Il Pd trentino punta ancora su Renzi

Alle primarie più sottotono della storia del Partito democratico, che domenica affidano agli elettori e ai simpatizzanti la scelta del segretario, il Pd trentino si presenta con gran parte dei suoi big schierati con il segretario uscente ed ex premier Matteo Renzi.
C. Bert, "Trentino", 28 aprile 2017


Voteranno per lui il segretario Italo Gilmozzi, i parlamentari Giorgio Tonini e Michele Nicoletti, gli assessori provinciali Alessandro Olivi, Luca Zeni e Sara Ferrari, mentre nel resto del gruppo consiliare la situazione appare più diversificata: Mattia Civico si è candidato all’assemblea nazionale nella lista Renzi, per l’ex premier anche Lucia Maestri, il capogruppo Alessio Manica e l’assessora regionale Violetta Plotegher stanno con Andrea Orlando, non si è schierata la presidente del partito Donata Borgonovo Re e il presidente del consiglio Bruno Dorigatti ha annunciato che non andrà a votare. Intanto, a pochi giorni dal voto, si registra un incidente. Lo denuncia la lista Emiliano, esclusa dal depliant stampato dal Pd della val di Non in vista delle primarie, che ha dato spazio a sostenitori delle mozioni Renzi (rappresentata da Tonini) e Orlando (Elena Mendini), oscurando completamente Michele Emiliano. «La giustificazione che ci hanno dato è che in val di Non non ci sono candidati della nostra lista - spiega Fedele Ferrari, capolista per Emiliano - questa mancanza di correttezza ci ha stupiti e amareggiati, chiediamo al segretario Gilmozzi di farsi garante dell’imparzialità di queste primarie. Ci mettiamo anima e corpo, già non c’è grande voglia di partecipare, escludere non aiuta». Domenica si vota dalle 8 alle 20 nel seggio del proprio Comune o circoscrizione di residenza (elenco sul sito www.partitodemocraticotrentino.it), versando un contributo di 2 euro (tranne gli iscritti).

OLIVI: «Matteo il leader per vincere nel 2018»

«Non nasco renziano e non ho mai amato una narrazione tutta puntata sulla leadership e l’empatia, ma Renzi resta il più competitivo per vincere la vera partita che si giocherà nel 2018». Il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi voterà per Matteo Renzi.

Olivi, si era detto che avrebbe guidato la lista per Renzi, ma non lo ha fatto. Perché? Mi era stato chiesto, ma penso che in un momento come questo a ognuno il suo, ci sono persone che fanno più vita di partito a cui era giusto dare spazio.

Però voterà convintamente per l’ex segretario? Tra i tre candidati ritengo che Renzi sia quello che ha più energia e capacità di leadership per vincere le “secondarie” per il governo del Paese. Il più competitivo in una sfida che dovrà saldare il capitale del Pd con quella parte di comunità che non partecipa alle primarie. Di fronte all’avanzata dei 5 Stelle e a un centrodestra che si riorganizzerà per tornare competitivo, serve un Pd che si espande nella società.

Il confronto televisivo su Sky ha aperto la discussione sulle alleanze. Con Pisapia sì o no? Dal 1° maggio a chi vincerà le primarie, io credo sarà Renzi, spetterà costruire un Pd che sia non solo lo specchio del governo che è stato ma che sappia riconnettersi con quei mondi che si sono allontanati dalla politica. All’appello di Pisapia risponderei non con una chiusura, dobbiamo sapere che va costruito un ponte con il civismo progressista.

Queste primarie non hanno scaldato i cuori. Colpa dello strumento abusato o del fatto che manca una vera novità e Renzi è considerato già vecchio? Vero, le primarie non hanno sprigionato passione e coinvolgimento: il fatto che si siano tenute pochi mesi dopo il referendum e la crisi di governo ha dato l’idea che fosse una partita tutta interna al Pd. Quanto allo strumento delle primarie, va riformato ma non si torni a congressi dove a decidere sono minoranze organizzate. Oggi più che mai servono momenti per riconnettere le persone con la politica.

