TRENTO - I candidati sindaco si sfidano per una Trento molto diversa

Nemmeno un mese fa. I candidati sindaco che avremmo dovuto votare il prossimo 3 maggio si confrontavano su un progetto di città che ora non c'è più. Su un modello che, dopo la pandemia e le sue conseguenze, dovrà essere rivisto, ripensato in vista del voto posticipato all' autunno.
"Trentino", 5 aprile 2020

 

In un periodo in cui anche la campagna elettorale è (come tutto) in stand by, abbiamo chiesto ai candidati sindaco dei due principali schieramenti cosa ora pensano sia centrale per Trento. Parola dunque a Franco Ianeselli, centrosinistra e ad Alessandro Baracetti, centrodestra.«Dico in premessa che tutti quanti, aldilà delle appartenenze politiche, ci siamo dati la regola di essere operatori civili, di tenere la solidarietà. Lo stiamo facendo, per la campagna elettorale ci sarà tempo, sono contento. Per quanto riguarda i temi relativi alla città è sotto gli occhi di tutti che non ci sarà un prima e dopo il coronavirus, ma ci sarà un durante. Si dovranno gestire ancora molte settimane: non va fatta la conta delle attività chiuse, ma serve invece l'impegno, sin da subito, per evitare che questo accada.

La ripresa - nota Franco Ianeselli -ci potrà essere a patto che non chiuda la maggioranza delle attività. Servono gli interventi europei aldilà delle pagliacciate degli ammaina bandiera. Visto che la Ue, con tutte le contraddizioni del caso, sta dando segnali: noi stimiamo che arriveranno da Bruxelles 100 milioni di euro, la Provincia (detto senza polemica) per ora ne ha messi in gioco 4. Se l'economia, le imprese ripartiranno ci sarà bisogno anche di persone che possano fare acquisti. Dunque c'è il tema del sostegno ai lavoratori con un occhio particolare ai precari, alle partite Iva, ai free lance».

Questo per il durante. E sul dopo? Ancora Ianeselli: «Credo che servano investimenti, occorrono attività immediatamente realizzabili, anche piccoli ma con riscontro immediato. Io immagino una città che appena si potrà ricominciare ad uscire, pur con tutte le precauzioni del caso, sarà di nuovo viva. Sul medio periodo occorre, e dirlo ora può sembrare paradossale, affrontare l'emergenza climatica: in queste giornate si è capito come il mondo può cambiare da un secondo all'altro. Se non si interviene subito sul clima il mondo diventerà invivibile».

Sull'altro fronte, quello del centrodestra, c'è Alessandro Baracetti: «La prima cosa, quella principale, è risolvere l'emergenza sanitaria. E mi pare che, senza mollare ora, si comincia vedere una luce. Occorrerà poi concentrarsi sulla parte economica, cercando di salvare il tessuto produttivo ed i posti di lavoro. Io ritengo che sia importante ripartire dalle piccole comunità ed il Comune in questo può avere un ruolo fondamentale, con una corresponsabilità diffusa sul territorio. Guardare dunque vicino, dalla nostra comunità, per poi allargare lo sguardo. Certo, per noi è fondamentale che si agevolino le attività ed i professionisti locali. Il rilancio economico, quello che verrà iniettato a livello di risorse deve rimanere qui, solo così si rimetterà in moto il volano della ripresa».Baracetti, come altri esponenti del centrodestra, non è convinto della bontà di interventi di tipo "assistenziale": «Credo che sia giusto dare un contributo di solidarietà, il necessario per mantenere un livello di vita dignitoso, ma poi il grosso deve essere assegnato per rimettere in moto il tessuto produttivo. Non mi convince una pura logica assistenziale, si traduce sempre in uno sperpero. Per il dopo mi aspetto una città che rinascerà dal punto di vista sociale, dei contatti. Ecco perché si deve ripartire dalle piccole comunità, ma in Europa deve cessare l'atteggiamento di Stati che si muovono per affossare gli altri. Non è più tempo».