PD RIVA DEL GARDA, la RELAZIONE del segretario e il programma del corso di FORMAZIONE 2017

Care amiche, cari amici,
inizio subito la mia relazione di fine anno parlando del referendum. Ma non quello del 4 dicembre, perso, ma quelli del 2011 vinti dalla classe dirigente dell'Ulivo.
Il popolo italiano cinque anni fa ha chiesto energia pulita rinnovabile e l'acqua pubblica. E inizio da qui, dalla nostra Riva per presentarvi come questo è stato raggiunto grazie alla nostra Amministrazione.
Gabriele Hamel, 17 dicembre 2016

 

ll PAES (Piano d’azione per l’energia sostenibile) ha già portato Riva del Garda a raggiungere l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni di CO2 prefissato per il 2020.

ll PAES definisce le politiche energetiche che il Comune adotta per raggiungere l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni di CO2 del 20% entro il 2020.

Le azioni fin qui realizzate hanno permesso di ottenere (dati dal 2005 al 2013) la riduzione dei consumi energetici di 53.600,78 Mwh/anno (- 20,52%) e delle emissioni di CO2 di 15.877,73 tonnellate/anno (- 26,05%).

L’obiettivo fissato per il 2020 della riduzione di almeno il 20% delle emissioni di CO2, già superato, sarà ulteriormente incrementato dalle prossime azioni del Piano (la stima prevede di superare il 30%).

Le azioni sono state definite permettendo di conoscere le criticità del territorio dal punto di vista energetico. Sono state messe in campo tutte le azioni che possano portare miglioramenti nei diversi settori, con particolare attenzione a quelli in cui si è registrato un aumento dei consumi tra il 2005 e il 2013 o sui quali non sono state ancora attuate azioni. Sono perciò stati analizzati i consumi di energia (da diverse fonti energetiche: elettricità, gas naturale, benzina, fonti rinnovabili) e le emissioni di anidride carbonica relativi all’anno 2005, poi confrontati con il 2013, allo scopo di verificare quanto il Comune di Riva del Garda fosse vicino all’obiettivo per il 2020. Si è poi stimato che le azioni in corso e quelle programmate consentiranno di raggiungere una ulteriore riduzione dei consumi e delle emissioni, quantificata nel risparmio energetico di 11.063,46 Mwh/anno (corrispondente al 4,24% dei consumi del 2005) e nell’abbattimento delle emissioni di CO2 di 3.158,89 tonnellate/anno (- 5,18%).

Complessivamente, le azioni realizzate e quelle in corso e programmate, consentiranno di ottenere entro il 2020 una riduzione dei consumi di 64.664,24 MWh/anno (- 20,52% rispetto al 2005) e un abbattimento delle emissioni di CO2 di 19.036,61 tonnellate/anno (- 31,23%).

La logica del PAES parte da un dato: l’80% dei consumi energetici e delle emissioni di gas-serra è associato direttamente e indirettamente alle attività urbane ma gli effetti negativi sulla qualità dell’aria e sul clima si ripercuotono in tutti i contesti socio-economici e in qualsiasi area geografica. Gli interventi del PAES interessano sia il settore pubblico sia quello privato e riguardano gli edifici, le attrezzature, gli impianti e il trasporto pubblico, la produzione locale di elettricità (energia fotovoltaica, eolica, cogenerazione, miglioramento della produzione locale di energia), il riscaldamento/raffreddamento, la pianificazione territoriale, ed incoraggiano il consumo di prodotti e servizi efficienti dal punto di vista energetico da parte degli enti, dei cittadini e dei soggetti economici.

In ambito pubblico gli interventi concreti che hanno consentito di abbassare la produzione di CO2 sono numerosi, tra questi il teleriscaldamento, impianti di energia rinnovabile (due turbine installate sull’acquedotto comunale in località Roncaglie, uno di prossima installazione a Campi; impianti fotovoltaici alle scuole Sighele e Damiano Chiesa, presto nuovi impianti alla scuola di Sant’Alessandro, al campo sportivo di Varone, alla caserma dei vigili del fuoco e alla piscina comunale; impianti di solare termico all’asilo di Sant’Alessandro e al campo sportivo di Varone), l’efficientamento dell’illuminazione pubblica (gli impianti sono stati in gran parte sostituiti con nuovi a basso consumo, così come gli impianti semaforici), coibentazione degli edifici comunali (scuole elementari Pernici e Varone, scuole materne di Varone e Rione Degasperi, asili nido e scuole materne Lagoblu e Sant’Alessandro).