C’è chi teme una resa dei conti nel Pd dopo il congresso. In un partito che ha fatto della mattanza interna la sua cifra, a Renzi va data un’altra chance. Credo che dall’esito del referendum abbia compreso che la sua energia va messa a disposizione di un progetto più collettivo. E persone come Martina e Delrio sono lì a testimoniarlo.

Cosa pensa di Orlando e Emiliano? Considero il ministro Orlando politicamente robusto, ma il Pd deve evitare di riconfinarsi in una sinistra troppo burocratica. Questo congresso peserà anche sugli equilibri del Pd trentino? Il Trentino può essere il luogo dove il Pd salva il pluralismo interno e federa un soggetto più largo che coinvolge pezzi di società. Proviamo a usare la nostra specialità politica.

DORIGATTI: «Esito scontato, io non vado a votare»

TRENTO «Renzi sarà segretario, sono primarie scontate, per questo non suscitano entusiasmo». Bruno Dorigatti, presidente del consiglio provinciale, non ha cambiato idea: lui alle primarie di domenica per scegliere il nuovo segretario del partito non voterà.

Dorigatti, non la imbarazza non partecipare a quella che il Pd considera da sempre uno dei momenti di democrazia? No, io rivendico la mia scelta. Le primarie, leggo che ora lo dice anche Enrico Letta, hanno fatto il loro tempo. Quando vedo il ministro Lotti che in Alto Adige invita i simpatizzanti dell’Svp ad andare a votare, io dico no: il mio segretario non lo votano gli elettori Svp. Diverso sarebbe se si votasse per il candidato premier, ma la scelta del segretario, per chi come me crede ancora nella funzione dei partiti, spetta al corpo di un partito. Che senso ha sennò iscriversi?

Le primarie non sono un modo di avvicinare le persone alla politica in una fase in cui i politici hanno una bassissimo credito? Io non dico di non andare a votare, ognuno faccia serenamente la sua riflessione. Occorre ripensare i partiti. I 5 Stelle lo fanno attraverso i social. Per me lo si fa aumentando la presenza sul territorio, aprendo le commissioni. Qualcuno el Pd si è offeso perché ho parlato di truppe cammellate, ma le cordate organizzate alle primarie ci sono. E io sono preoccupato che questo congresso non diventi una resa dei conti interna. Il Pd è diventato un comitato elettorale di Renzi.

Oggi le alternative a Renzi sono Orlando e Emiliano. La convincono? Questo mi sembra un congresso per legittimare Renzi, il dibattito è rimasto dentro i recinti, anche Orlando è un ministro del governo Renzi e oggi del governo Gentiloni. Serviva un confronto vero dopo quello che io considero il fallimento del governo Renzi, dal lavoro alla scuola alla riforma della Costituzione. Il Pd deve interrogarsi sul disagio diffuso che c’è nel Paese e sull’aumento delle diseguaglianze sociali.

Se Renzi sarà segretario lei rimarrà nel Pd? Dentro gli spazi che mi saranno concessi, continuerò a dire la mia.

La pensa come Pacher, quando disse di non aver trovato finora alternative credibili al Pd? Condivido. Io non ho mai digerito Renzi, anche per la sua arroganza. Ma rispetto i percorsi democratici del partito. Chi sarà segretario dovrà tentare di riunificare il Pd e la sinistra.

Alle prossime elezioni politiche i candidati saranno il risultato degli equilibri congressuali? Io spero che non si usi il manuale Cencelli, o il Pd andrà poco lontano. Non ragioniamo nei termini “i miei” e “i tuoi”, cerchiamo uomini e donne che possano rappresentare il Trentino a Roma in modo autorevole. Un partito forte è un partito che tiene insieme tante idee.