Doppia preferenza di genere, la proposta torna in consiglio

Sia stato un cavallo o una nave a essere abbandonato dai greci sulla spiaggia di Troia, la sostanza non cambia: dal suo interno, come narrarono prima Omero e poi Virgilio, uscirono i più valorosi guerrieri achei e conquistarono nottetempo la città. Qualcosa di simile potrebbe avvenire giovedì o venerdì in consiglio provinciale, quando la doppia preferenza di genere, già affossata dall’ostruzionismo dell’opposizione, tornerà in Aula all’interno di un vecchio disegno di legge a firma di Manuela Bottamedi (Gruppo misto) e Giacomo Bezzi (Forza Italia).
E. Ferro,"Corriere del Trentino", 28 novembre 2017

 

Il testo propone l’elezione indiretta del presidente della Provincia e degli assessori: 37 articoli, due dei quali — il 19 e il 25 — sostengono che «in ciascuna lista di candidati nessuno dei due generi possa essere rappresentato in misura superiore all’altro, se non quando il numero delle candidature della lista è dispari» e che ogni elettore possa esprimere fino a due preferenze, ma se lo fa «devono essere dirette a candidati di genere diverso; in caso contrario la seconda preferenza è annullata». In sostanza, le stesse proposte contenute nel disegno di legge ritirato lo scorso maggio, caduto sotto il peso di migliaia di emendamenti ostruzionistici. Pare, tuttavia, che nessuno se ne sia accorto: la legge è passata regolarmente sia all’esame della prima commissione che dei capigruppo.

È a questo punto che viene confezionata la «vendetta» della maggioranza, che ha presentato una serie di emendamenti (37 per la precisione) al disegno di legge Bottamedi-Bezzi. 33 sono abrogativi «a palesare che la proposta di legge non è condivisa» precisa il capogruppo del Pd Alessio Manica (e disponibili a essere utilizzati nel caso ci fosse la necessità di procedere rapidamente), ma 4 sono di merito e servono per proporre, emendando il testo sull’elezione indiretta di presidente e assessori, il contenuto del ddl sulla doppia preferenza di genere che, sbattuto fuori mesi fa dalla porta, ora rientra dalla finestra. Un vero e proprio cavallo — o nave — di Troia, dunque.

L’obiettivo della maggioranza, quindi, è far uscire dall’Aula un testo con solamente gli articoli riguardanti la doppia preferenza di genere nella versione contenuta nel testo unificato dei disegni di legge proposti a suo tempo da Lucia Maestri del Pd e sempre da Giacomo Bezzi (che chiedeva anche il rispetto della partecipazione di uomini e donne al 50% nei programmi di comunicazione politica).

Le minoranze hanno i loro strumenti per dare battaglia in Aula, ma questa volta non avranno dalla loro quello dell’ostruzionismo: nessuno, infatti, ha chiesto i tempi non contingentati e dunque ci saranno al massimo tre ore a disposizione per approvare il testo. Il risultato è a dir poco clamoroso: a meno che non si assista a una clamorosa retromarcia, la maggioranza sarà obbligata a votare la legge e i tempi contingentati impediranno alle minoranze di fare ostruzionismo. I margini di protesta, inoltre, sono risicati, proprio perché la legge è passata regolarmente sia all’esame della prima commissione che dei capigruppo.