Per quanto riguarda il comparto residenziale, sono state messe in campo iniziative quali l’allegato energetico al Regolamento edilizio, lo Sportello Energia, oltre ad azioni per favorire la sostituzione di impianti poco efficienti e di utilizzo di energie rinnovabili, nonché azioni di informazione e sensibilizzazione. Nel terziario le iniziative messe in campo sono state rivolte soprattutto al coinvolgimento delle associazioni di categoria per realizzare interventi di efficienza energetica, oltre che per sensibilizzare e informare. In tema di mobilità le iniziative per abbattere la produzione di CO2 sono state il bike sharing (tradizionale ed elettrico), il car sharing con auto ibrida, il costante incremento della rete di piste ciclopedonali e le iniziative di sensibilizzazione all’utilizzo della bicicletta, il rinnovo del parco-mezzi, l’interconnessione dei mezzi pubblici e il coinvolgimento di trasportatori privati (ad esempio via lago).

Il PAES ha coinvolto direttamente la cittadinanza: la compilazione dell’IBE, infatti, ha avuto la partecipazione attiva e diretta dell’ente firmatario (il Comune di Riva del Garda), della cittadinanza e dei soggetti economici per la raccolta dei dati. L’Amministrazione comunale ha reperito internamente ai suoi uffici o tramite enti o aziende partecipate tutti i dati relativi alla situazione energetica degli edifici di proprietà comunale, mentre ha richiesto di portare il proprio contributo alla raccolta dei dati relativi alla specifica attività, attraverso la compilazione di un questionario on-line, a Trentino Trasporti, Navigarda e agli albergatori.

I cittadini sono coinvolti mediante la compilazione di un questionario on-line o in forma cartacea, quest’ultimo trasmesso attraverso il canale scolastico; gli stessi alunni delle scuole (primaria e secondaria di primo grado) hanno portato il loro contributo mediante la compilazione in classe di semplici questionari inerenti la loro esperienza diretta riguardo la mobilità cittadina propria e della propria famiglia.

Azioni concrete per migliorare il benessere e la salute pubblica di cui dobbiamo essere orgogliosi e il PD rivano è stato ed è in prima linea.

Acqua pubblica adesso. Alla fine dell'anno scorso le opere di ampliamento e di sistemazione erano fatte dalla nostra partecipata AGS a proprio bilancio.

A novembre 2015 si è deliberato di usare poco meno di 4 milioni di euro liberati dal patto di stabilità per comprare anche la parte di acquedotto che non era direttamente comunale. Ora tutta la rete è completamente pubblica e le migliorie saranno a carico direttamente del Comune.

A novembre 2016 è stato approvato il fascicolo integrato di acquedotto con tutto il piano di gestione e miglioramento: il fascicolo comprende quanto necessario per monitorarlo e migliorarlo costantemente.

Grazie a queste azioni amministrative noi tutti cittadini siamo diventati proprietari dell'acqua che beviamo e abbiamo davvero vinto il referendum.

Vi racconto inoltre come l'utilizzo del fondo strategico territoriale per la parte rivana sia stato impiegato in lavori antisismici delle nostre scuole.

L'Amministrazione comunale è partita per tempo e non sull'emotività del momento: gli edifici comunali infatti sono costantemente monitorati per avere dati attuali sullo status della strutture.

Nell'osservare le immagini degli effetti delle ripetute scosse che hanno colpito i nostri connazionali nell'Italia centrale, la giunta Mosaner e in prima linea il Partito democratico lavorano per la messa in sicurezza degli istituti scolastici del Comune i quali già adesso risultano performanti nella loro antisismicità, ma non basta: dove crescono e si formano i nostri giovani le strutture devono essere perfettamente in salute. Vogliamo il meglio.

 

Renzo Piano in un intervento di ottobre sul "Sole24ore" ha scritto: "Dobbiamo difenderci dal terremoto: ecco il mio progetto generazionale. C’è un intruso da allontanare una volta per tutte, una parola insidiosa che ricompare ogni volta che in Italia si verifica un terremoto. Parlo del fantasma sempre evocato della fatalità. Di fatale c’è solo che i terremoti ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Purtroppo. La terra trema. E la natura non è né buona né cattiva. È semplicemente, e brutalmente, indifferente alle nostre sofferenze. Non se ne cura. Ma noi abbiamo una grande forza, una forza che la stessa natura ci ha dato in dono: l’intelligenza".

 

A Riva del Garda nella prevenzione si investe per davvero. Con l'intelligenza.

