Maestri: «La vera priorità ora sono i ballottaggi»

Nessuna pressione sulla costruzione della giunta del capoluogo: «Ho massima fiducia nel sindaco Franco Ianeselli». Lo sguardo, piuttosto, Lucia Maestri lo indirizza sulle tre sfide che tra meno di due settimane coinvolgeranno Rovereto, Riva e Arco. Con un obiettivo chiaro: «Dobbiamo lavorare per vincere» avverte la segretaria provinciale del Pd. Che si mostra battagliera: «Abbiamo percorso il primo pezzo di strada. La missione non è ancora compiuta: vietato gufare, ora bisogna impegnarsi».
"Corriere del Trentino", 25 settembre 2020

Riavvolgiamo il nastro e torniamo a lunedì. A caldo non aveva nascosto la soddisfazione per il risultato del Pd. A Trento ma non solo.

«Confermo quella soddisfazione. Per il risultato di Trento innanzitutto, dove il Pd è il primo partito. Ma anche per l’esito a livello provinciale: a Lavis, Mori e Dro abbiamo ottenuto ottime percentuali, tenendo conto di un quadro mutato rispetto al 2015 e della nascita di liste che hanno pescato anche nell’elettorato dem. Un ultimo appunto su Trento».

Prego.

«Il Pd è il primo partito anche in tante circoscrizioni, segno che quelle critiche che ci sono state mosse di scarso radicamento erano sbagliate. Ora però si guarda avanti: siamo già proiettati al secondo turno a Rovereto, Riva e Arco. Sono sfide che riguardano un progetto politico».

Un secondo turno delicatissimo: l’eventuale vittoria del centrodestra nei tre ballottaggi cambierebbe il volto di questa tornata. E, tra l’altro, lascerebbe il Pd orfano di sindaci nei cinque comuni più grandi. Una prospettiva che la preoccupa?

«Onestamente non farei questa valutazione ora. Gufare non serve: serve lavorare per vincere. Abbiamo conquistato il primo pezzo di strada, ma la missione non è ancora compiuta. In questo momento è importante che in diversi comuni resista la declinazione programmatica diversa dalla Lega, come è successo a Trento. Se poi si perderà un pezzo, ci sarà da ricostruire. Ma sia chiaro: noi vogliamo vincere».

Le sfide non saranno comunque semplici. Riva e Arco sembrano i terreni più insidiosi.

«Nella Busa esistono dei problemi territoriali. Ma in politica è sempre possibile trovare una mediazione programmatica tra chi, dal primo turno, è uscito con una percentuale più alta e chi invece è rimasto escluso. Il discrimine è proprio questo: la mediazione sul programma».

E Rovereto? Le dichiarazioni di Gloria Canestrini hanno fatto discutere.

«L’uscita di Canestrini mi ha molto meravigliata. Il quadro valoriale della coalizione di Valduga ha poco a che spartire con il centrodestra. Spero di poter collocare quella frase nell’ambito della delusione per il risultato elettorale».

Torniamo al ballottaggio nella città della Quercia. Come andrà?

«I cittadini di Rovereto si trovano di fronte a una scelta di campo: devono decidere tra una Rovereto aperta, che guarda a una relazione con Trento e che mantiene un ruolo da protagonista in Trentino e una Rovereto chiusa, escludente, che con il Trentino ha poco a che fare. Ecco: gli elettori saranno chiamati a una scelta di campo sull’idea di città che vogliono. E noi stiamo lavorando per questo».

A Trento l’attenzione è concentrata sulla costruzione della giunta. Il Pd potrebbe «perdere» il vicesindaco a favore del Patt. Qualche malumore c’è. Lei cosa dice?

«Che ho massima fiducia nel sindaco. Tra l’altro finora, al di là delle discussioni sulla stampa, non ci sono stati incontri che abbiano messo sul tavolo gli assetti di giunta, sempre che Ianeselli lo ritenga opportuno. Il capo della coalizione è lui».

In giunta entreranno quattro donne, il cui risultato al voto è stato alto. Anche lei, con Violetta Plotegher, è stata «miss preferenza».

«Sì, le donne hanno ottenuto ottimi risultati. E non solo a Trento. Queste elezioni hanno mandato due messaggi. Il primo è la grande volontà di dare ai giovani lo spazio che si meritano. Il secondo è proprio la voglia di premiare la figura femminile in base al merito. In cima alla classifica delle preferenze ci sono donne che hanno dato prova di grande capacità. E sono state premiate: finalmente. Fino a poco fa non era un dato così scontato, anzi».

In città il Pd è il primo partito, anche se con percentuali diverse dal 2015. Nel frattempo sono nate forze come Futura, Italia viva.

«È vero, ci sono forze dove sono presenti esponenti un tempo del Pd. Ma l’importante è mirare tutti allo stesso obiettivo. Va però fatta una riflessione sul mutamento della politica rispetto al 2015: abbiamo vissuto — e forse quella fase sta finendo — una politica leaderistica. Il Pd con Renzi è arrivato al 40%, ma poi quando la sua forza è scemata le percentuali sono calate. Così sta succedendo ora con la Lega e Salvini. Mentre sta emergendo il fenomeno Meloni. Questo ci dice però che il personalismo può portare un partito in alto, ma per consolidarlo serve una comunità diffusa, serve un radicamento. Stiamo lavorando anche noi: ci sono zone — come la Vallagarina e le Giudicarie — dove il partito dovrà ricostruirsi».