«1. Sono vive e attuali le ragioni che hanno portato, negli anni passati, il Partito democratico del Trentino (PdT) e l’Unione per il Trentino (UpT) a dar vita, insieme alla Südtiroler Volkspartei (Svp), al Partito autonomista trentino tirolese (Patt), all’Union autonomista ladina (Ual) e ad altri alleati, alla coalizione di centrosinistra autonomista.
Trento, 27 novembre 2017
Una strategia che, nell’arco di due decenni, ha saputo raccogliere il consenso di una vasta maggioranza dei cittadini elettori del Trentino—Alto Adige/Südtirol, sia alle elezioni provinciali e regionali, sia a quelle politiche nazionali, proprio perché ha saputo coniugare la puntigliosa ed efficace difesa, il consolidamento e l’ampliamento delle prerogative della nostra autonomia speciale, frutto di una lunga e tormentata vicenda storica nel cuore dell’Europa del Novecento, con una visione che facesse del riformismo popolare e autonomistico, diffusamente coltivato nelle nostre comunità alpine, un laboratorio di buon autogoverno e un contributo originale e propositivo al governo dell’Italia.
2. E tuttavia, non può darsi, o comunque non può durare, in particolare in un tempo inquieto come il nostro, una proposta politica che non contenga in sé, insieme alla cura per la continuità e la stabilità - beni essenziali di ogni comunità e condizione imprescindibile per il buon governo - anche la ricerca dell’innovazione, dei contenuti e delle forme, dei soggetti e dei protagonisti della politica. Senza stabilità, l'innovazione si riduce a esercizio velleitario, privo di reale efficacia. Ma senza innovazione, la stabilità finisce per sconfinare nella conservazione dell’esistente, prima o poi destinata ad essere travolta dal mutamento sociale e culturale. Nel solco dell’insegnamento di Aldo Moro, che ammoniva il suo partito a non smettere mai di essere “alternativo a se stesso”, a non sentirsi mai appagato dai risultati raggiunti, se non voleva perdere il contatto e il consenso maggioritario del paese, stabilità e innovazione sono stati e devono continuare ad essere le due componenti costitutive, ugualmente essenziali, della proposta politica del centrosinistra autonomista.
3. Il PdT e l’UpT intendono contribuire al processo di innovazione nella stabilità, che deve coinvolgere tutta la coalizione, dando vita ad un dialogo più approfondito, che porti questi soggetti a rafforzare la loro collaborazione e ad aprirsi a tutte le energie di cambiamento, in senso riformista e popolare, civico e democratico, di cui è ricca la comunità trentina. Ciò che ci accomuna è il riconoscerci nella comune esperienza del centrosinistra autonomista, che ha rappresentato un’“anomalia” nel Nord governato dal centrodestra e al tempo stesso un laboratorio politico nel panorama nazionale e la consapevolezza che anche in Trentino, occorre lavorare ancora per rilanciare e rafforzare questo assetto. Non si tratta di dar vita a sterili discussioni su schemi politici astratti, ma di confrontarsi concretamente, sulla base di un approccio all’insegna dell’apertura e dell’umiltà, con la diffusa domanda, nella comunità trentina, di una rappresentanza politica più adeguata, sia sul piano della elaborazione programmatica, messa alla prova da sfide sempre più complesse, sul piano economico, sociale e culturale, sia su quello delle forme e degli strumenti di partecipazione democratica.
4. Il PdT e l’UpT intendono dunque avviare una fase di confronto politico e programmatico, aperta al contributo di altre forze, energie e risorse, e proiettata verso e oltre gli appuntamenti con gli elettori, previsti per la primavera e l'autunno del 2018. Un dialogo che sia comunque rispettoso dell’autonomia, dell’identità e della storia dei partiti, nonché del percorso di apertura a mondi e aree politiche civiche già avviato dall’Upt con il fine di allargare l’area della partecipazione, del contributo di idee nuove e del sostegno al centrosinistra autonomista.