 

Segnalo inoltre che dalla primavera prossima sbarca la fibra ottica sul lungolago rivano grazie al lavoro straordinario dell'assessore Massimo Accorsi: turisti e residenti potranno accedere al wifi pubblico mentre si godranno la bellezza che rende Riva del Garda famosa nel mondo.

L'intervento consentirà anche - come dichiarato sulla stampa dall'assessore Alessio Zanoni - di potenziare la videosorveglianza sfruttando la medesima linea.

Una città più moderna e sicura con la giunta di Adalberto Mosaner.

 

E adesso parliamo dell'altro referendum, quello del 4 dicembre 2016.

L'esito delle elezioni politiche 2013 ha consegnato all'Italia un sistema politico tripolare. Probabilmente in quel febbraio di tre anni fa è terminata la seconda Repubblica fondata sulle due coalizioni: il centrosinistra prodiano e il centrodesta berlusconiano.

Bersani e Berlusconi si sono ritrovati con il 30% ognuno, tutto il resto è andato all'antipolitica del Movimento di Beppe Grillo.

 

Per far fronte al nuovo scenario e garantire la governabilità le strade erano due.

Una riforma costituzionale che risolvesse il problema di un Senato di 315 rappresentanti eletti su base regionale fondamentale per la fiducia all'esecutivo, una riforma costituzionale, quindi, che avrebbe consegnato alla sola Camera dei deputati il potere di vita o di morte sul governo di turno, camera formata da deputati eletti con una legge elettorale dagli spiccati caratteri maggioritari (Italicum) modellata sulla legge elettorale dei sindaci e sul sistema del ballottaggio tra i due principali partiti.

Il combinato disposto tra nuovo Parlamento e Italicum avrebbe superato situazioni come quella del febbraio 2013 consentendo all'Italia di avere un governo il giorno dopo le elezioni. Se avesse vinto il sì saremmo entrati nella Terza Repubblica, caratterizzata sicuramente dalla governabilità data dal nuovo assetto istituzionale.

 

L'altra strada per far fronte al nuovo scenario tripolare era il ritorno alla Prima Repubblica caratterizzata da un sistema proporzionale e da governi ad excludendum, necessari per impedire al Movimento 5 stelle di rovinare l'Italia.

 

A Roma si sta verificando ciò che dico da molti mesi: il M5S non è una forza di governo.

Io non sono tra quelli che li prendono in giro per la loro inesperienza e ritengo utilissima la funzione dei 5stelle nella politica quotidiana.

Il M5S nasce come risposta ai libri di Stella e Rizzo, cresce come risposta alla rabbia sociale nei confronti di rimborsi elettorali enormi e di episodi di peculato dei consiglieri regionali, raggiunge il boom elettorale in un momento in cui la crisi economica non si allontana e continua a mordere.

Per me i 5stelle hanno una funzione di minoranza utile nei consigli comunali, regionali e in Parlamento, sono la spina nel fianco in procedimenti poco trasparenti, accendono la luce su condotte poco chiare da parte dei ben più esperti loro colleghi, danno un po' di etica in palazzi che hanno dimenticato l'esistenza della questione morale.

Ma il M5S non è una forza di governo, i suoi sindaci hanno problemi dappertutto e sembrano un incrocio tra Tafazzi e Oronzo Canà.

Cosa succederebbe se andassero al governo?

 

Venti milioni di italiani il 4 dicembre hanno scelto la seconda strada e il ritorno alla Prima Repubblica per superare la fine della seconda.

 

Come ha ben scritto Antonio Polito sul “Corriere della Sera”, “rifiutandosi di entrare nella Terra Promessa da Renzi, gli elettori hanno forse scritto la parola fine sulla Seconda Repubblica. Il referendum costituzionale può assumere il valore storico che ebbe quello sul divorzio nel 1974: la chiusura di un’era. Per la verità gli italiani ci avevano provato già nelle elezioni politiche del 2013, mandando in frantumi il bipolarismo. Ma Renzi si inserì abilmente e velocemente nel vuoto di potere. Così illuse se stesso e tutti noi che fosse possibile riesumare, stavolta con un volto più giovane, la salma di un sistema politico che aveva fatto il suo tempo. La Seconda Repubblica ha avuto infatti quattro tratti distintivi: era fondata sul leaderismo, tenuta in piedi dal maggioritario, ingessata in due coalizioni, nutrita dallo strapotere della tv. Nessuno di questi pilastri ha resistito allo tsunami della crisi”.

 

La prima Repubblica era fondata sulla serietà dei partiti, su classi dirigenti uscite da scuole di formazione, da licei classici e scientifici che hanno preparato cervelli straordinari: De Gasperi, Moro, Berlinguer, Spadolini, Colombo, Scalfaro, Ciampi su tutti.

