«Fra i candidati, a chi promette solo di abolire, preferisco chi pensa in evoluzione e ha delle idee di miglioramento». Così ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, ospite dell’assemblea di Cia Agricoltura al PalaRotari. Poletti non si ricandida alle prossime elezioni politiche, ma lancia un’idea per dare una mano al futuro del comparto agricolo: «Chi coltiva preserva il territorio e contribuisce alla sua bellezza, elemento cardine per il turismo. Questo contributo dovrebbe essere riconosciuto, in termini fiscali e previdenziali».
E. Orfano, "Corriere del Trentino", 4 febbraio 2018
Ministro Poletti, quale sarà il posto per il lavoro in agricoltura in futuro?
«L’agricoltura è un’attività storica, che ora deve essere vista in connessione con il turismo, la cura dell’ambiente, la bellezza dei panorami, la cultura del territorio nel suo complesso. Pensiamo, in queste zone di montagna, alla bellezza di un vigneto in autunno. Allora: dobbiamo pensare che la bellezza non è gratis, ma proviene dal duro lavoro di persone impegnate. Quindi è tempo di pensare l’attività agricola non solo come produzione, ma anche come cura del territorio. Per questo penso che chi vi lavora dovrebbe vedersi riconosciuti particolari trattamenti fiscali e previdenziali, proprio per i benefici che arreca al bene collettivo. Un provvedimento che aiuti ad esempio chi coltiva più in alto e ha una redditività più bassa».
Si andrebbe incontro a una sensibilità crescente verso i temi ambientali, applicati anche alla produzione agricola. In Trentino abbiamo le prime cantine in Italia che hanno conquistato il marchio ministeriale Sqnpi per la sostenibilità del vino.
«Qui c’è una grande capacità di essere all’avanguardia, grazie al lavoro di tutti, in primis degli agricoltori che devono accettare un rigido disciplinare. Si tratta di un grande fatto culturale e un forte dato reputazionale. Il consumatore è sempre più attento a questi aspetti».
In agricoltura cerca un’occupazione un numero crescente di giovani.
«Le nuove aziende crescono e mettono in atto una nuova relazione con la tecnologia. Per un giovane è più facile, rispetto alle generazioni precedenti. Le politiche del Governo che mirano alla distribuzione dei terreni e alla nascita di nuove aziende dimostrano che non si sta abbandonando l’agricoltura a una lenta consunzione. C’è un rilancio».
Potranno aumentare i lavoratori in quest’area?
«Forse non proprio nell’ambito della coltivazione, piuttosto dell’intero settore agroalimentare. In cui entra anche la ricerca».
A tal proposito la Fondazioen Mach di San Michele all’Adige ha appena sequenziato il genoma della peronospora, una delle malattie peggiori per la vite.
«Tutta la filiera è destinata ad avere più peso, anche il fronte scientifico. Il consumatore cerca prodotti più raffinati e di qualità».
Di recente Confindustria Cuneo ha invitato a scegliere percorsi scolastici meno universitari, più da operai specializzati. Che ne pensa?
«Credo che la conoscenza e il sapere siano fondamentali. Ma ci vuole il “sapere”, quello dato dallo studio. Poi occorre il “saper fare”, cioè mettere in pratica quello che si è appreso. Infine il “saper essere”, cioè saper muoversi, prendere decisioni, operare, in un contesto. Così la conoscenza diventa applicabile».
Ministro, siamo in piena campagna elettorale, quali sono le sue impressioni?
«Non considero una buona modalità quella di chi si presenta dicendo che se governerà abolirà questo e quello. Per me è più bravo non chi ha in mente di distruggere, ma chi mette in campo idee di miglioramento, in evoluzione e continuità nel tempo. Teniamo conto che l’impresa, se cambiano le regole ogni sei mesi, va in difficoltà, non sa più come fare a investire. Già il mercato è variabile, non serve che gli complichiamo di più la vita. Il muratore ingaggiato per finire una casa parta da quello che c’è e dimostri di proseguire meglio degli altri. Non demolisca tutto».
E in Trentino come la vede?
«Credo che il centrosinistra abbia buone chance. Dal canto nostro abbiamo avuto un dialogo molto forte con le autonomie, raggiungendo risultati che poi hanno avuto applicazione anche nel resto d’Italia. Sono fiducioso».