«Si tratta di una riforma importantissima. Servirà a dare risposte concrete a un problema che ognuno di noi ha vissuto, o vive. Per questo, sono sicuro che dal mio partito non arriverà alcuno sgambetto. La ratio della legge è già stata condivisa dall’assemblea di Pd». A parlare è Luca Zeni, la riforma che domani sarà presentata al gruppo dem in mattinata e alla maggioranza nel pomeriggio è quella delle «politiche per gli anziani».
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 7 febbraio 2017
«Non si tratta, come pure è stato detto, della riforma delle case di risposo. Il disegno è più ampio. Il servizio che oggi le case di riposo garantiscono non verrà toccato. Questo deve essere chiaro. Ciò che cerchiamo di fare è passare dall’erogazione di alcuni importanti servizi a vere e proprie politiche per gli anziani».
Per capire cosa intende, l’assessore fa un passo indietro mostrando una fotografia del presente e una proiezione sul futuro. «Oggi abbiamo delle rsa che offrono un servizio di grande qualità, ma su 17.500 non autosufficienti, abbiamo 4.800 posti letto nelle case di riposo, più circa 3.000 persone assistite a casa. Questo significa che a più della metà delle famiglie noi, oggi, non diamo risposta. Migliaia di famiglie che si arrangiano come possono, spesso con una badante, magari pagata in nero. Dal 2010, nonostante l’aumento dei posti letto, il raffronto con la popolazione ultra 75enne è passato dal 9% all’8%. Oggi, in Trentino ci sono 113.000 ultra 65enni, nel 2030 saranno 153.000, nel 2050 193.000. È importante che tutti siano consapevoli dell’importanza della questione». Non solo un aumento del numero degli anziani, ma anche una società strutturalmente meno in grado di farsene carico. «Non troppi anni fa, una famiglia con cinque figli non era un’eccezione. Oggi non è più così e i nostri anziani si troveranno sempre più spesso a vivere da soli. Possiamo immaginare che la casa di riposo per quando non saranno più autosufficienti possa essere l’unica risposta? Al contrario — continua Zeni — dobbiamo allungare il più possibile l’età dell’autosufficienza. Si può avere bisogno del fisioterapista e del pasto a casa, ma soprattutto di socializzazione. In Svezia ci stanno lavorando già da anni con co-housing, zone residenziali dedicate. Anche noi stiamo cominciando, ma abbiamo bisogno di riformare il vecchio sistema».
Nei mesi scorsi, dagli alleati e dallo stesso Pd sono arrivate richieste: più peso alle Comunità di valle, al terzo settore, una maggiore vicinanza territoriale. «Richieste che abbiamo ascoltato — assicura Zeni — e che ci hanno aiutato a migliorare la proposta che, infatti, oggi prevede un maggiore protagonismo delle Comunità e del terzo settore, oltre che una maggiore vicinanza territoriale. Certo, il budget unico resta perché se vogliamo parlare di politiche per gli anziani e non di una semplice somma di servizi, anche il budget di ogni territorio deve essere unico. La questione centrale — continua Zeni — è che la maggioranza condivida l’obiettivo. Gli accorgimenti tecnici potranno essere ridiscussi, ma sull’organicità dell’impianto è necessaria condivisione».
L’ex assessora Donata Borgonovo Re ha già manifestato un certo scetticismo — condiviso, almeno in parte, da Mattia e Civico e Violetta Plotegher — e anche Alessandro Olivi pare nutrire delle perplessità. A sostenere l’assessore (di maggioranza) è il capogruppo (di minoranza) Alessio Manica: «Credo che tutti, nel Pd, si rendano conto dell’importanza di questa riforma per i trentini. Il confronto è stato lungo. Ne discuteremo ancora, come è giusto che sia. Dopodiché, non mi aspetto distinguo, né tantomeno che la riforma venga impallinata».