Quattro idee per il Trentino

Per governare, ne sono certo, serve saper tenere lo sguardo alto, rivolto al futuro, seppur con la capacità di farsi carico anche di una buona dose di concretezza e pragmatismo. Il governare non può essere insomma solo uno sforzo teorico e ideale.
Alessio Manica, "Trentino", 23 novembre 2020

Ma non può ridursi nemmeno – come fa troppo spesso questa Giunta provinciale – all’ordinaria amministrazione con l’aggiunta di qualche annuncio mirabolante che rimane poi, sistematicamente, lettera morta. E la Giunta provinciale non può nemmeno agire alla stregua della Giunta di un piccolo Comune, perché la Provincia Autonoma di Trento non è un piccolo Comune ma una Comunità dotata di ampissimi poteri e di ampissima Autonomia, che ha bisogno di un Governo (e di una maggioranza, se ne esistesse una capace di andare oltre la claque) in grado di essere al contempo presente al proprio tempo e di progettare e programmare un percorso verso obiettivi futuri.

E questo sarebbe tanto più importante ora, in un momento di crisi e di emergenza, mentre siamo invece costretti alla lettura di una manovra di bilancio provinciale, l’ennesima, senza programmi precisi, senza progetti ambiziosi, priva di obiettivi in grado di orientare gli sforzi di un intero sistema territoriale; e ad ascoltare un Presidente dirci che vista l’emergenza si rende del tutto inutile programmare il futuro, e che quindi è meglio procedere un passo alla volta.

Nei giorni scorsi il Presidente di Confindustria Fausto Manzana ha centrato il punto. Che si parli del bilancio previsionale o di ciò che il Trentino vorrebbe fare con le risorse del Recovery Fund il tema è sempre quello: dove vuole andare questa terra? Come immaginiamo il Trentino tra dieci, venti, tren’anni? Limitarsi alla doverosa - e certo faticosa - gestione dell’emergenza vuol dire fare il contrario di ciò che richiederebbe una fase straordinaria come quella attuale. Perchè proprio questa emergenza porterà con sè impatti e cambiamenti straordinari, nuovi scenari e opportunità - oltre ad una grande disponibilità di risorse europee e non solo – che un territorio come il nostro non può permettersi di non interpretare, di non cogliere, di non trasformare in progetto politico e di governo, pena l’essere condannati ad una posizione marginale.

L’elenco delle 32 opere che la Giunta ha deciso di inviare a Roma per la richiesta di finanziamento attraverso il Recovery Found rende evidenti due questioni.
La prima è che la Giunta si è limitata a svuotare gli armadi dei progetti esecutivi senza riflettere sulla loro coerenza rispetto alle priorità, alle linee strategiche di governo e ad un’idea di modello di sviluppo.
La seconda è che non si è riflettuto sulle conseguenze di questa pandemia e sul mondo di domani, sui grandi temi che saranno prioritari, a cominciare dal grande tema del cambiamento climatico e della riconversione ecologica.


Quattro potrebbero essere a mio avviso gli assi strategici ai quali ancorare i progetti del Recovery Fund: la digitalizzazione diffusa del nostro territorio e del nostro sistema economico, la riconversione ecologica del nostro modello di sviluppo, la messa in sicurezza e la riqualificazione del territorio e una svolta forte verso una mobilità integrata e sostenibile. Certo tra i 32 progetti non mancano quelli riconducibili a questi grandi temi, ma a mancare è di certo un quadro di senso, un disegno strategico capace di dare coerenza alle tante, troppe, confuse proposte. Ne risulta, e non potrebbe essere altrimenti, un puzzle fatto con pezzi che non si incastrano. La frammentazione in questo momento serve a poco, e ancora a meno serve la dispersione delle risorse in molti rivoli buoni più a produrre qualche comunicato stampa che non risultati.
Le quattro che ho elencato sopra sono per me le priorità sulle quali deve orientarsi il nostro territorio, ma ce ne sono di certo altre: è compito della politica definirle e tradurle in progetto di governo; ed è compito della Giunta trovare poi il modo per calare a terra quel progetto e trasformarlo in azione concreta. Per farlo è necessario ragionare e lavorare, ora più che mai, in chiave organica e sistemica, come una vera comunità autonoma, avendo più a cuore il cucire che non il dividere, come invece questa Giunta troppo spesso, e nonostante il tragico momento, ancora fa.

Sono certo che questo sia un momento di fondamentale importanza, e che domani saranno premiati quei territori in grado di anticipare oggi il mondo che verrà; di prepararsi oggi ad essere protagonisti domani del “nuovo mondo” post COVID-19. Per questo a differenza di quanto pensa e dice la Giunta, io sono certo che questo sia il tempo dei grandi obiettivi, dei progetti ambiziosi e perché no anche dei sogni. Del resto non voglio rinunciare all’idea che la politica possa, debba, essere lo strumento per trasformare i sogni in realtà.