L’Italicum, nato per essere la legge elettorale più maggioritaria della storia d’Italia (dopo la legge Acerbo), è stato di fatto trasformato dala Consulta in una legge proporzionale. Un destino beffardo che preoccupa gli esponenti del centrosinistra trentino, che propendono per una nuova legge votata dal Parlamento, ma non gli alfieri dell’opposizione, che chiedono lo scioglimento delle Camere e il voto «il prima possibile».
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 26 gennaio 2017
La decisione della Corte costituzionale — di cui fa parte la trentina Daria De Pretis — lascia un teorico premio di maggioranza per la singola lista che dovesse superare il 40% dei voti e cancella il ballottaggio che avrebbe indicato il vincitore in caso di mancato raggiungimento di tale quorum. Dato l’attuale panorama partitico, il raggiungimento del 40% da parte di una sola lista è altamente improbabile. Senza premio, i seggi alla Camera saranno assegnati con il sistema proporzionale (con sbarramento al 3%), il che significa che solo le alleanze tra forze politiche successive al voto potranno esprimere una maggioranza e un governo. Così come accadeva nella Cosidetta Prima Repubblica, prima del referendum sul maggioritario del ‘93 e la conseguente introduzione del Mattarellum.
Solo in Trentino Alto Adige, come previsto dall’Italicum, si voterà anche per la Camera con i collegi uninominali: 4 a Trento (Trento, Rovereto, Valsugana, Non e Sole) e 4 a Bolzano. In caso di raggiungimento del premio, altri due deputati andranno al partito che ha vinto a livello nazionale, uno alla miglior lista nella circoscrizione regionale scorporati i voti serviti a eleggere i propri candidati nei collegi. E se nessuno raggiungerà il fatidico 40%? I tre deputati saranno scelti dai listini regionali (non sono previste preferenze) con criterio proporzionale, su base regionale, scorporati i voti serviti alle liste per vincere nei collegi.
Per il Senato resta il Consultellum, il Porcellum così come modificato nel 2014 sempre dalla Consulta: proporzionale con circoscrizione regionale e sbarramento all’8%, che diventa il 3% in caso di alleanze. In Trentino Alto Adige restano i collegi uninominali.
«Nessuno — osserva Lorenzo Dellai — mette in dubbio che sia tecnicamente possibile andare a votare con questa lege. Il problema non proprio secondario è che è una legge completamente diversa da quella votata dal parlamento. Fu votato un maggioritario spinto, secondo me troppo, e ora ci troviamo con un proporzionale. La decisione ultima sul sistema elettorale deve essere lasciata al parlamento e non credo sia più il tempo di maggioranze che si formano dopo il voto».
Sconsolato Giorgio Tonini. «Come ebbi a dire dopo il referendum, il pericolo maggiore che corre il paese è quello di un altro parlamento senza maggioranza, costretto ad alleanze spurie dopo il voto. Votando con questa legge, è l’eventualità più probabile. Io perderei qualche mese per tornare al Mattarellum, piuttosto che perdere cinque anni. Se, però, non ci fossero condizioni per un accordo, allora non vedo alternative al voto».
Calcolando che Berlusconi è felicissimo di una legge — proporzionale — che gli permetterà di contare senza vincere, pare quasi scontato che si andrà a votare con questa legge. È quanto auspica il deputato del M5s Riccardo Fraccaro. «Questa è una classe politica che ha fallito tutto. Di queste persone non si può fidare, non saremo certo noi a discutere con loro una nuova legge elettorale, non sono titolati a farlo». Fraccaro non è preoccupato dal fatto che si prefiguri uno scenario da Prima Repubblica. «Non si sa, lasciamo siano gli italiani a scegliere». Possibili alleanze dopo il voto con la Lega? «Ipotesi giornalistiche che non trovano riscontro nella realtà». «La sentenza — ricorda Maurizio Fugatti per la Lega — ci consegna una legge elettorale costituzionale. Si vada subito al voto come hanno chiesto gli italiani con il referendum, potere al popolo. Meglio una legge non perfetta che attendere ancora».
E mentre Franco Panizza, pur disponibile a votare una nuova legge, si concentra sulle questioni locali «la cosa importante è che da noi restino i collegi», Michele Nicoletti non si fa illusioni: «È nota la mia preferenza per il Mattarellum e per un sistema maggioritario, fu un errore non estendere l’Italicum al Senato, ma i margini per un’intesa in Parlamento sono scarsi».