La presenza dell'assessore Luca Zeni, che ha illustrato in maniera quasi pedagogica l'iter dell'accoglienza in campo nazionale e in Trentino, è stata di fondamentale aiuto per sgomberare il campo da facili contestazioni.
F. Marzari, "Trentino", 12 novembre 2016
Come già si percepiva da discussioni informali per strada o nei bar, i cittadini di Lavarone si presentano divisi per l'arrivo delle 24 ragazze nigeriane che fra un paio di giorni raggiungeranno la casa delle suore elisabettine in frazione Cappella. Alcuni antepongono le ragioni del cuore e dell'accoglienza sorrette da una forte fiducia nel gestire il fenomeno, altri sono mossi da paure ancestrali del diverso, o semplici timori inettati dall'analisi della vita quotidiana nelle città e nei luoghi di arrivo dei profughi, prontamente descritta dai media. L'incontro con la popolazione è stato abilmente diretto dalla presidente della Comunità Cimbra, delegata allo scopo dai tre sindaci, tutti presenti.
La presenza dell'assessore Luca Zeni, che ha illustrato in maniera quasi pedagogica l'iter dell'accoglienza in campo nazionale e in Trentino, è stata di fondamentale aiuto per sgomberare il campo da facili contestazioni. Accompagnava l'assessore il dirigente generale Fedrigotti con Pierluigi La Spada , direttore del Cinformi e Andrea Gentilini della cooperativa "Punto d'Approdo" di Rovereto delegata a gestire il programma di integrazione. «La Provincia - ha detto l’assessore Zeni - è parte attiva e particolarmente efficace per gestire il fenomeno dei migranti sul territorio. Le regole impongono di accettare lo 0,9% della popolazione quale numero massimo di richiedenti. Lo Stato, anche con fondi europei, assegna circa 32 euro pro capite per far fronte alle spese complessive dell'ospitalità. Solo 2,5 euro dei quali sono destinati al pocket money, la paghetta, per spese personali. Il rimanente serve per affitto buono vitto e quant'altro serve per il progetto. Noi abbiamo chiesto di gestire in proprio, attraverso una convenzione con lo Stato, il progetto. Al contrario dei prefetti noi coinvolgiamo il territorio e le istituzioni locali, non procediamo per grandi concentrazioni, garantendo un minor impatto sulle popolazioni. Cerchiamo costantemente equità nella distribuzione e questo modello ha dimostrato di funzionare». «Noi - ha spiegato La Spada - ospitiamo 1341 profughi 680 dei quali nella grandi strutture di Trento e Rovereto, il rimanente nei piccoli centri. Le 24 nigeriane saranno seguite da due mediatori culturali che provvederanno all'insegnamento dell'italiano e della cultura italiana. Il fatto che siano cattoliche agevole l'integrazione. Saranno seguite 24 ore su 24 e è provvederanno alla gestione della casa e alla preparazione dei pasti».
«I 30 anni di lavoro nel settore sociale sviluppato dalla cooperativa di Rovereto garantisce competenza» sottolinea Gentilini. Tutto ben organizzato quindi e pronto a funzionare al meglio. Non tutti la pensano così. Massimiliano Giongo chiede perché non è stato chiesto il parere dei nostri amministratori. La presidente risponde infervorata: «Quando c'è bisogno di aiutare io aiuto. Se solo conosceste la storia di violenza di queste ragazze non vi porreste domande». Il sindaco di Lavarone interviene subito dicendo che si può discutere di tutto, di tutte le paure e di qualsivolglia ma non in termini di razzismo. Walter Forrere si schiera con il sindaco di lavarone. Matteo Gheser racconta come Lavarone eccella nel volontariato, ma è preoccupato per i propri figli. A Lavarone sarebbero state meglio alcune famiglie.
