Olivi: "Riforma Lavori socialmente utili: a pagare saranno i più deboli"

Sulle politiche del lavoro, la Giunta provinciale continua a commettere errori, e poco conta che lo faccia al grido di ‘stiamo tutelando i trentini’, perché non è così”. La Giunta provinciale ha recentemente preannunciato una riforma dei lavori socialmente utili che riguarda nello specifico una possibile modifica dei criteri di accesso, Icef e periodo minimo di residenza di 10 anni, per “cercare di tutelare i trentini”.
Trento, 11 febbraio 2020

 

 

Alessando Olivi con un’interrogazione depositata oggi mette in luce una certa confusione e una sicura penalizzazione che ciò produrrà sui lavoratori più anziani e a più rischio.

Il Progettone è uno strumento a due facce. Da un lato consente a chi esce dal contesto produttivo di lavorare per maturare i contributi necessari alla pensione, dall’altro fornisce un’opportunità per gli enti e le amministrazioni locali che, in collaborazione con la PAT, possono realizzare opere di manutenzione dei beni comuni, servizi alla persona, supporto alle istituzioni culturali… Tagliando gli accessi non si fa dunque il bene proprio di nessuno, men che meno dei trentini.Considerato poi che, da una prima valutazione, i lavoratori che verrebbero esclusi con l’applicazione del criterio della “residenza lunga” (10 anni) sarebbero solo una esigua parte (circa il 15%) non si comprende la ragione di questa ennesima azione di “selettività” in un settore dove a pagare il conto di una politica egoista ed escludente saranno solo i disoccupati più fragili”.

Invece di concentrarsi su dove e a chi tagliare – suggerisce il vicepresidente del Consiglio provinciale nella sua interrogazione – la Giunta provinciale farebbe bene ad impegnarsi in un programma innovativo di raccordo tra le diverse misure dei lavori socialmente utili. Nel 2030, infatti, circa il 30% della popolazione lavorativa avrà più di 55 anni, un processo di invecchiamento rispetto al quale bisogna reagire, secondo il consigliere del Partito democratico Olivi: “Con azioni che valorizzino le competenze dei lavoratori e favoriscano la staffetta generazionale”.

 

LEGGI IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE

Interrogazione a risposta scritta n.

Riforma Lavori socialmente utili: a pagare saranno i più deboli?

 

Nel Documento degli interventi di politica del lavoro della XVI legislatura, approvato il 24 gennaio scorso dalla Giunta provinciale, non si apprezzano significative novità rispetto agli obiettivi e alle misure già in essere. Tanti annunci per nulla dunque.

In un certo senso l’unica “novità” che ha suscitato attenzione è quella preannunciata nelle dichiarazioni pubbliche dell’assessore competente che riguarda una possibile modifica dei criteri di accesso, Icef e periodo minimo di residenza di 10 anni, nei lavori socialmente utili, in particolare nel Progettone, per “cercare di tutelare i trentini”.

E’ bene qui ricordare che quello dei lavori socialmente utili è uno strumento pensato per dare un aiuto alle fasce dei lavoratori più anziani e a rischio, consentendo a chi esce dal contesto produttivo di lavorare per maturare i contributi necessari alla pensione. Nello stesso tempo questa misura rappresenta un’opportunità per gli enti e le amministrazioni locali che, in collaborazione con la struttura provinciale che coordina il Progettone (il Servizio per il sostegno occupazionale e la valorizzazione ambientale), possono realizzare opere di manutenzione e valorizzazione dei beni comuni, servizi alla persona, supporto alle istituzioni culturali ed altro ancora.

Va tenuto quindi ben presente che i lavori socialmente utili non sono dunque una forma di assistenzialismo, ma sono rivolti a chi ha alle spalle una vera storia lavorativa. Il “Progettone” può essere considerato uno strumento di welfare attivo, inclusivo ed una forma di protezione sociale responsabilizzante.

Considerato poi che, da una prima valutazione, i lavoratori che verrebbero esclusi con l’applicazione del criterio della “residenza lunga” (10 anni) sarebbero solo una esigua parte (circa il 15%) non si comprende la ragione di questa ennesima azione di “selettività” in un settore dove a pagare il conto di una politica egoista ed escludente saranno solo i disoccupati più fragili.

A parte la solita vuota propaganda demagogica, la realtà è che si stanno tagliando le risorse per il lavoro e l'inclusione sociale.

Invece di concentrarsi su dove e a chi tagliare la Giunta provinciale farebbe bene ad impegnarsi semmai in un programma innovativo di raccordo tra le diversificate misure dei lavori socialmente utili.

Nel 2030 circa il 30% della popolazione lavorativa avrà più di 55 anni.

A questo processo di invecchiamento bisogna reagire con azioni che valorizzino le competenze dei lavoratori e favoriscano la staffetta generazionale, anche con il concorso delle aziende.

 

Tutto ciò premesso, interrogo il presidente della Provincia e l’assessore competente per sapere:

 

  1. Sulla base di quali analisi e dati si ritiene di introdurre il requisito dei dieci anni di residenza per avere accesso ai lavori socialmente utili;

 

  1. Quali effetti si intende perseguire attraverso questa misura restrittiva;

 

  1. Quali azioni si stanno compiendo per armonizzare e raccordare gli interventi nel campo dei lavori socialmente utili a fronte della prospettiva di un invecchiamento progressivo della popolazione lavorativa.

 

A norma di regolamento, si richiede risposta scritta.

 

 

 

                                   consigliere Alessandro Olivi