Al di là degli improrogabili impegni che hanno portato il presidente Fugatti a congedarsi anzitempo dalla cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario, sembra necessario segnalare quanto poco opportuna sia stata la chiosa che il presidente della Provincia ha rilasciato alla stampa riguardo agli interventi dei presidenti degli ordini degli avvocati.
Giorgio Tonini Capogruppo del Partito Democratico del Trentino, 27 gennaio 2018
Liquidare infatti i timori dei rappresentanti delle toghe di un progressivo arretramento rispetto a certi istituti di civiltà giuridica come la prescrizione o alcuni diritti della personalità, con il ritornello “pensavo si occupassero di reati, non di politica”, tradisce la stessa sciatteria istituzionale di chi replica ai rapporti di Banca d’Italia o alle annotazioni dei sindacati: “se vogliono comandare si facciano eleggere”.
Sembra così necessario ribadire ciò che dovrebbe essere ovvio, e dunque che una democrazia non è fatta solo da chi esercita il potere politico o da chi temporaneamente ricopre quello esecutivo, ma si articola invece nel dialogo tra forze politiche e corpi intermedi, tra ordini, funzioni pubbliche e formazioni sociali che – ciascuno per le proprie prerogative – dovrebbero stimolarsi, controllarsi e cooperare. Se necessario, anche polemizzare. Ma sempre nel rispetto ciascuno della funzione dell’altro. Perché in una società pluralista e democratica nessuno ha il monopolio del potere e tanto meno della verità. E tutti devono sottomettersi al vaglio critico del dibattito pubblico.
LEGGI ANCHE:
Inaugurazione Anno Giudiziario, Fugatti se ne va: ''Non pensavo si occupassero di politica''. Rossi, Ghezzi e Tonini: ''Brutto segnale'', L. Pianesi, "Il Dolomiti", 27 gennaio 2019
TRENTO. E' grave quanto è successo ieri durante l'inaugurazione dell'Anno Giudiziario. Il presidente della Provincia Fugatti che si alza e se ne va mentre i presidenti degli ordini degli avvocati stanno ancora facendo le loro relazione (e si porta via con sé il presidente del consiglio regionale Paccher e il parlamentare Binelli) è stato letto da tutti come un pessimo segnale. Avrebbe avuto altro da fare, ha spiegato, aggiungendo anche che “pensavo si occupassero di reati, non di politica” riferendosi a quanto stavano dicendo De Bertolini e Bondi (QUI L'ARTICOLO).
Una battuta che però ha palesato un fastidio e una grave incapacità all'ascolto delle critiche che, invece, specie se arrivano da figure di tale spessore e in un contesto così importante, sarebbero fondamentali per migliorarsi e per aggiustare il tiro. Il problema è che può ''migliorarsi'' solo chi è libero di farlo, ha un reale autonomia di azione e forse, come in più di un'occasione hanno sottolineato le opposizioni, il presidente della Pat più che dar seguito alle politiche nazionali del ''Capitano'' Salvini non può fare. Solo così si può spiegare perché Fugatti preferisca andarsene senza ascoltare critiche e ragionamenti preziosi come quelli fatti dai presidenti degli ordini degli avvocati di Trento e Rovereto. Da Ugo Rossi a Paolo Ghezzi passando per Giorgio Tonini il coro di critiche è unanime.
''Liquidare i timori dei rappresentanti delle toghe - commenta il consigliere provinciale del Pd, Tonini- di un progressivo arretramento rispetto a certi istituti di civiltà giuridica come la prescrizione o alcuni diritti della personalità, con il ritornello 'pensavo si occupassero di reati, non di politica', tradisce la stessa sciatteria istituzionale di chi replica ai rapporti di Banca d’Italia o alle annotazioni dei sindacati dicendo 'se vogliono comandare si facciano eleggere'. Sembra così necessario ribadire ciò che dovrebbe essere ovvio, e dunque che una democrazia non è fatta solo da chi esercita il potere politico o da chi temporaneamente ricopre quello esecutivo, ma si articola invece nel dialogo tra forze politiche e corpi intermedi, tra ordini, funzioni pubbliche e formazioni sociali che, ciascuno per le proprie prerogative, dovrebbero stimolarsi, controllarsi e cooperare. Se necessario, anche polemizzare. Ma sempre nel rispetto ciascuno della funzione dell’altro. Perché in una società pluralista e democratica nessuno ha il monopolio del potere e tanto meno della verità. E tutti devono sottomettersi al vaglio critico del dibattito pubblico''.
''Resto convinto che anche lo stile abbia la sua importanza - aggiunge Ugo Rossi - e che a volte sia esso stesso sostanza. Per questo penso che Fugatti abbia fatto male e non mi sento rappresentato come cittadino trentino da chi assume certi comportamenti ricoprendo un ruolo istituzionale di primo livello. Un conto è il dissenso anche esplicito un conto è prendere ed andarsene. Stessa cosa vale, forse anche di più, considerato il ruolo, per il presidente del consiglio regionale (che ho anche votato) che proprio in virtù del suo ruolo sarebbe tenuto al massimo equilibrio e moderazione. Speriamo che questo incidente possa essere ascritto a inesperienza e che possa costituire insegnamento per il futuro''.
E anche Futura, con Paolo Ghezzi, non risparmia critica. ''Mentre la giunta provinciale di Trento a trazione leghista contrappone bisogni a bisogni, poveri a poveri, discriminando i non trentini, i non italiani, gli esseri umani venuti da lontano, sia lodata l'avvocatura trentina che ci ricorda (con dirittura morale e coraggio civile) che la democrazia e lo Stato di diritto hanno senso solo se sono inclusivi e rispettosi dei diritti di tutte e tutti.Nella fedeltà alla Costituzione della Repubblica italiana su cui anche noi consiglieri provinciali abbiamo giurato, nella prima seduta della XVI legislatura''.
''Grazie dunque al presidente dell'Ordine degli avvocati di Trento Andrea de Bertolini - prosegue Ghezzi- e al presidente dell'Ordine di Rovereto Mauro Bondi per aver detto, all'inaugurazione dell'anno giudiziario che 'oggi sul banco degli imputati ci sono il giusto processo e istituti di civiltà giuridica come la prescrizione, diritti della personalità come l’identità, la sessualità, la genitorialità, l’affettività, la libertà di manifestare il pensiero e la libertà di stampa. Alcuni diritti che rientrano nel novero dei diritti fondamentali dell’uomo come l’articolo 10 della Costituzione sul diritto di protezione dello straniero, si vorrebbero ridurre ai minimi termini, sull’assunto dell’anteporre i diritti dei cittadini'. Parole chiare e forti. Chi governa, a Roma come a Trento, dovrebbe ascoltarle. E magari correggere la rotta politica che punta a tutelare solo i diritti della maggioranza''.