Zeni: «I Comuni non bastano. Il futuro non si intercetta guardandosi l’ombelico»

Mentre, al centro, è un brulicare di iniziative e contatti, il Pd è alla finestra. Luca Zeni si mostra sereno: «Il nostro baricentro è più stabile, non abbiamo il problema dei contenitori. Ciò che dobbiamo fare è concentrarci sulla proposta politica».
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 19 maggio 2017

 

Assessore, Francesco Valduga a nome dei sindaci che si stanno aggregando intorno a lui, parla di un possibile schieramento contro i populismi che va dal Pd fino a Civica Trentina.

«Il richiamo a una politica lontana dai populismi è giusto e alcuni sindaci lo hanno già messo in pratica penso, ad esempio, sul delicato fronte dei migranti. Quanto al resto, mi pare che ci si concentri sempre molto sui contenitori e poco su strategie e programmi politici».

Il manifesto che stanno definendo i «civici» è un documento non programmatico, ma «valoriale», con i Comuni come punto di riferimento. Utile?

«Assistiamo con scetticismo alla scelta degli Stati Uniti di isolarsi dal resto del mondo e stiamo parlando quasi di un continente. Il ripiegarci su noi stessi non è un’opzione che il Trentino può permettersi: siamo 500.000 persone. Oggi le grandi scelte politiche hanno una dimensione che non è più nemmeno nazionale e, spesso, neppure europea. Non possiamo fare a meno di rapportarci con questi scenari se vogliamo trovare soluzioni particolari per la nostra terra».

Ad oggi, solo per limitarsi alle forze rappresentate in consiglio, ci sono sette liste o partiti territoriali in Trentino. L’Autonomia, da sola, ne spiega la necessità?

«Temo che negli anni delle risorse crescenti si sia istaurato un rapporto bilaterale Provincia-territori, quando non Provincia-persona, basato sullo schema “rivendicazione-concessione”. Questo porta a non sentirsi più parte di un’insieme, di una comunità, ma a limitarsi alla rivendicazione delle proprie istanze, territoriali, quando non personali. Ho letto che i sindaci non intendono dare vita a una nuova lista e questo è un bene perché la frammentazione mi pare già elevata. Il futuro, però, non lo si trova sul proprio ombelico».

La somma delle istanze dei Comuni, le istituzioni più vicine ai cittadini, può dare una Provincia autonoma?

«Io credo di no. La politica non è solo affiancamento delle richieste dei singoli territori o dei singoli cittadini. La politica ha il non facile compito di indicare una rotta, un progetto che guarda al futuro. È quello che cerchiamo di fare quando pensiamo a un anche turismo culturale in un territorio vocato alla montagna, o quando ci sforziamo di riorganizzare i servizi sanitari e assistenziali in modo che siano sempre più integrati e facciano sistema. Questo non significa che i sindaci, oggi, possano essere “solo” buoni amministratori, o che da loro non possano venire stimoli e proposte».

Lei si vede in una giunta insieme a Borga?

«Se l’obiettivo fosse la sola amministrazione, perché no? Ma, come dicevo, quando gli non ci si limita ad amministrare l’esistente ma si progetta il futuro, la buona volontà non basta, servono le idee e quelle non possono essere troppo diverse per dare vita a un progetto comune. Diffido da chi non ha idee politiche e da chi, avendole, le cela».

L’Upt dialoga con i sindaci, il Patt fa la stessa cosa attraverso Carlo Daldoss. Il Pd osserva. Non temete di trovare un giorno cambiata la serratura di casa, magari con altri inquilini al posto vostro?

«È legittimo che i nostri compagni di viaggio siano in movimento. Noi abbiamo un baricentro più stabile, non abbiamo la difficoltà di ideare nuovi contenitori e assicuriamo quel collegamento con ciò che sta fuori dal Trentino che, come dicevo, credo resti fondamentale. Questo ci consente di avere più tempo per l’elaborazione politica ed è su quella che dobbiamo concentrarci».

Lorenzo Dellai vi ha invitato a studiare un’agenda con l’opposizione per superare l’ostruzionismo e non rendere legislativamente sterile l’ultimo tratto di legislatura. Condivide?

«Credo che noi ci dobbiamo concentrare sulla nostra proposta politica. Le leggi oggetto di ostruzionismo si prestavano alla strumentalizzazione e le opposizioni hanno ritenuto di ricavarne un vantaggio elettorale. Ma se, per fare un esempio che mi è vicino, domani portassimo in aula una legge che potenzia i servizi agli anziani, davvero penseranno ancora che sia utile ricorrere all’ostruzionismo?».

Potrete sempre fare una delibera...

«Ho già detto in commissione che l’argomento necessità di un confronto con tutte le forze politiche, in aula».