Un «intervento spot», una «scorciatoia», «un obiettivo nobile, ma il metodo va verificato». La proposta dell’assessore Carlo Daldoss di nominare un «commissario straordinario» per trasformare in cantieri i lavori pubblici dei Comuni finanziati dalla Provincia ma ancora in standby (si parla di 400 milioni di euro, Corriere del Trentino di ieri) agita l’esecutivo e fa storcere la bocca ai Comuni.
M. Romagnoli, "Corriere del Trentino", 22 gennaio 2017
Amarezza in giunta
L’idea che Daldoss si prepara a portare in giunta è quella di istituire una figura che abbia «poteri reali» a scavalco dei servizi e degli assessorati. Ma il clima con cui l’idea viene accolta non è dei migliori. Il vicepresidente Olivi riconosce il nodo, ma non ne condivide la soluzione: «Il problema di un efficientamento del sistema in un momento di crisi così acuto esiste. Gli investimenti pubblici, ancorché ridotti rispetto al passato, devono impattare direttamente sull’economia reale — afferma — Non è solo un problema dei Comuni, ma del sistema. La Provincia non può chiamarsi fuori. Sono per trovare delle vie di soluzione, ma quando la politica per risolvere i problemi ricorre a commissariamenti e a straordinarietà significa che fa un salto in avanti e non lavora per risolvere il problema». L’assessore allo Sviluppo economico chiarisce: «Rischia di essere un vero spot. Nominare un commissario straordinario vuol dire non porsi il problema di fare una vera riforma della pubblica amministrazione, ma lasciare invariate regole e apparato. Significa prendere atto che il sistema non funziona, ma non agire su di esso». Un commissario? «È una strada da politica un po’ vecchia — prosegue Olivi — Il ricorso alla deroga è una scorciatoia. L’Italia è il Paese delle soluzioni “sempre eccezionali” e dei commissari, ma per il Trentino nominarne uno è una sconfitta, per l’autonomia un errore pensare di risolvere i problemi prevedendo strumenti eccezionali. C’è bisogno di una scossa, è vero, ma non la si dà così. Al collega Daldoss dico che più che un commissariamento dei Comuni si sforzi di fare con altri colleghi della giunta una riforma della pubblica amministrazione».
Sbloccare opere per 400 milioni di euro avrebbe un ritorno in termini di immagine in un periodo pre-elettorale. A chi gli chiede se sposi questa lettura Olivi risponde: «Man mano che ci avviciniamo alle elezioni temo che ci sia fretta di prendere delle decisioni. Temo che sia uno spot che guarda più al domani mattina che alla risoluzione del problema».
Nuovi strumenti
Il mondo del mattone sta vivendo una crisi che dal 2008 ha visto dimezzare il numero degli occupati nel settore. Anche Gilmozzi riconosce il problema. E ricorda gli strumenti adottati. «Il tema delle risorse dei Comuni incagliate non è nuovo — dichiara l’assessore alle Infrastrutture — Tante volte non è solo questione di cattiva volontà, ma ci sono di mezzo contenziosi, a volte mancano i finanziamenti, altre volte ci sono ripensamenti». Ricorda il passato: «Nel 2010-2011 abbiamo sperimentato con successo la costituzione di task-force tra Provincia, Comuni e Comunità che hanno dato dei buoni risultati. Quindi l’obbiettivo è nobile. Il metodo va però verificato con i Comuni». Per quanto riguarda l’Agenzia provinciale per gli appalti «una procedura particolare, per facilitarne la conclusione in tempi regolari è già in atto»: «Siamo a valle di un processo che ha già portato dalla pratica all’appalto. Da febbraio sarà attivo un applicativo in grado di monitorare lo stato della procedura in tutte le fasi di ogni processo di appalto e dirci se siamo in linea con gli standard temporali prefissati. Un tutor avrà il compito esclusivo di facilitare le attività laddove le cose si inceppino. Lo stato di lavorazione di ogni pratica sarà visibile sul web».
Municipi in prima linea
Dalle proposte e dalle novità già previste ai diretti interessati. I Comuni non fanno salti di gioia di fronte alla proposta di Daldoss. Per il presidente del Consiglio delle autonomie Paride Gianmoena «la vera sfida è la semplificazione»: «Non esiste un sindaco, un Comune o un’amministrazione che non vuol fare le opere in tempi rapidi. Il tema è sempre lo stesso: per le autorizzazioni della Provincia e per appaltare i lavori i tempi che le norme concedono sono un po’ troppo lunghi». Un commissario? «Se sblocca le pratiche in Provincia va benissimo. Ma la vera sfida è avere il coraggio di riuscire a dare tempi più consoni all’attuale situazione. Non è colpa né dei servizi, né dei dirigenti o dei Comuni: i tempi sono previsti dalla norma. Accorciati questi, poi prendiamoci tutti le nostre responsabilità».
Infine il sindaco del capoluogo Alessandro Andreatta: «Non è una cosa del tutto nuova il richiamo dell’assessore Daldoss ai Comuni all’uso attento e rapido delle risorse che la Provincia gira loro: lo ha già rivolto nel Consiglio delle autonomie. Penso che in generale sia una cosa giusta. Che la Provincia destini 400 milioni di euro che poi non siamo spesi o siano usati in ritardo è una cosa che va a discapito di tutti, nuoce ai Comuni che magari avrebbero potuto averne e usarne di più». Quindi parla di Palazzo Thun: «Ciò non tocca in alcun modo il Comune di Trento: quando la Provincia ci dà dei soldi li spendiamo velocemente. Non passiamo dall’Apac, ma dal nostro Servizio appalti». Della proposta di un commissario Andreatta dice: «È un’extrema ratio. Non so se sia la strada giusta. Un commissario che tenga i rapporti sarebbe un po’ una sconfitta perché significherebbe che i rapporti tra servizi e Comuni non vanno bene. Se fossi Daldoss mi rivolgerei prima ai servizi e ai sindaci per trovare una formula per assistere di più i Comuni. Solo dopo ricorrerei a questa soluzione estrema».