Nella legislatura nazionale che ormai volge al termine, il centrosinistra autonomista è stato determinante, sul piano numerico, per garantire la necessaria base di consenso, elettorale e parlamentare, ai tre governi che hanno operato dal 2013 a oggi: Letta, Renzi e Gentiloni. Questa centralità politica ha consentito alla nostra coalizione regionale di contribuire in modo attivo al bilancio largamente positivo della legislatura, al netto di innegabili e in gran parte forse inevitabili limiti. Basti pensare a qual era la condizione dell’Italia e dell’Europa cinque anni fa per misurare ed apprezzare il faticoso cammino compiuto.
Alle elezioni politiche nazionali, previste per la prossima primavera, PdT e UpT lavoreranno di intesa con le altre forze della coalizione dunque per sostenere i candidati che le forze politiche proporranno alla coalizione, presentati nei collegi uninominali per il Senato e per la Camera dalla coalizione regionale di centrosinistra autonomista. Per la parte proporzionale decideranno i partiti in piena autonomia.
Al tempo stesso guardano con attenzione agli sviluppi della nuova legge elettorale che ora aspetta l’approvazione del Senato. Sulla base del testo definitivo saranno analizzati i migliori assetti per la composizione delle liste elettorali, definendo le più adeguate modalità di partecipazione dell’Upt a sostegno della coalizione di centrosinistra nazionale, che tutelino comunque l’identità e l’autonomia dell’Upt quale soggetto territoriale, valorizzandone così al meglio l’apporto anche in termini quantitativi. Nella composizione delle liste Pd e Upt intendono promuovere un’apertura a mondi, aree, esperienze politiche e civiche, riconosciute e valorizzate nella loro autonomia, in modo da allargare la base di rappresentanza e di partecipazione, di irrobustire il radicamento territoriale e di accentuare la natura coalizionale del centrosinistra italiano.
5. Il governo del Trentino ha bisogno di serrare le fila in vista della fine della consiliatura e di guardare al futuro con capacità di visione programmatica. Dopo la complessa fase di transizione, che ha coinciso con gli anni della gestione della crisi più grave, per l’Italia e per l’Europa, dalla fine della seconda guerra mondiale, una transizione che è stata guidata in modo efficace ed equilibrato dalla Giunta provinciale e dalle forze politiche del centrosinistra autonomista (quelle presenti in Consiglio, e quelle rimaste escluse), la nostra comunità vuole sentirsi protagonista di una stagione nuova: sul piano istituzionale, dando seguito al lavoro avviato sia a Trento che a Bolzano rispettivamente con la Consulta e con la Convenzione del nuovo Statuto della nostra autonomia speciale; sul piano economico, dando vita a politiche per lo sviluppo che, facendo leva sulla qualità dei fattori produttivi, colmino il divario che si è andato allargando tra il Trentino e l’Alto Adige/Südtirol; e sul piano sociale, facendo fronte con lungimiranza e creatività alle nuove sfide che i grandi mutamenti, innanzi tutto demografici, portano con sé.
Allo stesso tempo, necessario e urgente appare riflettere sull’adeguatezza delle nostre attuali formazioni politiche ad assicurare il necessario equilibrio tra radicamento territoriale e autonomistico da un lato, e apertura e collegamento con la altrettanto indispensabile dimensione nazionale ed europea della forma-partito.
In questo contesto, nel quale è dar prova di saggezza non dare nulla per scontato, PdT e UpT intendono avviare una riflessione comune sulle linee strategiche del progetto di governo, sulle forme di partecipazione e sugli assetti della coalizione in vista delle elezioni provinciali e regionali dell’autunno 2018, rafforzando l’asse ed il dialogo diretto con la Südtiroler Volkspartei (Svp) e rilanciando l’alleanza con il Patt su nuove basi e con nuovi stimoli».
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Quello che pareva un matrimonio combinato, con scarsa voglia, ora rischia di diventare una cosa diversa. La coppia Pd-Upt ieri ha finalmente siglato un accordo la cui natura viene efficacemente sintetizzata da Lorenzo Dellai: «Il documento tra i due partiti era nato come "legittima difesa" verso le iniziative ostili del Patt. Però mi pare che, piano piano, incominci ad assumere la sua vera valenza, quella di una rigenerazione della coalizione. Ora - nota il parlamentare - serve che l'Upt acceleri verso la "nuova Margherita"».
