Medicina a Trento, Fugatti (non) riferisce in Aula e dice ''no'' ad approfondire la questione

Il presidente della Provincia doveva spiegare lo stato dell'arte sulla scuola di medicina ma il suo intervento è stato velocissimo e povero di contenuti. Ghezzi: ''Sul più grande pasticcio istituzionale mai visto in Trentino ha raccontato una favoletta offendendo il consiglio''.
L. Pianesi, "Il Dolomiti", 15 gennaio 2020

 

Cia ha difeso Fugatti: ''L'attivisimo dell'Università? Il rettore sa che se arrivasse medicina la grande torta che va a loro si dovrebbe suddividere e anche gli equilibri nel senato accademico cambierebbero''.
Il vuoto assoluto. Quasi un insulto al consiglio provinciale e quindi al Trentino e alla comunità tutta e il sospetto che davvero Fugatti e la sua maggioranza della proposta che loro stessi stanno sponsorizzando per una Facoltà di Medicina a Trento non sappiano praticamente nulla. Ma l'idea di ''fare qualcosa tanto per farla'' sembra bastare ''perché - ha ribadito, incredibilmente, il presidente della Pat per spiegare l'importanza della sua iniziativa in Aula - solo il Trentino e la Valle d'Aosta non hanno una scuola di medicina. In Italia gli altri la hanno tutti e quindi mi sembra naturale che ci sia anche qui. Magari arriva tardi, poteva essere fatta dieci anni fa o quindici anni fa, ma adesso arriva''.  

tanto basta per mettere in scena il più incredibile scontro interno istituzionale che si sia mai visto nella storia del Trentino: quello di una Provincia che per fare una facoltà non coinvolge la sua università ma si congratula con un altro Ateneo per avergli confezionato una proposta della quale ad oggi, a 8 giorni dalla scadenza dei termini di legge (entro il 22 gennaio, infatti, deve essere depositata la richiesta di accredito a Roma), non si sa nulla. Oggi, infatti, il presidente Fugatti avrebbe dovuto riferire in consiglio provinciale della situazione, spiegare ai consiglieri di minoranza e di maggioranza a che punto è lo scontro tra i due blocchi rappresentati da un lato dall'Università di Trento, quella di Verona e quella di Ferrara, l'Ordine dei Medici e i principali centri di ricerca del Trentino e dall'altro la Provincia di Trento con l'Università di Padova

Ebbene la relazione di Fugatti è durata pochi minuti. E' parso di rivedere la conferenza stampa convocata in fretta e furia (e raggiunta con un'ora di ritardo dal numero uno della provincia) da Fugatti del 31 dicembre quando davanti ai giornalisti, coloro che avrebbero dovuto riferire di un progetto cruciale per il futuro del Trentino ai cittadini, il presidente della Pat se l'era sbrigata con 5 minuti di intervento (20 in totale con anche le domande) per non dire nulla. Il vuoto assoluto, dicevamo. E quanto si è visto oggi è stato forse ancora peggio. I concetti espressi da Fugatti sono stati: l'importante è fare prestoc'è una carenza di medici e quindi è bene partire già con il quinto anno di medicina (l'idea di Padova) da quest'anno, per avere i primi medici con specializzazione tra tre-quattro anni; poi speriamo restino in Trentino; serviranno almeno una sessantina di docenti; la scadenza per presentare la domanda è il 22 gennaio ma eventualmente chiederà una proroga al Miur.

Un'approssimazione totale per una discussione che dovrebbe essere determinante per il futuro del territorio perché, come abbiamo ripetuto tante volte, una facoltà di Medicina (per i costi che ha e che drena in futuro) può mettere in ginocchio un'Ateneo se non ben congegnata e l'Università di Trento ha dimostrato, con il sostegno di amministrazioni lungimiranti, di riuscire a raggiungere i vertici delle classifiche nazionali (e non solo) in quasi tutte le materie di cui si occupa, pur essendo, come continua a ripetere il presidente della Pat, una delle pochissime in Italia a non avere una Scuola di Medicina (tra l'altro, udite-udite, tutte le altre regioni hanno scuole di medicina eppure tutte hanno carenze di medici anche molto più gravi del Trentino, perché, il vero tema non sono i laureati ma le possibilità di accedere ai corsi di specialistica necessari per diventare medici nel pubblico).

