Caro Presidente Fugatti, più che ammainare bandiere è necessario alzare la testa e guardare lontano. Nella crisi globale che colpisce tutti, dalle nostre montagne a New York, è del tutto inutile perdere tempo a cercare nemici.
Alessandro Olivi, 4 aprile 2020
Nessuno è immune e nessuno si salva da solo. C'è invece urgente bisogno di una reazione immediata e ragionata della politica. La priorità è salvare vite, curare i malati, fermare la catena del contagio. Ma è necessario da subito anche occuparsi di "curare" le imprese e difendere il lavoro. La Provincia deve fare di più perché non basta monitorare la situazione ed aspettare di conoscere quali saranno gli effetti di una crisi che già c'è.
Il fattore tempo soprattutto per le piccole imprese costrette a chiudere può fare la differenza tra sopravvivenza ed estinzione. Le prime misure adottate sono parziali e le risorse impegnate insufficienti. La liquidità manca adesso e bisogna pensare ad una manovra straordinaria in cui siano previsti interventi immediati per salvare il tessuto produttivo dal rischio concreto di un irreversibile ridimensionamento. In Germania alcuni Länder hanno stanziato e già erogato, talvolta in combinazione con il Governo federale, contributi straordinari per sostenere il reddito delle imprese. Una misura quest'ultima che ho già proposto e che si potrebbe introdurre prevedendo l'impegno al mantenimento dell'occupazione.
Gli ammortizzatori sociali devono essere rafforzati anche attraverso la valorizzazione piena del Fondo di solidarietà territoriale ed il Piano delle politiche del Lavoro va indirizzato al fine di riallocare risorse e competenze nei settori che possono guidare la ripresa.
Serve una mobilitazione senza precedenti del sistema finanziario per affrontare l'emergenza.
Ma nello stesso tempo occorre avere un'idea di Trentino del futuro. Perché di questo si tratta. Di predisporsi alla costruzione di un progetto collettivo e diverso, che sappia partire dai nostri talenti e dai nostri investimenti. È una sfida che questa terra ha già affrontato in passato quando è stata incalzata dai tempi, fossero quelli dello sviluppo impetuoso e trascinante o quelli della fame e della povertà.
Si è reagito decidendo di costruire un'autostrada quando lo Stato non la finanziava, di aprire una Università quando non c'era, di realizzare un Piano urbanistico per difendere le Comunità di montagna dallo spopolamento. E poi, più di recente, realizzando un sistema di welfare universalistico e solidale che ha anticipato le politiche nazionali. Lo abbiamo fatto perché siamo in grado di farlo e perché questo significa per noi essere "autonomi".
L'Autonomia, caro Presidente, non può essere confusa né con l'isolamento né con l'autoreferenzialità. Ecco perché è giunto il tempo che la Giunta, liberandosi della sindrome da accerchiamento che le ha fatto finora guardare con sospetto e un po' di pregiudizio a chi abbia espresso critiche o proposte non allineate, si predisponga al confronto con tutte le energie di cui è capace la Comunità.
La pandemia di Covid-19 ci cambierà, ci sta già cambiando. Ci aspetta una crisi economica-sociale di proporzioni enormi che non guarderà in faccia nessuno. Il Trentino è in grado di reagire ma serve il contributo di tutti e per questo concludo da dove avevo iniziato. Non ci sono bandiere da ammainare, ma un nuovo pensiero collettivo da costruire. La Giunta provinciale non perda tempo e chiami a raccolta le competenze e le esperienze della nostra Università, della ricerca, dell'economia, delle rappresentanze sociali e anche delle forze di opposizione. É adesso che ci vuole coraggio.