 

Questa necessità di impedire ai 5 stelle di governare deve portare chiaramente all'abrogazione dell'Italicum e al togliersi dalla testa qualsiasi legge elettorale maggioritaria.

 

I ballottaggi del 19 giugno ci hanno detto che il vero partito della nazione si chiama Movimento 5 Stelle, proiezione di come andrebbero le politiche col ballottaggio nazionale.

 

Matteo Renzi nel 2016 ha perso Roma, Torino, Trieste, Pordenone, Savona, Novara, Grosseto, Carbonia, Olbia, Isernia, Benevento, Brindisi.

 

Il Pd in Toscana e Friuli - Venezia Giulia (feudi di segretario nazionale e vicesegretaria nazionale) a giugno al ballottaggio ha perso dappertutto, persino a Sesto Fiorentino che dal 1899 (salvo parentesi del podestà) era amministrata dal Pci e dai suoi eredi.

 

Il PD governerà nei prossimi anni con i centristi moderati che si riconoscono nel PPE e con un'ala sinistra responsabile impersonata da Giuliano Pisapia e dai sindaci Zedda e Merola.

 

Dobbiamo fare di necessità virtù, la ricetta economica per il Paese è solo una: redistribuire il reddito per non lasciare indietro nessuno attraverso la leva fiscale, ridurre le tipologie contrattuali, ridare dignità al contratto a tempo indeterminato sul modello pensato da Tito Boeri, rilanciare l'occupazione spostando la tassazione dal lavoro alle rendite immobiliari e finanziarie, dare ossigeno ai tanti imprenditori che vogliono assumere e sviluppare progetti in filoni industriali innovativi.

 

Probabilmente una nuova Prima Repubblica non è materia per Renzi e Berlusconi, lo è probabilmente per i Franceschini, per gli Orlando, per i Martina, per i Pisapia, per i Parisi, per i Tosi e i Passera.

 

Il 4 dicembre gli italiani si sono dimostrati avversi alla leadership preferendo un ritorno all'antico. Funziona così l'umore popolare. Nel bene e nel male funziona così.

 

Nel'93 i referendum portarono al Mattarellum e ad all'inizio della seconda Repubblica sull'onda d'urto di Tangentopoli, oggi gli italiani scoprono che probabilmente la seconda repubblica è stata anche peggio della prima e hanno scelto di rottamarne i leader.

 

In ogni caso il PD nazionale ha fatto molto per il bene degli italiani in questo anno solare.

 

Penso alla legge Cirinnà che ha consentito alle coppie dello stesso sesso di avere un legame riconosciuto dallo Stato. È stato bellissimo vedere le piazze italiane piene di persone che si amano, piazze felici colorate come l'arcobaleno.

 

In Europa il PD e la sua classe dirigente stanno provando, tra mille difficoltà, a disegnare una nuova Europa oltre il modello neoliberista imposto dalla austera cancelliera tedesca. In primis sull'immigrazione. Ricordo quest'anno le immagini al telegiornale dell'arrivo  all'aeroporto di Fiumicino di una novantina di famiglie provenienti dalla Siria con un regolare volo di linea, la prova che è possibile far funzionare correttamente corridoi umanitari e che questa è l'unica strada percorribile per fermare le tragedie del mare.

 

Il nostro PD deve continuare ad insistere a livello europeo perché si giunga a canali sicuri e a corridoi protetti per i richiedenti asilo con una ripartizione dei rifugiati in tutti gli stati UE. Gentiloni, già ministro degli esteri, è la persona giusta per provarci.

 

Il Trentino è un esempio virtuoso dell'accoglienza.

Penso al Senato accademico del nostro Ateneo che ha deliberato il “Progetto sperimentale per l’accoglienza in Università di richiedenti asilo politico presenti in Trentino” determinando le condizioni per l’iscrizione di questi studenti in UniTrento e la fruizione dell’offerta formativa. Attualmente sono presenti all'Università degli Studi di Trento 5 studenti richiedenti asilo. Questi studenti stanno attualmente frequentando corsi singoli e corsi di lingua italiana. Questo progetto è stato fortemente voluto dagli assessori provinciali del PD Luca Zeni e Sara Ferrari: l'istruzione e la formazione accademica sono le migliori forme di integrazione. È bello vivere in un territorio che sa fare dell'umanità, dell'accoglienza e della solidarietà valori imprescindibili per la nostra Comunità.

Altri territori alzano muri, qui in Trentino li abbattiamo.