Claudio Stenghele, capo della minoranza consigliare, lamenta il fatto che gli amministratori non hanno convolto la popolazione in questa sfida. Intervengono poi cittadini di Tonezza del gruppo "Prima noi". Un ex poliziotto narra che là da 40 sono diventati novanta e bighellonano tutto il giorno con le conseguenze immaginabili. Attenti che arriveranno anche da voi. Molti gli interventi a favore e gli applausi si sprecano da ambo le parti. Interviene l'assessore ribadendo il ruolo della Provincia che garantisce rigore per un buon successo del piano di integrazione: «Il modello di distribuzione capillare funziona e le ospiti saranno seguitissime e controllate, non possono sgarrare altrimenti verrebbero sanzionate». Civettini chiede pari trattamento anche per i trentini.«Il nostro sistema sociale è ciò che di più equo si possa organizzare e investe tutti i comparti della società», risponde Zeni. Alla fine ognuno se ne va con le convinzioni con le quali è arrivato al Centro.
A margine Carlo Marchesi, indimenticato sindaco di Lavarone distribuisce messaggi dichiarandosi d'accordo con il suo sindaco e le suore, offrendo una pizza alle ospiti al suo albergo. Gli fa eco Bruno Marzari, leghista dal cuore d'oro e proprietario del bar accanto alla casa Elisabettina: «Io offrirò loro l'aperitivo».
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La speranza è che le condizioni climatiche frenino gli arrivi dei profughi. Al momento non sono previste ulteriori distribuzioni, però il problema di alcuni Comuni trentini che hanno fatto più del dovuto rimane. Sono infatti 38 Comuni su 178 ad ospitare i profughi. E dopo il brutto episodio di intolleranza che si è consumato con l’incendio alla pensione Ombretta di Soraga (che doveva ospitare una trentina di richiedenti asilo), si attende che anche i Comuni della Valle di Fassa facciano la loro parte, così come le altre valli che sono a zero accoglienza.
Il punto della situazione lo fa l’assessore alle politiche sociali Luca Zeni, che a più riprese ha lanciato l’appello perché anche i Comuni più reticenti si facciano avanti: «La disponibilità è in crescita costante. Abbiamo attivato finora 160 appartamenti. Ora sono al vaglio altre 50 strutture, messe a disposizione anche da alcune zone dove finora non c’era stata ospitalità. Sono i tecnici che stanno verificando l’agibilità e le tempistiche, per vedere se sono alternative valide per dirottare i profughi che stanno congestionando strutture come quelle della residenza Fersina a Trento e soprattutto a Marco, che avrebbe dovuto essere un punto di smistamento ed invece è arrivata ad avere circa 200 persone stanziali. È atteso a giorni anche l’arrivo delle 24 donne nigeriane a Lavarone alle scuole elisabettiane. Dopo l’incontro pubblico che abbiamo tenuto, la popolazione ha dimostrato di avere capito la nostra politica di accoglienza, che prevede sempre un programma di integrazione».
Nel caso di Lavarone, le donne saranno seguite dalla cooperativa “Punto d’approdo” con mediatori culturali che provvederanno all’insegnamento della lingua e all’eventuale inserimento in qualche esperienza lavorativa. «Noi cerchiamo sempre di coinvolgere in queste scelte la comunità e le istituzioni locali - precisa Zeni - ed anche nel caso di Lavarone l’esito dell’incontro è stato positivo. E la presenza del gruppo arrivato dal Veneto “Prima Noi” che è attivo in varie località contro l’accoglienza, ha avuto l’effetto contrario. Nel caso poi di disponibilità di appartamenti in Comuni dove la presenza dei profughi è già consistente, prendiamo contatto con i sindaci per capire se nuovi arrivi possano essere un problema».
Le 34 nigeriane saranno trasferite a Lavarone da Marco. Un primo passo per sollevare la struttura. Lo spera il presidente della Comunità della Vallagarina, Stefano Bisoffi, che commenta: «La nostra comunità si è sempre resa disponibile all’accoglienza, non solo con la struttura di marco, ma anche con appartamenti a Rovereto ed in altri sette Comuni Besenello, Isera, Mori, Nogaredo, Pomarolo, Villalagarina e Volano. Abbiamo sempre accompagnato i richiedenti asilo politico con programmi di integrazione, cercando di non influire su quelli destinati all’edilizia popolare. Concordiamo con l’assessore che ci debba essere un riequilibrio , cercando di far tornare il campo di Marco una struttura di smistamento»