Ricordare le dimensioni e le modalità con le quali la Shoah si materializza nella storia del Novecento non può essere solo un doveroso e commosso atto d’omaggio ai milioni di vittime, bensì una spinta a comprendere l’incombenza del rischio del ripetersi, come già è avvenuto con altri genocidi nel mondo.
Gruppo Consiliare Partito Democratico del Trentino, 22 gennaio 2019
Se per alcuni anni si è invocato, da più parti, il silenzio della riflessione interiore, sia singola come collettiva nella ricorrenza del “Giorno della Memoria”, adesso è proprio la “parola della Memoria” che deve riprendere la sua funzione narrante e di pungolo ad una conoscenza capace di oltrepassare i confini del mero, per quanto drammatico nella sua immensità, racconto storico, divenendo invece lente di ingrandimento su di un presente sempre più lambito dalle nuove onde nere del razzismo, della xenofobia e dell’intolleranza ad alto rischio di trasformazione in odio.
Ricordare le dimensioni e le modalità con le quali la Shoah si materializza nella storia del Novecento non può essere solo un doveroso e commosso atto d’omaggio ai milioni di vittime, bensì una spinta a comprendere l’incombenza del rischio del ripetersi, come già è avvenuto con altri genocidi nel mondo.
Quando il pregiudizio trova vasti terreni di coltura dentro gli slogan a buon mercato; le promesse a fini elettorali; la retorica del “noi contro gli altri”; il richiamo alle chiusure identitarie dei nazionalismi, allora le condizioni si creano da sé medesime ed il solido terreno della democrazia si trasforma, via via, in un pantano vischioso di rancore e di paure irrazionali, dove, silenti, fermentano gli enzimi del rifiuto delle diversità; delle aberrazioni razziali e dello scontro ideologico e materiale fra individui e gruppi sociali.
D’altronde, così è cominciato il tragico cammino dell’antisemitismo; un cammino costellato di persecuzioni, violenza e morte e culminato, ma non esaurito, nella Shoah. Pensavamo che dopo Auschwitz non vi fosse alcuna possibilità di coltivare ancora il Male, ma ci siamo sbagliati.
Abbiamo così dato spazio, con le nostre disattenzioni e con la progressiva divaricazione fra prassi di governo e confronto con la società, ad un crescendo di estremismi e di emarginazioni che alimentano tutti gli “ismi” delle curve calcistiche, dove, più che altrove, trova ancora albergo l’antisemita ed il razzista più volgare e violento.
Davanti a tutto questo e nella consapevolezza del dovere di raccogliere il lascito narrativo degli ultimi Testimoni, l’impegno delle plurali culture democratiche non può che essere quello di proseguire il difficile e complesso cammino del racconto e del dialogo, consci che solo attraverso un uso responsabile delle parole si potranno formare alla democrazia le coscienze del futuro.