 

In Europa non c'è solo il problema dell'immigrazione, c'è anche un problema enorme sui diversi orizzonti che si vogliono dare al continente: ci sono due schieramenti distinti e ben visibili.

C'è chi non voleva il quantitative easing sperando che gli spread aumentassero per tenere sotto scacco i paesi membri e c'è Draghi che si sta comportando da vero banchiere centrale aiutato da un Partito socialista europea che prova a costruire scenari lungimiranti.

I primi saranno ricordati come quelli che volevano distruggere l'Europa, Draghi e il PSE saranno ricordati come quelli che l'Europa la salveranno.

 

Un retroscena su tutti. L'estrema destra tedesca che è uscita gongolante dalle elezioni regionali non nasce come partito neonazista ma come partito fortemente neoliberista.

Alternative für Deutschland non è stata fondata in una birreria tedesca, è stata fondata da un docente universitario, economista euroscettico.

In Europa girano due mostri: i fascistelli come la Le Pen, Salvini e Orban e i neoliberisti che vogliono distruggere il welfare state.

In questa Europa i due mostri stanno diventando uno solo, le destre neoliberiste e l'estrema destra si mescolano sempre di più: attacchi alla politica monetaria espansiva di Draghi, difesa sfrenata dell'austerity, xenofobia, reti metalliche, muri ai confini per fermare disperati che scappano da fame e guerre.

 

La quasi totalità delle famiglie ha redditi inferiori rispetto alle generazioni precedenti, in tutto l'Occidente e in Italia il fenomeno è ancora più intenso, è il risultato di uno studio di McKinsey. Ecco che non dovremmo stupirci dei fenomeni Brexit, Trump e dei vari populismi.

Il neoliberismo ha semplicemente fallito e queste sono le conseguenze.

 

Sono rimasto molto felice quando Renzi, Merkel e Hollande sono andati a Ventotene dove l'Europa politica è stata sognata da quattro persone mandate al confino dai fascisti.

Soprattutto la presenza della cancelliera tedesca è stata importante.

La Germania deve capire se vuole passare alla storia come lo Stato membro promotore dell'unificazione europea o se passare alla storia per la sua crescita economica parassita costruita sulle difficoltà degli altri Paesi membri.

È necessario parlare di politiche fiscali comuni, di Commissione europea eletta dai cittadini, di BCE dipendente dal potere politico, di titoli di stato europei e progressiva scomparsa degli spread, di chiudere il rubinetto dei fondi europei a chi non accoglie migranti, di tobin Tax europea, di eliminazione dei paradisi fiscali nell'Unione, di carbon Tax per finanziare un'edilizia restaurativa e nuove startup nella greeneconomy, di esperanto come seconda lingua comune.

I leader europei devono rilanciare un sogno.

In un mondo globalizzato in cui sposto i miei capitali con lo smartphone in pochi secondi c'è bisogno di una Politica più grande e di uno Stato più ampio.

Io spero arrivi il momento in cui non parleremo più di forme costituzionali nazionali ma di architettura costituzionale europea dopo aver eletto un'assemblea costituente europea formata da partiti europei.

 

Le alternative proposte dai vari Grillo, Salvini, Le Pen, da Afd e Fpö, da Wilders non sono strade percorribili: il nazionalismo non è una risposta nel momento in cui multinazionali e capitali finanziari spostano le loro sedi fiscali nel giro di pochi giorni.

 

E allora auguriamoci che i leader europei rilancino un sogno, quello di un'Europa unita in grado di governare il cambiamento e di assicurare benessere e opportunità ai suoi 500 milioni di abitanti.

 

Il Partito socialista europeo avrà un gran da fare nelle prossime settimane con i suoi capi di Stato e di governo: c'è un'Europa da salvare. E per farlo può guardare anche al modello dell'Autonomia. Mi spiego subito.

 

Il referendum del 23 giugno nel Regno (dis)Unito ha visto Scozia e Irlanda del Nord votare in dissenso da Galles ed Inghilterra per rimanere parte dell'Unione europea e si è rafforzata l'idea dell'indipendenza da Londra.

 

Il confine tra Russia ed Ucraina è sempre offlimits e una soluzione politica è lontana dall'aversi.

 

Erdogan continua ad umiliare il popolo curdo che risponde con attentati nelle città turche a cui si controrisponde con bombardamenti continui alle roccaforti del Pkk.

 

All'Europa di oggi mancano statisti come Alcide Degasperi e Karl Gruber che nel 1946 con il Gruber-De-Gasperi-Abkommen ebbero l'intuizione di rendere speciale un territorio di minoranze linguistiche.

