Profughi: Trento e Bolzano contro l’Anci «Assegnazioni, non si cambi criterio»

«Con la provincia di Bolzano — spiega l’assessore Luca Zeni — siamo gli unici in Italia ad essersi presi l’onere della gestione diretta dei profughi e all’interno di essa avviene già la ripartizione nei comuni. Al ministro chiederemo che venga rispettata la quota delle assegnazioni alle province dello 0,9% e di poter continuare a gestire al nostro interno la ripartizione sui comuni».
M. Romagnoli, "Corriere del Trentino", 25 gennaio 2017 

 

Non solo piedi gelati, coperte buttate sulle spalle, identificazioni e confini da superare. Ancora una volta la questione dell’accoglienza dei richiedenti asilo diventa un problema aritmetico e alle persone si sostituiscono le cifre delle assegnazioni dei contingenti previsti per i territori. Proprio una ripartizione delle persone da accogliere che tenga conto separatamente di Trentino e Alto Adige piuttosto che una divisione fatta su base regionale è il nodo del momento. Questa la richiesta che oggi a Roma i governatori di Trento e di Bolzano porteranno al vertice che si terrà, nell’ambito della Conferenza Stato-regioni, con il ministro dell’Interno Marco Minniti.

L’incontro è programmato in un momento in cui è centrale la partita dell’assegnazione ai territori dei profughi arrivati nel Paese. Potrebbe servire a sbrogliare alcuni nodi e a verificare le ipotesi degli ultimi giorni. Tra queste quella di una possibile collocazione di un Cie regionale all’ex poligono di Roverè della Luna. Di sicuro si farà luce sull’eventuale adozione del criterio sottoscritto dai sindaci di Anci per la ripartizione dei migranti, pensato per superare lo scoglio costituito dal fatto che ad oggi solo 2.600 su 8.000 comuni accolgono i richiedenti asilo. Un calcolo che prevede che ad ogni comune sotto i 2.000 abitanti (e anche per i primi 2.000 di quelli più grandi) venga assegnata una quota fissa di sei profughi. I municipi che contano una popolazione maggiore di 2.000 unità si vedranno poi assegnare 2,5 richiedenti asilo ogni mille abitanti in più.

La proposta di Anci, che interesserebbe il Trentino Alto Adige solo nel caso di assegnazioni fatte con un criterio differente dalla quota dello 0,9% dei richiedenti asilo presenti a livello nazionale usato attualmente, fa però storcere il naso ai governatori trentino e altoatesino che oggi a Roma chiederanno di poter continuare con la gestione già rodata. «Con la provincia di Bolzano — spiega l’assessore Luca Zeni — siamo gli unici in Italia ad essersi presi l’onere della gestione diretta dei profughi e all’interno di essa avviene già la ripartizione nei comuni. Al ministro chiederemo che venga rispettata la quota delle assegnazioni alle province dello 0,9% e di poter continuare a gestire al nostro interno la ripartizione sui comuni. Le nuove ipotesi sono state fatte perché altrove ci sono problemi che qui non abbiamo, anzi, l’Anci segue il nostro modello: al momento sono impegnati 47 Comuni e ne stanno entrando altri 39». Il punto che preoccupa l’assessore alle Politiche sociali, il governatore locale e il suo omologo altoatesino (ne riferiamo in basso) è l’eventualità che il governo preveda l’attribuzione su base regionale anche per le due realtà autonome. Un passaggio che raddoppierebbe la percentuale portandola all’1,8%. «Su una base nazionale di 200.000 profughi — dice Zeni — significherebbe avere 3.600 arrivi da dividere tra il Trentino e l’Alto Adige». Se entrasse in funzione il criterio Anci, poi, «per il numero dei nostri comuni (61 in più di quelli altoatesini, ndr ) in Trentino avremmo un numero maggiore di persone rispetto che in Alto Adige». Una prima tornata di assegnazioni (fino a un massimo regionale di 3.350 profughi) vedrebbe con il criterio Anci arrivare in Trentino 1.840 richiedenti asilo contro i 1.510 dell’Alto Adige. Considerando il criterio meno bilanciato della ripartizione proporzionale al numero dei comuni, invece, le cifre crescerebbero fino a 2.024 e 1.326 unità.

«Ma la questione non esiste — interviene per Piazza Dante Silvio Fedrigotti — le Province di Trento e di Bolzano si rapportano con lo Stato come Province autonome, chiederemo che ciò venga rispettato». Prosegue poi: «Il criterio unico è e rimane quello dello 0,9%, questa è la nostra posizione. A livello nazionale i prefetti sono in brutte acque perché non sanno dove mettere la gente, ma qui la situazione è diversa. A Roma cercano criteri numerici per far sembrare che risolvano il problema. Ma che Anci firmi un documento non obbliga nessuno a rispettarlo».