Se l’ordine del giorno dei lavori del consiglio verrà rispettato, oggi inizierà la discussione per la legge sulla doppia preferenza e Donata Borgonovo Re sarà la relatrice. Il “se” è d’obbligo, perché la modifica alla legge elettorale che introduce la preferenza obbligatoria di un candidato maschile e di uno femminile è partita in salita, nonostante porti la firma bipartisan sia di Lucia Maestri (Pd) che di Giacomo Bezzi (Fi).
"Trentino", 16 settembre 2016
Cosa risponde ai detrattori della legge, visto che sono non solo nelle opposizioni (più di 5 mila gli emendamenti), ma anche nella maggioranza? La battaglia per la doppia preferenza, da distinguere da quella sulle quote rosa, viene da lontano. Ricordo che a livello nazionale la legge c’è e noi siamo buon ultimi. La doppia preferenza è necessaria per introdurre una garanzia di pari opportunità per maschi e femmine. È una forzatura necessaria che legittima il principio contenuto nella nostra Costituzione, per cui si devono garantire le pari opportunità di genere. Viviamo in una società che ha due componenti: il maschile e il femminile ed è necessario favorire i due punti di vista a livello di governo, altrimenti le donne saranno sempre in minoranza.
I partiti lamentano però la difficoltà di trovare candidate donne. Infatti, a fianco dell’emendamento che introduce le due preferenze, delle quali una deve essere per il candidato uomo e l’altro per una donna, c’è anche quello che prevede che le liste devono avere rappresentate il 50 per cento di donne e uomini. E’ chiaro che questo strumento di legge dovrà favorire l’educazione e la crescita culturale sia dei partiti, che dei cittadini. Sappiamo che è difficile trovare candidate, per tutta una serie di motivi noti: difficoltà delle donne di mettersi in gioco per gli impegni familiari, per la presunta mancanza di preparazione. Ma se non iniziamo, non cambierà mai questa condizione minoritaria delle donne. D’altra parte, sono gli stessi cittadini che devono entrare nell’ottica di essere consapevoli che un governo sarà più rappresentativo, se avrà tutte due le componenti presenti. Ed è per questo che la maggioranza propone anche l’emendamento perché in giunta ci siano almeno due assessori del genere meno rappresentato.
Ed a chi ribatte che le disuguaglianze si superano migliorando i servizi sociali, la cui carenza impedisce la partecipazione delle donne, cosa risponde? Che in Italia il “benaltrismo” è sempre lo sport più in voga. Quante volte si sente rispondere che sono “ben altre” le priorità. Ma questo non fa che mantenere lo status quo. Basti pensare quanto c’è voluto per far passare la legge sulle unioni civili. Allora dico che non ne posso più del “benaltrismo” e che invece si tratta di ribaltare il ragionamento. Fino a quando non ci sarà una parità di genere nelle amministrazioni, sarà difficile che si affrontino i problemi legati alle politiche sociali, i servizi per bambini ed anziani. Non si tratta di sottrarre potere agli uomini, ma di moltiplicarlo, allargando le visioni necessarie per migliorare le opportunità per tutti. Per questo dico che è sbagliato parlare di quote rosa.
Si spieghi meglio. Dobbiamo affrontare il problema del sesso minoritario perché un domani potrebbe essere quello maschile. Ad esempio, in Norvegia è successo che gli uomini al governo e nei cda siano meno.
È ottimista sull’approvazione della legge? Speriamo nell’appoggio della stampa, oltre a quello di tante componenti della società. Citando la frase di un ex ministro pari opportunità, Laura Balbo, è chiaro che non si può pretendere che il cappone fissi la data del giorno del Ringraziamento.