“Lo Stato aumenta di oltre un miliardo di euro gli stanziamenti per il contrasto alla povertà mentre da noi la Giunta arretra.” – afferma Olivi – “Eravamo un modello di welfare, ora rischiamo di andare a rimorchio delle misure nazionali”.
Alessandro Olivi, 4 marzo 2021
Il consigliere provinciale del Partito Democratico Alessandro Olivi ha depositato oggi un’interrogazione con cui torna a chiedere conto della sottrazione, dalle disponibilità del bilancio provinciale, di circa 20 milioni di euro inizialmente destinati alle misure di protezione sociale e al sostegno delle famiglie con figli.
Il consigliere, ricostruendo dettagliatamente l’evoluzione dei diversi interventi provinciali e statali che si sono succeduti tra il 2019 e il 2020, ha quantificato in circa 20 milioni di euro il totale delle risorse liberate sul bilancio provinciale in conseguenza degli interventi diretti dello Stato attraverso l’introduzione del Reddito di Cittadinanza, del sostegno ai servizi della prima infanzia e del Bonus bebè.
“Vi è il forte dubbio, mai smentito, che la Giunta abbia utilizzato questa importante dotazione finanziaria per finalità e iniziative diverse dalla protezione sociale e dal sostegno alle famiglie trentine in difficoltà.” - conclude Olivi - “La pandemia sta generando nuove disuguaglianze sociali.
Una fascia sempre più ampia di cittadini vede ridursi il reddito in conseguenza del blocco delle attività economiche. I lavoratori stagionali del turismo sono un caso concreto ma se ne aggiungeranno altri dopo lo sblocco dei licenziamenti”.
IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE
Interrogazione a risposta scritta n.
20 milioni a disposizione per interventi di sostegno ai cittadini e alle famiglie: la Giunta quando intende utilizzarli?
La Provincia autonoma di Trento in forza della competenza legislativa primaria riconosciuta in materia di assistenza e beneficenza pubblica dallo Statuto speciale (art. 8, comma 1, n. 25), ha sviluppato un sistema innovativo di protezione sociale e di welfare attivo rivolto alle famiglie su base universalistica che ha spesso anticipato le misure nazionali (prima tra tutte il reddito di garanzia).
Nell’anno 2017 è stato istituito infatti l’Assegno Unico Provinciale (AUP) per il sostegno al reddito ed il mantenimento e la cura dei figli minori.
Nel 2018, primo anno di attuazione, l’AUP ha interessato il 25% della popolazione trentina, pari a quasi 130.000 persone con uno stanziamento di risorse complessivo pari a 78,3 milioni di euro. Hanno beneficiato della quota destinata al mantenimento e cura dei figli il 40% delle famiglie, pari a 30.700 nuclei per una spesa di circa 41 milioni di euro, mentre la quota relativa al sostegno al reddito per il contrasto alla povertà ha interessato 11 mila nuclei familiari con una mobilitazione di risorse pari a circa 24,5 milioni di euro.
Nel 2019 lo Stato ha istituito il Reddito di Cittadinanza (RC).
L’attuale Giunta ha deciso di disciplinare il rapporto tra Assegno Unico Provinciale e Reddito statale di Cittadinanza stabilendo la non cumulabilità tra le due misure e introducendo il requisito dei 10 anni di residenza per l’accesso all’AUP. Così facendo ha voluto mantenere distinti i due interventi con la conseguenza che le famiglie trentine debbono inoltrare due domande che seguono istruttorie differenti.
La sovrapposizione delle due misure ha prodotto, e produce, l’effetto di un maggior carico burocratico per i richiedenti e l’interruzione per un certo periodo di ogni erogazione finanziaria al nucleo familiare costretto ad attendere il calcolo dei diversi importi erogati dalla struttura provinciale (APAPI) e da quella statale (Inps).
Da una stima eseguita nel gennaio 2019 dagli uffici provinciali in previsione dell’entrata in vigore a marzo 2019 delle norme sul RC risultava che l’erogazione di quest’ultimo ai nuclei familiari trentini avrebbe comportato una minor spesa della Provincia di oltre 13 milioni di euro.
La suddetta stima è stata poi confermata nella Relazione sullo Stato di attuazione del Programma Legislatura che ha quantificato nell’esercizio 2019-2020 un effettivo impegno finanziario per la quota dell’AUP destinata al sostegno al reddito di 11,8 milioni di euro rispetto ai 24,5 milioni dell’anno precedente (con un risparmio di 12,7 milioni di euro).
Successivamente lo Stato, nel 2020, è intervenuto direttamente anche per sostenere i servizi della prima infanzia già precedentemente incentivati dalla Provincia attraverso l’AUP per un totale di circa 3 milioni di euro. Infine lo stesso assegno di natalità provinciale è stato, per il primo anno di età del figlio, finanziato dal “Bonus bebè” statale liberando così le risorse previste dalla Giunta provinciale pari a circa 3 milioni di euro.
Complessivamente dunque gli interventi statali per il contrasto alla povertà e per il sostegno delle famiglie hanno generato un risparmio di circa 20 milioni sul bilancio provinciale.
A fronte di ciò con ripetute iniziative, tra le quali la Mozione n. 8/2019, approvata dal Consiglio della Provincia autonoma di Trento nella seduta del 13 marzo 2019, ho più volte sollecitato l’impegno della Giunta provinciale ad utilizzare le risorse liberate dalle misure statali per incrementare il sostegno alle famiglie a reddito più basso anche con azioni di politiche attive per l’inserimento al lavoro dei beneficiari.
Ciò non risulta sia avvenuto e vi è invece il forte dubbio, mai smentito, che la Giunta abbia utilizzato questa importante dotazione finanziaria per finalità e iniziative diverse dalla protezione sociale e dal contrasto alla povertà delle famiglie trentine.
Ne è conferma la recente risposta alla mia question time, presentata nella seduta del Consiglio provinciale del 23 febbraio scorso, con la quale il presidente Fugatti palesemente confondendo gli interventi dell’AUP con le risorse aggiuntive previste nella L.P. n.3/2020 (8 milioni di euro per interventi per le famiglie) e nella Legge di Stabilità 2021 (5 milioni di euro per la famiglie in difficoltà) non ha dato risposta sulla destinazione di circa 20 milioni di euro a disposizione del bilancio provinciale.
La mancanza di risposte chiare e trasparenti è ancora più grave in un momento in cui il protrarsi della pandemia sta generando nuove disuguaglianze sociali e ulteriore impoverimento delle famiglie, in particolare a scapito del reddito di coloro che erano impiegati nel comparto turistico interessato dalla chiusura forzata delle attività. Sono infatti circa 15 mila lavoratori stagionali rimasti senza impiego e senza ammortizzatori sociali.
Confermato quindi che l’effetto congiunto prodotto dall’introduzione del R.C. e dalla limitazione dell’accesso all’A.U.P. ha determinato, rispetto allo stanziamento storico, un minor onere per la finanza provinciale pari a circa 20 milioni di euro che dovrebbero essere messi a disposizione per interventi di sostegno ai cittadini e alle famiglie, che attualmente sono gravati dalla fase drammatica della crisi causata dalla pandemia,
tutto ciò premesso, interrogo il presidente della Provincia e l’assessore competente per sapere:
cons. Alessandro Olivi