«Ormai, senza finanziamento pubblico ai partiti, tutto si basa sul volontariato» spiega Andrea Rudari, ex consigliere comunale e provinciale e ora tesoriere del Partito democratico. Come funzionano i versamenti volontari? E' molto semplice: i candidati eletti in Comune, in Provincia, nelle Comunità di Valle o in Parlamento decidono di versare al partito una quota di quanto percepiscono. Questa, assieme al 2 per 1000 è l'unica forma di finanziamento che abbiamo.
A. Selva, "Trentino", 14 gennaio 2018
C'è una regola precisa? Direi che si tratta di una regola morale, perché non abbiamo strumenti civili per andare da un consigliere e obbligarlo a versare. Si tratta di una liberalità che abbiamo previsto nel regolamento con un calcolo che si basa su scaglioni di reddito: più il consigliere percepisce e più dovrebbe versare, esattamente come avviene con il fisco. Naturalmente valgono solo i redditi legati all'attività politica.
Versano tutti? Ci sono situazioni particolari, ad esempio i candidati che sono del Pd ma sono stati eletti con una lista civica e fanno attività politica anche con quella. In questo c'è una certa flessibilità. E poi possiamo contare sul 2 per 1000 che è l'altra forma di finanziamento che ci è rimasta.
Tempi duri per il partito? Per tutti i partiti. Giusto o sbagliato che sia, ci sono sedi che chiudono sul territorio. E ovviamente in vista della campagna elettorale i partiti chiedono un contributo ai candidati per sostenere le spese.
I gruppi politici possono contribuire a sostenere i partiti? No, nel modo più assoluto. I fondi pubblici per i gruppi consiliari devono essere utilizzati nell'ambito dell'attività politica del gruppo e non possono essere usati per finanziare altre iniziative. C'è una distinzione rigorosa tra gruppi consiliari e partiti politici.
Nei bilanci dell'Upt si trovano le ricevute di versamenti del Pd. A che cosa si riferiscono? Si tratta della ripartizione dei fondi elettorali, legati alla vecchia norma. Sono versamenti che il Pd (o l'Svp) ha fatto agli altri partiti della coalizione dopo averli ricevuti dallo Stato e sono soldi che - con il cambio della normativa - non si troveranno più nei prossimi bilanci.
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Versamenti volontari da parte dei candidati eletti, "2 per 1000" (di cui il Trentino ha parlato ieri) e in minima parte entrate derivanti dalle tessere: ecco le fonti di finanziamento su cui possono fare affidamento i partiti. Con la necessità di tirare la cinghia in seguito all'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti stabilita nel 2013 e attuata progressivamente entro il 2017.La voce principale nei bilanci dei partiti è ora rappresentata dai versamenti dei candidati eletti. Somme che nella maggior parte dei casi sono su base volontaria, ma vengono calcolate con indicazioni precise da parte delle formazioni politiche e in alcuni casi (ad esempio l'Upt) vengono anche sottoscritte dai candidati al momento dell'elezione.
Il partito che in Trentino incassa di più dai propri candidati è il Pd, che nel 2016 ha avuto entrate da "erogazioni volontarie" per oltre 200 mila euro. La situazione all'interno del Partito Democratico è molto eterogenea, con molte quote provenienti dai Comuni. Ecco quindi il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, sostenere il partito con 580 euro al mese (6.960 euro all'anno) con gli assessori Maria Chiara Franzoia e Andrea Robol attorno ai 5 mila euro, mentre Italo Gilmozzi si ferma a 2 mila 760 euro. Anche tanti altri assessori e consiglieri comunali di vari comuni trentini compaiono nella lista (ad Arco c'è Maria Luisa Tavernini con 3 mila euro), ma la parte più grossa delle risorse del Pd nel 2016 è giunta dai consiglieri provinciali con cifre variabili tra i 12-13 mila euro (Donata Borgonovo Re, Mattia Civico, Lucia Maestri, Sara Ferrari) ai 17 mila euro versati da Violetta Plotegher (assessora regionale), dal presidente Bruno Dorigatti e dagli assessori Luca Zeni e Alessandro Olivi. Ma i versamenti possono variare notevolmente da un anno all'altro: nel 2014, ad esempio, Olivi aveva versato oltre 30 mila euro. Il versamento minore è quello del capogruppo Alessio Manica, che si è fermato a 11.400 euro (mille in più rispetto all'anno precedente). I parlamentari Giorgio Tonini e Michele Nicoletti hanno versato rispettivamente 14 mila e 9 mila euro. Le indicazioni del partito si basano su una formula che tiene conto degli scaglioni di reddito, ma l'effettiva quantità dei versamenti - fanno sapere dal partito - è stabilita volontariamente dai candidati.
L'elenco del Partito autonomista nel 2016 aveva solamente due rappresentanti politici presenti con il nome in chiaro (gli altri avevano chiesto riservatezza): il segretario politico Franco Panizza (il maggior sostenitore delle Stelle Alpine con oltre 26 mila euro) e il deputato Mauro Ottobre che nel 2016 ha versato 7.400 euro nei primi cinque mesi dell'anno. Per capire meglio chi sono i principali sostenitori del Patt bisogna prendere i dati del 2015 dove compaiono i nomi del governatore Ugo Rossi (18 mila euro) e dei consiglieri Lorenzo Baratter (12.500 euro), Walter Kaswalder (12 mila euro), Graziano Lozzer (12 mila euro), Luca Giuliani (13 mila euro) e Lorenzo Ossanna (18 mila euro). Ma ci sono altri rappresentanti politici autori di versamenti consistenti che hanno scelto di restare anonimi.Per la Lega Nord niente nomi: nel bilancio è indicata semplicemente la somma di 31 mila euro derivanti da erogazioni volontarie e non è possibile sapere se arrivino dal consigliere provinciale Maurizio Fugatti, dal senatore Sergio Divina o (come è probabile) da entrambi.
In casa Upt la situazione è questa: i consiglieri provinciali versano 1.100 euro al mese (13.200 all'anno) ma ci sono forti differenze da un anno all'altro, perché nel 2015 il partito ha chiesto un sacrificio ai propri consiglieri per riuscire a estinguere un mutuo. Ecco perché i dati di quell'anno sono praticamente tripli rispetto al 2016 con i consiglieri provinciali Tiziano Mellarini, Mauro Gilmozzi, Pietro De Godenz, Gianpiero Passamani e Mario Tonina che hanno sfiorato i 30 mila euro di contribuzione al partito. Vittorio Fravezzi ha versato 25 mila euro mentre Lorenzo Dellai si è fermato a 19 mila. Nell'elenco del 2016 pubblicato dall'Unione per il Trentino non si trova più l'ex governatore Dellai perché - in seguito a un accordo con il partito - ha sospeso temporaneamente il versamento, considerate le spese ingenti che aveva sostenuto personalmente in campagna elettorale per sostenere Scelta Civica. Scorrendo l'elenco dell'Upt ecco anche Fabio Pipinato (5 mila euro) e Paolo Biasioli (2 mila) e poi Donatella Conzatti (1.450 euro) e Gianpaolo Daicampi (1.400).