Sanità, una proposta che non ha nulla di rivoluzionario

“La rivoluzione degli ospedali policentrici” Così ha definito Fugatti il programma di sviluppo strategico che deve essere adottato ai sensi della legge provinciali 16 del 2010.
Luca Zeni, 6 maggio 2021

Ho letto l’altosonante comunicato della giunta, che, al di là di questo slogan “ospedali policentrici” e di cose universalmente condivisibili (“la persona al centro”, prevenzione, informatizzazione, servizi e specializzazione, attrattività dei medici, territorio..), l‘unica decisione significativa che riporta è il ritorno a quanto previsto dalla maggioranza Dellai con la legge 16 nel 2010, con i distretti e un’organizzazione più verticale tra ospedali.

Per il resto si riconosce quanto ovviamente già è previsto, con la centralizzazione su Trento e Rovereto della casistica a maggiore complessità, e il riconoscimento degli ospedali periferici per le cronicità e le specializzazioni (“i mandati”).

Preoccupa che si dica che il numero unico 116117 per i servizi territoriali, già previsto da anni, sarà attivato nel.. 2025! Speriamo sia un refuso del comunicato..

Sono andato a guardarmi allora le slide di presentazione del progetto, e l’unica altra cosa significativa che ho trovato, sono degli spunti per brochure.. 10 pagine su 28 sono dedicate a come poter attrarre medici. E si riportano gli esempi, che letteralmente dicono:

“sei un/una giovane medico? Ti piacciono le montagne, i laghi o la cultura? Potrai lavorare in un ambiente favorevole e stimolante” con benefit come “Dolomiti superski gratuito per te e per la tua famiglia (partner e figli) oppure una settimana all’anno per te e per la tua famiglia (partner e figli) in un albergo del Trentino”.

Ma un medico potrà venire in Trentino anche grazie alla “possibilità di iscrizione a circoli ricreativi aziendali con agevolazione iscrizioni a palestre, ingressi agevolati a parchi divertimento, cinema e teatri, acquisto di abbonamenti sciistici, sportivi in genere, organizzazione di escursioni; ad un territorio attento alle esigenze di cura delle famiglie, libri di testo gratuiti per il periodo di istruzione obbligatoria dei figli”.

Tutte belle cose, ma dedicarci 10 pagine su 28 del programma di sviluppo della sanità trentina mi pare un po’ eccessivo, anche perché i giovani medici bravi vanno dove possono trovare percorsi di crescita professionale, tanta casistica, pronti a lavorare senza sosta, più che a cercare hobby per il tempo libero.

Tornando alle cose serie, purtroppo la situazione è la seguente.

Nei mesi successivi al loro insediamento, la giunta Fugatti ha in più occasioni dovuto riconoscere la qualità del sistema sanitario trentino, se non altro perché chiamata a ricevere riconoscimenti.

Al di là degli slogan, per due anni non è stato toccato nulla nella programmazione. Però via via molti professionisti, sia clinici che amministrativi, hanno lasciato il Trentino, ed è venuto a mancare chi quella programmazione era in grado di rinnovarla e attuarla sul campo, anche modificando le cose che non andavano.

Nel frattempo la giunta Fugatti era infastidita dalla constatazione sarcastica che non era stato cambiato nulla nella programmazione, e doveva dare un segnale, e quel segnale è stato tornare alle origini della legge 16 del 2010, ripristinando i vecchi distretti e tornando ad una gestione più verticale nei rapporti tra ospedali.

Cosa legittima, anche perché la riforma del 2017, che lavorava più sulla trasversalità, molto sfidante e rischiosa, poteva essere portata avanti soltanto con una dedizione condivisa e appassionata: se non si era più in grado di farlo, comprensibile che si siano cercati percorsi più consolidati. Se uno non sa guidare bene, meglio che si prenda una Panda che una Ferrari, va più piano, ma almeno non va fuori strada.

Ma ripristinare qualche distretto non è un atto rivoluzionario. Semmai reazionario.

La cosa che mi pare meno seria però è che Il Consiglio provinciale a dicembre aveva approvato una disposizione che diceva: l’adeguamento organizzativo per tornare al vecchio sistema sia fatto dopo aver elaborato un’analisi approfondita di cosa funziona bene e di cosa funziona meno bene, e ci si confronti su quell’analisi, sia con chi nella sanità ci lavora, sia con il Consiglio stesso.

Questa proposta “rivoluzionaria” non ha una riga che sia una di analisi, non riporta un dato, non spiega come si intendono attuare obiettivi che sono gli stessi in tutto il mondo: il malato al centro, qualità delle prestazioni, integrazione ospedale territorio, prevenzione, telemedicina..

Presidente Fugatti, sulla sanità lasci stare la propaganda, apra ad un confronto su punti di forza ma anche di debolezza del sistema, e così si potranno attuare quei principi riconosciuti da chiunque si occupi con serietà di sanità, e che sono gli unici motori di attrattività dei professionisti.