«Una campagna informativa contro i messaggi pericolosi»

Nessun dibattito politico sull’utilità dei vaccini. E far partire subito una campagna informativa che faccia da contraltare scientifico al bombardamento mediatico dei comitati “no vax”. In questo colloquio l’assessore alla salute Luca Zeni fa il punto sul tema. Lasciando solo un, teorico, spazio alla discussione.
G. Tessari, "Trentino", 20 giugno 2017

Assessore il centrosinistra sui vaccini è coeso? «Dobbiamo esserlo. Le istituzioni non possono decidere come muoversi in base ad internet o alle mail che arrivano. Ci sono l’Oms, l’Istituto superiore di Sanità, organismi che hanno delle posizioni chiare e sono quelle della comunità scientifica. Di queste noi prendiamo atto, non è che possiamo basarci su quello che salta fuori navigando sul web. E quindi nel merito ci affidiamo a quelle che sono le valutazioni scientifiche. E’ lo stesso approccio che abbiamo con le altre questioni sanitarie».

A cosa si riferisce? «Non è che la politica si può mettere a discutere se sia corretto intervenire chirurgicamente su di un tumore o se utilizzare invece la aloe vera. E questa è una parte su cui, da parte nostra in maggioranza, non ci può essere alcuno spazio per il fraintendimento. Quindi non si apre alcun dibattito sull’utilità dei vaccini».

Ma anche da noi si è abbassata la guardia però. «Sì è storia degli ultimi anni anche in Trentino. Il tentativo di affidarsi all’informazione rendendo facoltativi i vaccini per vedere poi come va, è un sistema che purtroppo non ha funzionato. Non si è raggiunta la soglia minima vaccinale indicata da tutte le organizzazioni internazionali. Anche per il Trentino è un problema: ed il mancato raggiungimento della soglia giustifica l’obbligatorietà».

Qualcuno, anche a livello di regioni, pare voler inserire dei distinguo, delle diversificazioni. «Sta accadendo, sì. Ma, appena qualche mese fa, proprio durante una conferenza Stato-Regioni all’unanimità ci si era rivolti a Roma per evitare che ci si trovasse, su un tema tanto delicato, a dover gestire una situazione a macchia di leopardo. Si era chiesta una chiara regolamentazione nazionale, una disciplina uniforme. E lo Stato è intervenuto e ha inserito l’obbligo».

Ma anche sull’obbligo c’è chi ha inserito dei distinguo. «Infatti. C’è chi obbietta sull’opportunità di introdurre delle sanzioni. Ma qui siamo di fronte ad una questione giuridica. C’è l’obbligo quando c’è sanzione. Ci sono impostazioni di filosofia del diritto che dicono che non c’ è reato se non c’è sanzione».

Sul tipo di sanzione c’è dunque spazio per un’ ulteriore valutazione? «E’ l’unico aspetto su cui ci riserviamo una riflessione, pur sapendo che la competenza è del Parlamento che deve convertire questo disegno di legge».

Si prevedono per i genitori inadempienti multe pecunarie e pure una segnalazione al Tribunale per una possibile revoca della Patria potestà. «Sono interventi molto pesanti. Noi diciamo che la sanzione deve esserci, ma riteniamo che Roma debba fare ulteriori valutazioni sull’efficacia di queste sanzioni. La segnalazione automatica, senza che si prenda in esame il singolo caso, non ci vede troppo convinti. E’ qui va detto (ancora molti non lo hanno capito) che noi come Provincia su questi temi possiamo solo “auspicare che...”. Visto che la competenza è assolutamente dello Stato. Per certo versi, magari per placare le critiche dei comitati “no vax”, sarebbe più facile approvare mozioni che impegnano a fare o non fare, sapendo che tanto alla fine decide lo Stato. Per noi è più serio, invece, fare della vera informazione sul tema».

Infatti il dibattito si sviluppa moltissimo sulla rete e le fonti non sempre sono cristalline. «Con i sindaci e con le scuole si è deciso infatti di fare una seria campagna informativa. Quello che ci preoccupa sono infatti gli incontri a tappeto che i “no vax” stanno facendo sul territorio. Incontri che rischiano di essere pericolosi. Nel documentario che viene proiettato parlano medici radiati e la tesi che passa è quella che i vaccini sono lo strumento di un complotto mondiale per controllare la popolazione. A questi incontri partecipano però anche delle persone che, in buona fede, vogliono capire. Vedono il dibattito in televisione e poi, in questi incontri, sentono solo una campana. Ecco allora che, attraverso i nostri canali istituzionali, i medici dell’Azienda sanitaria, vogliano spiegare bene quali sono i vaccini, quali le malattie. Quali gli effetti collaterali possibili, come per tutte le medicine. E riportare l’iter di un percorso, l’importanza di vaccinarsi».