Quell'accordo non risolse tutto, servirono le risoluzioni dell'assemblea generale dell'Onu 1497 e 1661 del 1960 per mettere un freno alle rivendicazioni di Vienna.

È una storia di sangue quella degli anni '60 con il gruppo Stieler e il Befreiungsausschuss Südtirol. La mia generazione ha studiato sui libri la Notte dei fuochi del '61 e la strage di cima Vallona del giugno '67.

Altri due statisti, i due successori agli esteri di Degasperi e Gruber e cioè Aldo Moro e Kurt Waldheim, a Copenaghen formularono il Südtirol-Paket elaborato dalla Commissione dei 19 e fu l'inizio del percorso che avrebbe portato al Secondo statuto speciale e al periodo di pace più lungo che si sia mai visto in una terra straordinario intreccio di lingue e culture.

 

Ecco, all'Europa mancano due cose: mancano gli statisti e manca la cultura politica.

Indipendenza è una parola che non mi è mai piaciuta, Autonomia invece è l'essenza stessa dell'essere umano oltre che delle società di esseri umani.

Se i capi di stato e di governo del continente Europa studiassero la storia dell'Autonomia di Trento e Bolzano comprenderebbero come non tanti anni fa degli statisti europei hanno sconfitto terrorismo e conflitti etnici ponendo le basi per il benessere di centinaia di migliaia di persone.

 

Vi lascio con le ormai tradizionali immagini con cui sono solito concludere le mie relazioni.

 

  1. Il contrasto ai nuovi terrorismi. Un'orchestra sinfonica russa ha fatto un concerto in estate a Palmira, nell'anfiteatro dove fino a poco tempo fa l'ISIS uccideva i suoi prigionieri. In un incontro di qualche mese con un importante sociologo del turismo a Riva, lui definì il turismo come la principale "industria della pace".

L'Uomo ha camminato sulla Luna e proverà ad arrivare su Marte, ma il suo habitat, invece, oggi non è completamente visitabile.

Limiti non naturali ma artificiali, catene alla libertà di un essere umano che Dante ci ricorda essere diretta a "seguir virtute e canoscenza".

E cioè ad ospitare e ad essere ospitati. Nell'industria della Pace.

La bellezza dell'arte e della cultura ci aiuterà a ricostruire questo Pianeta. Arriverà il giorno in cui questo mondo ascolterà solo la bellezza della musica e si dimenticherà dei rombi di guerra.

  1. L'elezione di un musulmano a sindaco della più grande capitale europea: Londra.

Mi domando, però, quando un ebreo potrà diventare primo cittadino a Teheran o un cristiano ad Islamabad. L'Europa deve fare ancora tanto contro la xenofobia, ma l'elezione dell'avvocato Sadiq Kahn a London mayor va nella direzione giusta, è un bel segnale. Viviamo in un continente in cui tutti possono professare liberamente il proprio credo, ma come cittadini del mondo potremo festeggiare davvero quando un "Sadiq Kahn" con al collo la stella di David o con al collo il crocefisso potranno liberamente pregare e candidarsi alle elezioni su ogni centimetro quadrato di questo Pianeta.

  1. L'approvazione del Consiglio provinciale, dopo 4 anni dalla richiesta di iniziativa popolare, di una mozione che in 18 punti impegna la Giunta provinciale ad attivare una serie di azioni, per contrastare le DISCRIMINAZIONI OMOFOBICHE. Dentro il governo provinciale viene assegnata all'Assessorato alle Pari opportunità la funzione di coordinamento delle azioni previste. E il lavoro è già iniziato. Senza il Pd oggi in Trentino non ci sarebbero misure di contrasto all'omofobia e di aiuto e supporto a chi subisce discriminazioni. Senza il Pd oggi in Italia non ci sarebbero le unioni civili. Sono traguardi importanti. L'Italia è entrata nel XXI secolo grazie al più grande partito di centrosinistra europeo.
  2. Le code per votare al congresso del PD del Trentino a maggio. La qualità politica dell'Assemblea provinciale è decisamente superiore al passato: sindaci, amministratori e consiglieri provinciali ne fanno parte e la capacità di elaborazione politica del PD del Trentino ne deve trarre giovamento e nuovo slancio. A maggio si è chiusa una fase buia del PDT, una fase che si è aperta con una intervista sul Trentino rilasciata a Chiara Bert e da cui sono nate le disfatte amministrative nel maggio 2015. Da quel momento il terreno è franato fino all'elezione del segretario pro tempore con un ricorso ai garanti. Da iscritto mi aspetto una cosa sola dal mio segretario provinciale: nel 2018 dobbiamo comportarci e agire come il partito di maggioranza relativa. Il tema della rivendicazione della leadership e quello della territorialità non sono scindibili: per essere più forti e competitivi bisogna tornare protagonisti dappertutto, il voto d'opinione nei grandi centri non basta più.

