Quello che è andato in scena ieri nell’Aula del Consiglio regionale ci conferma ancora una volta che non esiste una maggioranza regionale. Le due maggioranze provinciali agiscono come tali anche in seno all'organo consiliare regionale.
Alessio Manica, 13 febbraio 2020
Ne avevamo avuto una lampante dimostrazione con la norma sui Segretari comunali, voluta dalla Lega – e sostenuta dalla SVP - solo per la Provincia Autonoma di Trento; ne abbiamo avuto di recente dimostrazione con la vicenda della Facoltà di medicina, con due progetti lanciati quasi in contemporanea senza alcun dialogo tra le due Province; e ne abbiamo dimostrazione anche parlando di mobilità, con Fugatti impegnato – di fatto in solitaria – a portare avanti il progetto della Valdastico, sul quale Kompatscher si è sempre detto contrario perché incoerente con le strategie regionali ed euroregionali in tema di mobilità alpina.
E ne abbiamo avuto un'ulteriore conferma ieri, con una maggioranza spaccata anche sul tema della rappresentanza di genere in seno alle Commissioni consiliari comunali. La spaccatura, a dimostrazione della totale assenza di dialogo, è emersa solo in Aula, costringendo la maggioranza a sospendere con un mix di arroganza e pressapochismo i lavori del Consiglio nel pieno del dibattito sul disegno di legge. A fare le spese di questa spaccatura e assenza di dialogo tra le due maggioranze provinciali sono la Regione e l’Autonomia. Invece di investire in un rapporto sinergico tra i due territori si stanno costruendo le premesse per un completo svuotamento della Regione e un definitivo allontanamento tra Trento e Bolzano. Ma forse l’obiettivo della Lega trentina, più rivolta al Veneto che al Südtirol, è proprio questo.