«Ora non possiamo proporlo, ma sarei favorevole all’abolizione delle Regioni a statuto speciale». Così parlò Maria Elena Boschi il 25 ottobre 2014 dal pensatoio della Leopolda. Allora, i democratici di rito renziano si preparavano a cambiare il volto del paese anche attraverso la riforma costituzionale. A livello locale, ne nacque un piccolo polverone. Ugo Rossi chiamò Matteo Renzi e definì «stanche litanie» le affermazioni della ministra.
M. Angelucci - T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 17 dicembre 2017
Nonostante l’amnesia rappresenti una delle categorie della politica contemporanea, dal Brennero a Borghetto si è levato tra i dem un coro di «no» all’ipotesi che la ministra venga paracadutata in Trentino Alto Adige in occasione delle politiche. C’è chi ne fa una questione di principio, chi osa notare che l’attuale immagine della ministra non sia delle migliori, chi si preoccupa di tutelare il propio posto in parlamento. Motivi diversi, medesima conclusione: Boschi resti in Toscana.
La telefonata «esplorativa» di Matteo Renzi sarebbe rimbalzata in Alto Adige con l’idea di «un collegio per Maria Elena». Gli unici possibili, per quanto improbabili, sono i due (Camera e Senato) di Bolzano e Bassa Atesina, già rispettivamente pronti per gli italiani Francesco Palermo e Gianclaudio Bressa. La Svp ha già fatto capire che degli uninominali è meglio non parlare nemmeno: un conto è chiedere di votare un italiano altoatesino, un altro di votare un toscano paracadutato in Südtirol. «Maria Elena non sarà mai candidata nei collegi, semmai sul proporzionale. Ma per il momento sono solamente speculazioni senza fondamento» taglia corto Bressa.
L’ipotesi di una candidatura di Boschi ha fatto però già scoppiare un vespaio nel Pd altoatesino. Matteo Bonvicini, consigliere comunale appena nominato nella segreteria provinciale Pd, ha già lanciato una raccolta firme per chiedere le primarie. Nulla di personale contro Boschi, s’intende.
A Trento il clima pare più rilassato. Non tanto per una valutazione diversa circa l’opportunità politica di una simile ipotesi, ma perché i trentini, a torto o a ragione, credono che non sarà comunque chiesto a loro il sacrificio.
Il segretario Italo Gilmozzi si limita all’essenziale. «Nessuno ci ha comunicato che Boschi possa essere candidata in Trentino. In ogni caso, indipendentemente dai nomi, per quanto ci riguarda il primo posto nel listino proporzionale dovrà andare a un trentino. Questo lo abbiamo già comunicato sia a Roma, sia a Bolzano, visto che nel 2013 quel posto toccò a loro (l’attuale sottosegretario Gianclaudio Bressa ndr )». Quanto ai collegi uninominali «non credo — conclude il segretario del Pd trentino — possano essere oggetto di discussione». Più diretto il capogruppo in consiglio provinciale, Alessio Manica. «In linea di principio, come Pd del Trentino non possiamo essere favorevoli all’idea che si chieda a un territorio autonomo di votare rappresentanti che non sono espressione della nostra comunità. Potrei poi capire — continua Manica — se si parlasse di un Delrio, persona che ha con la nostra realtà una frequentazione di antica data e che ha dimostrato in più occasioni di conoscere il nostro territorio e la nostra storia. Ben più difficile immaginare l’opportunità di candidare una figura nazionale con l’unico obiettivo di garantirle la rielezione in un momento di difficoltà». E in serata, anche il nome di Delrio è stato citato come possibile candidato a Bolzano.
Più diplomatico il deputato Michele Nicoletti, che sarà quasi certamente ricandidato a marzo. «Francamente, non darei troppo credito a certe voci. Personalmente non mi risulta che ci siano richieste in questo senso da Roma. In ogni caso, come partito abbiamo già fatto presente alla segreteria nazionale che riteniamo opportuno scegliere a livello locale i candidati».