La ricchezza di questa grande squadra sono gli iscritti che aprono i gazebi e fanno volantinaggio, sono quelle due ragazze in sede Pd provinciale che svolgono un lavoro impeccabile tutti i giorni, sono le persone che senza visibilità mediatica costituiscono l'ossatura del più grande partito del Trentino. I destini personali e i capricci individuali devono contare zero. E per essere più chiaro mi riferisco a possibili elezioni politiche anticipate.

Il PD trentino non può permettersi beghe, la sua presenza è necessaria per governare il cambiamento in Trentino.

Infatti il Trentino sembra entrato in una fase di stallo, in tanti settori regna sovrana l’incertezza.

Il sistema di credito cooperativo appare in fermento, a Rovereto qualche mese fa il ribaltone alla presidenza della rurale, a Pergine nella prima assemblea post fusione un candidato outsider ha sfiorato la vittoria: nell’animo di migliaia di soci la paura che le fusioni lascino pezzi di società trentina non bancati.

La cooperazione che è sempre stata realtà propulsiva per questo territorio sembra subire lo stesso spirito litigioso dei partiti della coalizione alle prese con derive centraliste e problemi di bilancio.

Ma anche il mondo del volontariato sembra scosso da conflittualità con il paventato commissariamento della Federazione dei Vigili del fuoco volontari, segno preoccupante di sfiducia tra la Federazione ed i volontari, quei preziosi e insostituibili angeli custodi di cui apprezziamo la generosità tutti i giorni e che hanno commosso l’Italia intera quando furono tra i primi a recarsi a L’Aquila e a Finale Emilia.

In questo scenario di sfiducia e di disaffezione si stanno formando dei vuoti pericolosi e i partiti e le associazioni di categoria non sembrano in grado di riallacciare i legami con le rispettive basi.

Si affacciano risposte politiche nuove al malcontento popolare e la litigiosa coalizione provinciale non dà la sensazione di saper governare il cambiamento.

Non si tratta solo di risorse economiche che iniziano a scarseggiare, si tratta anche di mancanza di responsabilità politica.

Manca un equilibrio dellaiano, manca la capacità di fare sintesi e di indicare a cittadini e imprese un orizzonte, un sogno, una visione di questa terra, intreccio di popoli, lingue e culture, laboratorio politico, economico e sociale che ha sempre anticipato i tempi rispetto al nazionale.

Gli obiettivi di Daldoss e Valduga in larga parte sono i medesimi e causeranno degli scossoni alla coalizione.

Chi governa ha responsabilità maggiori rispetto a chi sta a guardare aspettando il fallimento, rispetto a chi è sempre pronto a soffiare sul fuoco dei facili consensi.

La Politica provinciale tutta e la maggioranza in particolare dovrebbero, quindi, dare il buon esempio smettendo di litigare e rilanciando, invece, spazi di confronto, di dialogo, di partecipazione e di relazione.

Se qualcuno lavora alla rete dei primi cittadini, noi dobbiamo lavorare alla rete di tutti i trentini e la si costruisce sconfiggendo la solitudine, non lasciando indietro nessuno.

Gli interrogativi del socio della rurale, del vigile del fuoco volontario, del socio cooperatore, dell’amministratore di periferia e del semplice cittadino preoccupato per la sanità non nascono dalla paura per il cambiamento, ma dalla paura per il futuro. Sta al centrosinistra autonomista tutto governare positivamente il cambiamento per indicare ai cittadini la strada di un futuro a cui guardare con speranza e non con rassegnazione.

  1. Il 4 dicembre 2016 in Europa si è svolta un'altra consultazione importante. In Austria e ha visto la vittoria di un Presidente della Repubblica europeista sul candidato euroscettico neonazista.

Il nuovo Bundespräsident der Republik Österreich è un economista ecologista e si chiama Alexander Van der Bellen.

Per chi come me crede nell'Europa, nell'Europa dei popoli, nell'Europa delle regioni, nell'Europa come dimensione collettiva in un orizzonte comune, la vittoria del candidato ecologista è qualcosa che fa piangere dalla gioia.

Sono trentino, credo nell'Euregio e credo in un'Autonomia europea.

Sapere che i neonazisti sono stati sconfitti da un tirolese, sapere che sono stati sconfitti da un cittadino dell'Euregio è una cosa che mi riempie di orgoglio.

