«Sulla scuola, il Trentino non sta esercitando la sua autonomia e la sua capacità di sperimentazione che ha portato negli anni tante buone pratiche a essere riproposte a livello nazionale». L'ex ministro all'istruzione ed ora parlamentare Pd Valeria Fedeli ha criticato la gestione delle politiche scolastiche da parte della giunta provinciale, nel corso di una videoconferenza organizzata martedì sera sulla pagina Facebook del Pd del Trentino, dal titolo "La scuola dell'autonomia ai tempi del Covid-19".
Trentino, 21 maggio 2020
La consigliera provinciale Sara Ferrari ha chiesto maggiori investimenti: «Anche noi abbiamo votato il decreto per il rilancio proposto dalla giunta, ma sono previsti dei tagli alla scuola. Chiediamo che i fondi siano ripristinati con la manovra di assestamento di agosto. Se si deve fare debito lo si faccia per assicurare l'istruzione e per favorire la conciliazione scuola-lavoro dei genitori».
Anche la segretaria di Cgil Scuola Cinzia Mazzacca ha chiesto maggiori investimenti ed una riformulazione dei contratti per gli insegnanti in modo da premiare lo sforzo per la teledidattica: «Non solo non sono stati previsti soldi in più, ma il contratto è scaduto a settembre 2018, senza nemmeno l'adeguamento all'inflazione. Ci sono pensionamenti in arrivo e in vista della riapertura delle scuole a settembre non è garantita la sicurezza sul lavoro».
Critica anche Laura Froner, dirigente dell'Istituto comprensivo di Borgo Valsugana: «Abbiamo lavorato in assenza di direttive provinciali, è stato lasciato tutto alla buona volontà di insegnanti e studenti». Secondo Froner sono troppi gli interrogativi inevasi in vista dell'anno scolastico 2020-2021: «C'è il problema della capienza delle aule, con gruppi più piccoli e la conseguente necessità di più docenti. C'è il tema dei trasporti pubblici, che tantissimi studenti usano per andare a scuola. Resta insoluta la questione mensa, come si farà? Anche lì servirà personale». Mazzacca ha messo in guardia contro l'uso massiccio della teledidattica: «A settembre il ritorno a scuola dovrà essere quanto più possibile "in presenza", la teledidattica deve integrare e non sostituire le lezioni tradizionali».
La sperimentazione della teledidattica attuata in questi mesi ha dato risultati in "chiaro-scuro" secondo l'esperta di didattica a distanza Elisabetta Nanni: «Questa era l'occasione che aspettavamo dal 2015, quando si formulò il primo piano nazionale per la teledidattica, ma molti docenti non erano preparati. Bisogna sapere che la teledidattica moderna è diversa dalla lezioni in televisione che vediamo dagli anni Settanta. Oggi c'è la possibilità di interagire, persino di fare verifiche e dare voti. La didattica va ripensata alla luce delle tecnologie». Però non tutto è andato male, precisa Nanni: «Le udienze a distanza hanno funzionato e così anche i corsi di formazione»