gli obbligo regolamentari) se non addirittura assenti. “Il gruppo del Pd, su 39 richieste agli atti ha ricevuto solo 7 risposte nei termini di legge, 16 non hanno mai avuto una risposta, nemmeno negativa. Abbiamo dovuto, a malincuore, procedere con un ricorso al Tar per tutelare un diritto previsto dalla nostra legge provinciale, oltre che in generale dall’ordinamento”.
C’è poi la questione del cross-posting, oggetto di numerose interrogazioni rimaste inevase. “Il riferimento – spiega Zeni – è alla pratica di autorizzare le dirette istituzionali della Giunta, anche sulle pagine personali di esponenti politici e persino del partito della Lega, con una indicizzazione straordinaria di questi soggetti, che beneficiano del traino della diretta della Provincia. Una pratica illegittima ma perpetrata nonostante le proteste”.
Non solo, perché fra le trovate della presidenza leghista c’è anche quella di delegare i singoli consiglieri di maggioranza per farsi sostituire a eventi e incontri organizzati da associazioni ed enti sul territorio. “Una pratica illegittima – commenta l’esponente Dem – perché legislativo ed esecutivo sono soggetti distinti, e se un assessore non può partecipare, dovrebbe delegare un dirigente o funzionario della Provincia. Addirittura abbiamo sentito parlamentari leghisti portare i saluti della Provincia. Il tutto naturalmente con l’imbarazzo di chi organizza e invita ‘la Provincia’, ma è nella posizione difficile di chi si trova di fronte ‘il potere’”.
Insomma comportamenti scorretti che mandano messaggi ambigui, il problema è che chi dovrebbe vigilare, cioè la Provincia, di fatto coincide con chi questi comportamenti li mette in pratica. “I post di singoli consiglieri di maggioranza, che usano il simbolo della Provincia per veicolare distorti messaggi politici, sono coerenti con questo disprezzo delle istituzioni, sono coerenti con la commistione tra partito e istituzioni che per la loro impostazione è coerente. Certo – conclude Zeni – fa ridere vedere un consigliere che invita a contattarlo per chiedere informazioni su un bando dell’istituzione Provincia per contributi allo studio, ma sono atteggiamenti che vanno ricompresi dentro una impostazione ideologica precisa, pericolosa e sistematica”.