Il nostro vicino di casa è un economista socialdemocratico e ambientalista, nato da una famiglia europea, da padre russo di origine olandese e da madre originaria delle repubbliche baltiche, entrambi profughi, entrambi emigrati negli anni '40.

Il candidato neonazista Hofer voleva espellere i profughi e si ritrova come Presidente della Repubblica un figlio di profughi, un cittadino dell'Europa, una persona cresciuta nelle montagne dell'Euregio.

Quelle montagne avrebbero potuto rappresentare una barriera politica, invece continueranno ad essere esclusivamente un limite geografico che potremo varcare come cittadini europei ogni volta che lo vorremo.

  1. Ultima immagine: il Consiglio della Comunità Alto Garda e Ledro che ha approvato all'unanimità la mozione sulla prevenzione della propaganda totalitarista e per la promozione del decoro del territorio che portava la mia firma a nome di tutto il Pd rivano.

Da quella mozione sono nati i nervosismi dei facinorosi antidemocratici che hanno imbrattato le sedi del Pd di Riva e di Arco.

Ringrazio pubblicamente chi si è espresso con parole di vicinanza, di affetto e solidarietà verso il mio Circolo PD.

Grazie davvero ai tantissimi cittadini che in questi giorni hanno inviato sms e scritto email al circolo di cui sono segretario.

Grazie ai due quotidiani locali in primis che hanno descritto in modo egregio gli avvenimenti senza minimizzare la gravità dell'accaduto ma aiutando l'opinione pubblica a comprendere i fatti.

Grazie al PD provinciale, al capogruppo provinciale Manica, ai tanti segretari di circolo che mi hanno scritto.

Grazie al PD di Bolzano e al capogruppo Alessandro Huber.

Grazie alla Comunità ebraica di Merano.

Grazie ai parlamentari Fravezzi e Ottobre, grazie agli amici di Upt, Patt e Riva Bene Comune. Grazie ad Anpi e Arci.

E grazie a quelle minoranze che hanno condannato le intimidazioni, penso a Possibile - Comitato Harlock - ed al gruppo di minoranza in CdV Onestà, Partecipazione e Ambiente.

Vorrei chiarire una cosa però rispetto ai consiglieri comunali che hanno condannato il gesto.

La solidarietà è importante, ma è al momento della votazione delle mozioni "contro la propaganda totalitarista e per la promozione del decoro del territorio" che verranno calendarizzate a breve in tutti i consigli comunali che si vedrà chi è davvero contro la violenza e chi invece ne è subdolo complice.

I consiglieri comunali dei sette consigli comunali che, al momento della votazione delle mozioni, saranno assenti ingiustificati, usciranno dall'aula, si asterranno o voteranno contrari, per quanto mi riguarda non saranno mai (più) miei interlocutori politici.

 

 

I temi della Memoria e dell'antifascismo sono ben radicati nel programma di circolo 2017 che vi ho inviato oggi pomeriggio. Faremo la nostra parte per impedire che le forze che ci hanno imbrattato la sede crescano nella nostra città.

Nel percorso di Circolo abbiamo in programma inoltre incontri con la cittadinanza nelle frazioni e incontri dedicati a lavoro, innovazione, sanità, beni pubblici, incontri che dedichiamo al ricordo del nostro consigliere comunale mancato quest'anno: Carlo Bressan.

Carlo Bressan è sempre stato una persona generosa, genuina, appassionata.

In consiglio comunale tutti lo abbiamo conosciuto come un amministratore di una straordinaria umanità e competenza con il suo impegno prima nel 2009 con la civica Margherita e dal 2015 col nostro Pd.

Carlo ci manca tantissimo. Ci mancano tantissimo il suo affetto e le sue parole sempre amiche e ottimiste, il suo carattere splendido sempre pronto all'aiuto delle persone a cui voleva bene.

Questo piccolo pensiero, questa piccola dedica è ad una persona a cui noi volevamo un sacco di bene. E a cui ne vorremo per sempre.

 

Chiudo augurandovi un Lieto Natale, Serene Festività e un Anno nuovo di salute e gioia.

Nel 2017 saremo ancora protagonisti, a livello locale, provinciale e nazionale.

Grazie a voi tutti per essere membri di questa squadra.

Ci confermiamo uno dei più grandi circoli del Trentino e insieme, tutti insieme, ci toglieremo tante soddisfazioni.

Grazie a voi tutti.

 

SCARICA il PROGRAMMA DEL CORSO DI FORMAZIONE 2016-2017