Merler, caso mutuo: il Pd va all'attacco

Il cons. Alessio Manica ha depositato una segnalazione formale al Servizio Politiche della Casa della Provincia autonoma di Trento affinché venga fatta chiarezza sul permanere o meno del titolo grazie al quale il consigliere comunale Andrea Merler è oggi beneficiario di contributi provinciali per l'acquisto di un alloggio di edilizia abitativa agevolata.
Trento, 9 settembre 2020

Negli ultimi giorni, una mia interrogazione riguardante i contributi provinciali di cui è beneficiario il consigliere comunale Andrea Merler per l'acquisto di un alloggio di edilizia abitativa agevolata, così come le inchieste a mezzo stampa che ne sono derivate, hanno innescato una serie di dichiarazioni rispetto alle quali ritengo necessario venga fatta chiarezza dagli uffici preposti.

Al di là delle opinioni legittime di tutti, è necessario infatti verificare se, a norma di legge, Andrea Merler abbia o meno diritto a ricevere i contributi pubblici che gli sono ad oggi garantiti.

Dopo aver dichiarato “nel maso poco sopra Piedicastello di proprietà della famiglia di mia moglie, […]viviamo anch’io e la mia famiglia” (l’Adige”, 4 aprile 2020) – dichiarazione su cui si fonda la mia richiesta di chiarimenti – Andrea Merler ha infatti ribadito alla stampa che la casa in zona Gardolo nella quale formalmente risiede e che è tuttora interessata dal contributo: “è sostanzialmente chiusa, la uso come studio quando devo scrivere, quando voglio stare da solo, ma non la utilizza nessun altro” (“Corriere del Trentino”, domenica 6 settembre 2020).

Dichiarazione, questa, che non solo confermerebbe la violazione del vincolo stabilito all’art. 82 della legge provinciale 21/1992 (per il quale gli alloggi oggetto dei contributi provinciali “devono essere occupati dai beneficiari”, ed è evidente che se una casa è “sostanzialmente chiusa” non può essere anche “occupata”), ma che apre ad ulteriori interrogativi riguardo alla regolarità delle eventuali imposte immobiliari Comunali dovute e alle tariffe per i servizi rifiuti, acqua, luce, gas che come noto variano in base ai metri quadrati dell’immobile, al numero degli occupanti dello stesso, alla coincidenza tra l'intestatario dell’utenza e la persona residente nell’immobile.

In conclusione, i contributi per gli alloggi di edilizia abitativa agevolata sono soldi pubblici che la Provincia stanzia per aiutare le persone che ne hanno bisogno per “metter su casa”, non diritti acquisiti che possono essere utilizzati per consolidare il proprio patrimonio immobiliare, magari tenendolo congelato in attesa di poterlo vendere o affittare. In una società seria, chi inizialmente ha diritto ad un aiuto e riesce poi a migliorare le proprie condizioni economiche, compie una traiettoria positiva. Perché gli aiuti pubblici servono a questo. Certo, purché vi sia l'onestà di chi, non più in stato di necessità, comunichi le proprie mutate condizioni e permetta ad altri di subentrare nella ricezione degli aiuti previsti.

 

 

 

Lieto che il Consigliere comunale Andrea Merler non abbia alcun “scheletro nell’armadio”, così come dichiara egli stesso alla stampa a seguito di una normale richiesta di verifica dei requisiti per l’ottenimento di un mutuo provinciale per l’acquista della prima casa, preme qui precisare però che l’erogazione di tale sostegno finanziario è normata e vincolata, ai sensi del comma 1 dell’art. 82 della L.P. 21/1992.

Nello specifico, il comma 1 recita: “Salvo quanto disposto dall’art. 83 (cessione dell’immobile n.d.r.), per un periodo di tempo pari alla durata del mutuo e comunque non inferiore dieci anni (…) gli alloggi oggetto dei contributi disciplinati da questo titolo, devono essere occupati dai beneficiari (….)”.

Pur rendendomi conto di quanto sia superfluo, desidero anche rammentare che, secondo il dettato del Codice Civile art.43 “La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale” – e quindi non dove va a riflettere o studiare – e ciò è anche ribadito dalla Corte di Cassazione (Cassazione civile Sez. I, sentenza n. 25726 del 01.12.2011), laddove la stessa afferma che: “La residenza coincide con la dimora abituale del soggetto in un dato luogo (….) e la residenza di una persona, secondo la previsione dell’art. 43 c.c., è determinata dall’abituale e volontaria dimora in un determinato luogo, che si caratterizza per l’elemento oggettivo della permanenza e per l’elemento soggettivo dell’intenzione di abitarvi stabilmente, rivelata dalle consuetudini di vita e dallo svolgimento delle normali relazioni sociali.”

Senza voler insinuare nulla ed attenendomi solo ai fatti, risulta palese dalle dichiarazioni stesse del Consigliere Merler che la sua residenza è a Piedicastello nel “maso di famiglia”, mentre alla Provincia egli dichiara di risiedere altrove ed, a tale proposito, sarebbe anche interessante capire dove ha dichiarato di risiedere il Consigliere Merler negli atti ufficiali della presentazione della sua candidatura alle prossime elezioni comunali.

Per inciso, la questione potrebbe interessare anche altri soggetti, dato che alla residenza sono legate anche le tariffe di luce, acqua, rifiuti urbani ed altro ancora.

Forse non sarà uno scheletro nell’armadio, ma è comunque un discreto mucchio d’ossa, sul quale ogni approfondimento è doveroso.