Dell'Università, insomma, questa maggioranza leghista pare capire davvero poco e l'intervento dell'assessore regionale Claudio Cia a sostegno del presidente Fugatti, criticatissimo da tutte le minoranze per la totale inconsistenza delle argomentazioni espresse, ne è stato la controprova: ''Forse l'operazione della Giunta è stata percepita come una sorta di lesa maestà dall'Università e il rettore sa che se arrivasse medicina la grande torta che va all’Università si dovrebbe suddividere anche con loro. Inoltre l'arrivo di nuovi docenti potrebbe anche alterare e cambiare gli equilibri all’interno del Senato accademico''. Insomma per la maggioranza il fatto che l'Università di Trento abbia da tempo una sua proposta per una facoltà interna al suo ateneo e che in qualche modo si opponga ad averne una controllata da un'altra università (Padova) in casa sarebbe da ricollegare a miserie di questo tipo.

Incommentabile. Come incommentabile è parsa la decisione finale del presidente della Pat di bocciare la ''richiesta minima'' - così l'hanno definita le opposizioni unitariamente - di portare in commissione la questione. ''Con spirito propositivo - aveva detto in aula Rossi - visto che oggi non ci è stato spiegato 

nulla chiediamo che in quarta o quinta commissione si invitino le università coinvolte e e venga presentato quanto si intende fare. Vorremmo capire le problematiche, le soluzioni in campo, le proposte''. Ma per Fugatti, assistito da un Savoi agitatissimo per tutta la discussione che mentre parlava Ghezzi faceva il gesti, si alzava, stava in piedi sulle scale e ripeteva ossessivamente ad alta voce ''patetico'', ha detto ''no, i tempi sono troppo stretti. Arriverà in commissione a bocce ferme''. 

Ghezzi di Futura si è detto ''stupefatto dal minimalismo fugattiano''. ''Fugattismo - ha aggiunto - che fa male al Trentino come dimostra la ricostruzione di questo “pasticciaccio” di medicina che ha comportato uno scontro istituzionale senza precedenti. Mai è accaduto che l’Università sconfessasse la Pat e il presidente del Pat. Di fronte a questo “pasticciaccio” senza precedenti, Fugatti viene a raccontare in aula una favoletta con comunicazioni inadeguate e offensive per il Consiglio''. Zeni ha aggiunto che ''Fugatti assomiglia a Forrest Gump: pensa solo andare avanti senza sapere dove. Questa vicenda mostra che non c'è una visione della sanità. Si tratta di una scelta superficiale a fronte della necessità di avere analisi, dati, valutazione degli obiettivi, studi''. Inoltre Zeni ha ricordato come se da un lato l'unica motivazione che si dà per fare questa facoltà resti quella che mancano i medici domani Fugatti andrà a Roma a chiedere di aprire un nuovo ospedale, quello di Arco. Azioni a spot senza nessuna coerenza buone solo per fare campagna elettorale.

Degasperi ha ricordato come un grosso problema sia quello di tenere qui i medici che se anche ci sono, spesso scappano anche a fronte di penali da pagare e ha lanciato un sospetto: ''Lo stesso Fugatti ha ricordato che il Veneto ha più carenze di noi in fatto di medici. Siamo sicuri che non finiremo per formarne di nuovi per loro?''. E sulla decisione di non far spiegare nemmeno in commissione il progetto Rossi ha concluso: ''Sono esterrefatto perché non si è capito che, su questi temi
centrali per l’autonomia, il metodo vale più del merito. Volete fare sei facoltà di medicina, fatele. Ma senza condivisione, confronto, visione creerete dei gravi danni. Fugatti tratta una questione come questa, di primaria importanza, con la stessa gestualità e leggerezza di quando raccontava la storiella del lupo tornato in Trentino. Ma qui state parlando di un asset fondamentale dell'Autonomia, di un patrimonio di tutti i trentini: l’Università. Respingendo questa risoluzione avete deciso di tenere all’oscuro il parlamento dell’autonomia su un fatto importantissimo''.