La precarietà dei giovani. Sinistra radicale e 5 stelle«Abolire il Jobs Act». Il Pd: no, i risultati arrivano

 I giovani. A ben vedere, forse non esiste un fascicolo più urgente sul tavolo della politica italiana: precari, se non disoccupati, incapaci di sottoscrivere un mutuo o pensare a una famiglia, disillusi dalla politica. Spesso, come nelle interviste di domenica sul Corriere del Trentino, anche consapevolmente autocritici. Quali i messaggi che arrivano da i candidati più giovani? Un filo comune accomuna opposizioni tra loro assai diverse: l’abolizione del Jobs Act.
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 6 febbraio 2018

Potere al Popolo

Classe 1979, Samira Stephan, è candidata alla Camera a Pergine per Potere al Popolo. La prima riflessione è contro il luogo comune dei bamboccioni politicamente inconsapevoli. «Ma in quali partiti dovrebbero militare? I giovani sono oggi per la stragrande maggioranza precari e atipici, privi di rappresentanza sindacale, perfino, ed è la condizione di ogni precario, dell’elementare diritto di sciopero. I giovani con cui mi confronto — assicura Stephan che di lavoro fa l’insegnante — sono alla disperata ricerca di una rappresentanza istituzionale e sindacale. Il problema è che non la trovano nei partiti e nei sindacati tradizionali». La proposta di Potere al Popolo passa «dall’abolizione del Jobs Act e, in generale, dalla cancellazione di tutte le forme di lavoro non retribuito che sono state inventate, l’ultima l’alternanza scuola lavoro: 150 milioni di ore l’anno di lavoro gratuito». C’è poi l’articolo 18. «Il suo ripristino non è una bandierina, significa ristabilire l’idea che nei luoghi di lavoro ci possano essere dei conflitti per il riconoscimento dei diritti». Occorrono poi «investimenti da parte dello Stato e anche assunzioni»: «È un falso mito quello secondo cui le economie europee più avanzate avrebbero più precarietà e meno dipendenti pubblici. Se poi il nostro obiettivo è battere la Cina nel comprimere salari e diritti, non stiamo lavorando per il futuro dei giovani».

Centrodestra

A molte miglia di distanza politica, Vanessa Cattoi, candidata alla Camera a Rovereto per il centrodestra, 38 anni di estrazione leghista, in materia di diritto del lavoro vede gli stessi problemi. «Il Jobs Act va rivisto, oggi i giovani sono tutti precari in mano ai centri interinali, la loro prospettiva di vita sono i tre mesi del contratto. Impossibilitati a sviluppare una professionalità, a costruirsi una famiglia, vivono senza prospettive. Per non parlare delle giovani donne costrette a scegliere tra i figli e il lavoro dall’assenza di politiche di conciliazione». Se il problema è talmente evidente da essere visto in maniera simile da occhi diversi, le soluzioni differiscono: «Il primo punto da cui partire — sostiene Cattoi — è la defiscalizzazione delle imprese. Oggi chi investe i propri soldi in Italia è un eroe. Non è possibile avere lavoro se non si permette alle imprese di svilupparsi. La conseguenza è che i nostri ragazzi devono lasciare la propria terra per costruirsi un futuro». E gli altri, quelli che lasciano, ad esempio, l’Algeria per l’Italia? «Chi viene per lavorare — assicura — per me è ben accetto. Non chi viene per farsi mantenere dall’assistenza. In Australia, o negli Usa, senza lavoro non si resta». Cattoi ha un’idea anche del tipo di lavoro su cui investire. «Oggi anche l’agrifood ha bisogno di elevati standard di innovazione. Esperti di machine learning engineering chiunque oggi li assume, ma il nostro sistema scolastico è arretrato».

Movimento 5 Stelle

«Il reddito di cittadinanza è una proposta concreta per togliere i giovani dall’angoscia del precariato e permettere loro di cercarsi un’occupazione corrispondente ai propri studi e alla propria qualificazione. Anch’io — spiega Matteo Perini, classe 1982, candidato alla Camera a Rovereto per il M5s — ci sono passato dal precariato, pubblico nel mio caso, e so cosa vuole dire». Perini n on ha dubbi: «Le coperture per il reddito di cittadinanza sono già state trovate. Permetterebbe anche al lavoro nero di venire allo scoperto». Il Jobs Act «è una legge per favorire le lobby» e va riscritta. «Con i soldi delle restituzioni dei nostri due eletti, solo in Trentino, abbiamo permesso a 30 aziende di nascere». E la disaffezione dei giovani per la politica?: «Si combatte con il buon esempio dei politici. Ho aderito al Movimento dalla sua fondazione e non me ne sono mai pentito.

Centrosinistra

Il compito di difendere l’ultima riforma del diritto del lavoro spetta a Maria Chiara Franzoia, candidata Pd per il centrosinistra alla Camera, nel collegio di Trento. Nata anche lei nel 1979, condivide «il dramma dei giovani che non riescono a programmare la propria vita perché privi di una stabilità lavorativa», ma pensa che la soluzione sia «proseguire negli sforzi fatti finora dal governo contro la precarizzazione del lavoro». «Per dare un giudizio corretto — dice — dobbiamo ricordarci di dove eravamo cinque anni fa. Certo, di strada ne resta da fare, ma i primi risultati in termini di occupazione si cominciano a vedere. È vero che il Jobs Act ha reso il lavoro più flessibile, ma l’obiettivo di lungo periodo è fare in modo che le imprese possano investire in Italia. Una straordinaria opportunità viene anche dall’alternanza scuola lavoro: un modo per non restare spaesati terminati gli studi. Con la misura degli 80 euro si è poi cercato di garantire reddito anche alle fasce più deboli». Quanto alla scarsa passione dei giovani per la politica, Franzoia ci tiene a sottolineare che «se la militanza partitica è un po’ in crisi, l’attivismo dei giovani non è venuto meno: sempre più spesso si esprime nel volontariato».