«Non una misura negativa in assoluto, ma rischia di aumentare il gap occupazionale tra donne e uomini». Il consigliere provinciale Pd Luca Zeni, già assessore alle Politiche sociali, critica la misura della giunta Fugatti che estende a tre anni la possibilità per il neo-genitore che si dedica alla cura del figlio di vedersi pagati dalla Provincia i contributi previdenziali.
F. Peterlongo, "Trentino", 14 febbraio 2019
Inoltre si estende la platea della misura: se prima era solo per i genitori occupati part-time, ora è estesa a tutti i dipendenti privati e autonomi. Si sfavorirebbe così l'occupabilità (principalmente) delle neo-mamme, che sarebbero meno competitive sul mercato del lavoro. «Noi abbiamo puntato sulla conciliazione casa-lavoro, sostenendo le mamme che continuavano a lavorare, per evitare che "restassero a casa" - ha commentato Zeni - Mentre la giunta Fugatti propende per un nuovo assistenzialismo».
Consigliere Zeni, quali sono le differenze d'approccio al welfare tra centro-destra e centro-sinistra? Alcuni sottolineano la somiglianza del provvedimento con uno proposto dalla giunta Rossi nel 2018. Non è una misura negativa in assoluto, parliamo di un'agevolazione sui contributi previdenziali. Ma temiamo che questo provvedimento nasconda delle criticità. La nostra impostazione era improntata alla conciliazione casa-lavoro, mentre questa misura mostra un approccio assistenzialistico. Noi abbiamo cercato di sostenere contemporaneamente la natalità e le professionalità. Il rischio è che si favorisca il gap di genere, con le madri che se ne resteranno a casa per tre anni, con evidenti problemi di reinserimento.
Come si conciliano gli asili nido gratuiti (promessi dalla Lega) con una misura che consentirebbe a un genitore di "restare a casa" per tre anni?Questo è il rischio della politica-spot, che guarda all'impatto mediatico. Si possono produrre provvedimenti scollegati e incongruenti. Sicuramente siamo di fronte al tentativo di lisciare il pelo a una parte di elettorato. Ma, ripeto, non è questo intervento a fare danni gravi.
Qual è dunque a suo dire il limite più grande del provvedimento?Non è facile avanzare critiche a interventi che danno cose gratis, come è avvenuto con l'autobus gratis per gli anziani. Ma siamo di fronte a provvedimenti spot che mirano unicamente a far parlare e distogliere l'attenzione dai temi veri. Mancano le politiche economiche complessive: produrre welfare richiede un approccio più articolato.
Non si prevedono nuove misure di sostegno a chi si prende cura degli anziani. Il problema è stato sottovalutato dalla giunta Fugatti?Questo è il tema in assoluto più rilevante. Gli anziani aumentano giorno dopo giorno e di conseguenza le difficoltà correlate all'assistenza della terza età. La nuova giunta, bontà loro, ha riconosciuto a parole il valore del nostro progetto "Welfare anziani", che voleva fornire più strumenti di co-abitazione e assistenza domiciliare, non necessariamente in casa di riposo. Ma la giunta Fugatti ha deciso di rinviarne l'attuazione. Questo ci spaventa perché è un tema che va preso in mano oggi, non nel futuro.
Alcuni rilevano un'impronta "tradizionalista" nella misura, che porterebbe a sfavorire le neo-mamme che lavorano. Vede anche lei questo rischio?È evidente una visione generale più conservatrice, il che è rischioso in un mondo che va sempre più veloce. Dovremmo utilizzare gli strumenti dell'autonomia per generare più competitività, professionalità ed apertura. La giunta cerca al contrario di rassicurare l'elettorato con un'idea bucolica del territorio, dove centrale è il "focolare" domestico. Ma la politica non deve rassicurare, anzi deve essere capace di sfidare