G. Tessari, "Trentino", 28 novembre 2017
Già, ecco per bocca di Dellai, a cosa dovrebbe portare lo sposalizio, alla rigenerazione di una coalizione: ieri in Regione i due segretari Italo Gilmozzi e Tiziano Mellarini hanno presentato tre pagine fitte di intenti comuni, negando che si tratti di un accordo puramente (bi)elettorale: «Non è uno spot, di certo. Lavoriamo invece in controtendenza rispetto a quanto sta avvenendo a Roma, dove le divisioni nel centrosinistra stanno causando danni molto seri» ha spiegato il segretario del Pd. La parola d'ordine, coalizione, nel discorso del collega dell'Upt ha sortito anche l'effetto di riesumare antichi partner che parevano scesi nell'oblio, come i dipietristi: «La politica vuole aggregazione e noi, pur mantenendo la nostra identità, lavoriamo per allargarci, penso anche e soprattutto ai cattolici popolari, ma anche all'Italia dei» ha puntualizzato Tiziano Mellarini.
Prima di dire in che cosa si concretizzeranno le nozze, va detto che una certa qual parte di diffidenza tra le due controparti rimane, come ha notato il capogruppo del Pd in Provincia, Alessio Manica: «Sì, ma finalmente l'accordo ora c'è ed è un bene per tutta la coalizione. In parte si era smarrito il giusto binario, l'Upt e noi, facevamo una corsa parallela senza incontrarci».
Intanto ieri nella sala Rosa della Regione (ed i maligni notavano la singolarità di una sede istituzionale per un accordo politico) i rappresentanti dei due partiti si sono seduti rigorosamente divisi, da una parte e dall'altra della sala: il Pd schierava il segretario Italo Gilmozzi, l'assessore Luca Zeni, il capogruppo Alessio Manica, la consigliera Lucia Maestri ed il presidente dell'Autobrennero Gigi Olivieri. L'Upt rispondeva con il segretario Tiziano Mellarini, l'onorevole Lorenzo Dellai, il capogruppo Gianpiero Passamani, l'assessore Mauro Gilmozzi, i consiglieri Piero De Godenz e Mario Tonina, l'assessora comunale Chiara Maule, il delegato nazionale del Coni Sergio Anesi e l'ex segretaria Donatella Conzatti. Quest'ultima ha preferito sedersi con gli esponenti del Pd ma, alla fine, si è concessa un abbraccio liberatorio con Passamani, dopo uno scambio di battute tese tra i due sull'accordo in questione.
Il documento non dice in cosa si tradurrà, nel concreto, questa alleanza: ma i due capigruppo si muoveranno con maggiore sintonia in Provincia, Pd ed Upt faranno della formazione assieme e nel breve periodo verranno organizzato anche un paio di incontri pubblici per dare anche un varo popolare (non necessariamente popular) all'accordo.
Insomma mentre sul piano nazionale il centrosinistra si sgretola, la variante trentina-autonomista prova, una volta di più , a fare da lepre, allargando, scombinando i fattori per cercare un risultato largo sul doppio fronte, quello nazionale e su quello provinciale: «Sì la nostra identità rimane, non si snatura nulla, ma in Trentino dobbiamo evitare di replicare il brutto spettacolo che sta andando in scena a Roma» osservava il capogruppo dell'Upt Gianpiero Passamani.
Sulla questione del doppio voto rimane l'impasse. I collegi verranno assegnati solo dopo che i partiti nazionali avranno deciso chi mettere sul proporzionale. E la partita provinciale si interseca da vicino con le urne che verranno aperte solo sei mesi prima. I veti incrociati tra i neo sposi per ora non paiono favorire una candidatura per la Provincia che porti il presidente Ugo Rossi alle primarie. Restano sullo sfondo i due nomi nuovi dell'ad di Dolomiti Energia Marco Merler e del sindaco di Rovereto Francesco Valduga. Ma è presto. Troppo.