Un molesto ubriaco è sempre un molesto ubriaco

Non capisco la fissazione di chi oriundo in un luogo o in questo caso di un quartiere, ci tiene così tanto a denigrarlo facendo così in modo di alzare ulteriormente la percezione di insicurezza dei sui abitanti. Forse questo quartiere in particolare gli ha fatto qualcosa di male. Forse si tratta di nostalgia?
Luciana Chini, 7 agosto 2020

Conci che a Cristo Re è stato un bimbo, non perde occasione di parlarne come di un Far West, di un quartiere violento, di un luogo invivibile.

Questo è un grosso quartiere costruito a cavallo delle due guerre. Le case dei ferrovieri, le case dei militari, vicino alle caserme, le case di chi era sfollato da sotto il Doss Trento, alcuni nuclei di case costruite con criteri allora moderni si è poi ampliato con alcune intuizioni architettoniche nella seconda metà degli anni novanta sul sedime di vecchie fabbriche che stavano nel centro del quartiere con le loro ciminiere dismesse. Una di queste ciminiere (quella dei Battisti?) permetteva a me bambina, se solo mi spostavo un po', ma rimanendo alla finestra di casa di vedere i fanali della macchina di mio zio che scendeva da Montevaccino. Chiaro le cose cambiano, gli skyline anche, le famiglie invecchiano e ora ci sono molti nuovi abitanti, alcuni di noi sono tornati nelle case dei nonni, altri appartamenti sono affittati a studenti, molti nonni girano per le strade con le loro dame di compagnia (o badanti che dir si voglia). Un quartiere con una comunità importante, spesso solidale, che ha visto i suoi figli fare strada. E Cristo Re rimane un quartiere di gente per lo più onesta, che di solito non ha origini altolocate, che ci tiene alla propria casa. Abbiamo superato l'alluvione, perdendo dei pezzi di comunità, trasferita alle torri. Io per esempio mi sentivo nella periferia più lontana, quando ero alle superiori, poi ho cominciato ad apprezzare l'essere a pochi passi dal centro, vicino all'Adige che ci porta quella frescura che permette di superare agevolmente l'estate. Abbiamo tutto quanto serve e siamo servitissimi da ciclabili, sempre perfettibili. Certo anche l'ormai ”antica” presenza dell'unica attività ricettiva e di ristorazione fa del quartiere un vanto. Si chiama Everest per via del festival della montagna, mi avevano detto. Passandoci davanti, ci si possono vedere i campioni del volley, i pulmann dei turisti con al seguito il traino per le loro bici, lavoratori a pranzo. L'Everest oltre che un buon ristorante, è un punto di appoggio per i turisti d'Oltralpe, ma anche per gli avventori dei mercatini e del MUSE. E la pizzeria del quartiere.

Ora è vero ci sono anche piccoli casi di cronaca che ci fanno capire che siamo parte del mondo. E nel mondo. Un giorno abbiamo visto perfino anche una carica della polizia fino in piazza Cantore, se non sbaglio per un piccolo raduno di attivisti di destra, forse proprio nella sala di quell'albergo. Ci sono, come ovunque, qualche appartamento del “piacere”. C'è un po' di spaccio, visto che siamo vicini alle vie di entrata e uscita della città. C'è poi un discreto numero di negozi di GIOCO. E questo mi fa molto più dispiacere. Perché lì si buttano i soldi delle famiglie e dei lavoratori. Lì intorno non vedo gente allegra, ma gente che non fa niente per migliorare la propria situazione in maniera normale. Lì vedo occhi nervosi e “speranzosi”. Speranze che sono aggrappate al nulla. Quei negozi lì, spesso regalano problemi famigliari, e vuoti nei conti correnti che poi si sommano alla crisi lavorativa ed economica che stiamo vivendo. Fino all'altro giorno fino a quando questi “negozi” non hanno riaperto, si è rivissuta la Cristo Re che passeggiava, si riprendeva la libertà di andare al negozio o in farmacia. I bimbi felici di andare in bici, finalmente liberi, sui marciapiede. Finalmente hanno potuto tornare alla scuola materna rinnovata con dei colori bellissimi. Ora manco da un giorno e due amici mi mandano questo brutto articolo di questo giornale on line. Di questo fatto sicuramente grave. Un fatto, appunto. Ho mandato subito un messaggio ai Sembenotti, ho capito che non si era fatto male nessuno. Che un ubriaco molesto e gradasso aveva fatto il suo. Un fatto brutto, che non vorrei vedere nel quartiere dove sono nata, un fatto di cui si è però occupato chi di dovere.

Poi, per il resto vorrei dire che il quartiere continua ad essere un bel quartiere e che ce ne dobbiamo continuare ad occupare tutti assieme, la comunità di Cristo Re fa la sua parte in questa città di Trento. Con buona pace di questo giornalista.