Il congelamento fino al referendum costituzionale dell’attività della «commissione Bressa» (Corriere del Trentino di ieri), l’organismo nato un anno fa per concordare le modalità di modifica degli Statuti di autonomia, non è solo un fatto tecnico, ma istituzionale e politico. Ne è convinto Bruno Dorigatti, presidente del consiglio provinciale trentino, che invita i territori a reagire.
S. Voltolini R. Olivieri, "Corriere del Trentino", 1 luglio 2016
«L’ultimo documento circolato sui meccanismi era peggiorativo per le autonomie. La battaglia per l’intesa è tutta da giocare e tramite la Consulta per lo Statuto i trentini devono fare pressione sul governo». Mentre Ugo Rossi è cauto e invita a non allarmarsi, Lorenzo Dellai rivela un particolare preoccupante: «Paradossalmente, una pausa di riflessione è necessaria, visto che nella commissione era venuta avanti un’ipotesi non condivisibile che prevedeva il superamento dell’intesa qualora votassero i due terzi del Parlamento».
Qualsiasi sia l’interpretazione del congelamento, appare chiaro il venir meno della fretta di un anno fa. Nel giugno 2015 i governatori Ugo Rossi e Arno Kompatscher concordarono a Roma assieme al sottosegretario Gianclaudio Bressa l’istituzione di una commissione di lavoro. Focus dell’organismo, l’elaborazione di un disegno di legge costituzionale sui meccanismi di attuazione dell’intesa (a sua volta inserita nel testo costituzionale su cui gli italiani si pronunceranno a ottobre). L’obiettivo era finire «entro Ferragosto».
Riguardo allo stop, la scelta tecnicamente può avere le sue ragioni. Emergono tuttavia forti i timori di una divergenza con lo Stato. Su questo è esplicito Dorigatti, che tra l’altro sulla riforma costituzionale è piuttosto scettico. «Ho paura che avendo intrapreso la strada centralista, togliendo spazi per il regionalismo nella nuova Costituzione, si vada verso un aumento delle invidie per le autonomie da parte delle Regioni ordinarie. La battaglia per le autonomie resta appunto il regionalismo. Riguardo ai meccanismi per disciplinare l’intesa, l’ultimo documento circolato era peggiorativo per i territori perché sbilanciato sul livello centrale in caso di conflitti. Quindi, credo che la battaglia politica sia ancora tutta da giocare. Per questo il percorso avviato a Trento e Bolzano per il nuovo Statuto di autonomia rimane fondamentale. In Trentino con la Consulta i cittadini potranno fare pressione sul governo per avere una disciplina valida dell’intesa».
Rossi non è d’accordo. «È normale che ci sia uno stop. Non ha senso fare un ddl sui meccanismi di regolazione dell’intesa quando questa è inserita in una Costituzione che ancora non c’è. Bressa ha detto che ogni provvedimento relativo all’ordinamento è sospeso. Sono in contatto con lui e Kompatscher, non ci sono altre novità. Il dibattito sui meccanismi sarà ripreso dopo e chiederemo certamente tutte le garanzie sufficienti»,
Neanche Dellai si allarma sul congelamento. Il deputato e presidente della commissione paritetica dei Dodici però prosegue: «Sarebbe mancato il tempo in Parlamento per incardinare l’esame di un ddl costituzionale. Tuttavia, una pausa di riflessione è utile, viste le ultime ipotesi emerse in commissione. Ad esempio sulla previsione di una forma d’intesa sulla modifica dello Statuto di autonomia superabile con il voto dei due terzi del Parlamento. Non è particolarmente condivisibile». Se passasse, le specialità sarebbero perdenti in partenza.
I parlamentari altoatesini Hans Berger (Svp) e Florian Kronbichler (Sel) pongono l’accento, con visioni opposte, sulla riforma dello Statuto regionale. «Per fare questo passo (la revisione, ndr) ci vuole soltanto l’accordo tra le parti. Personalmente mi fido di questo governo in materia di riforme delle autonomie» dice il primo. «Non è vero che se vincesse il no al referendum non potremmo mettere mano a questo Statuto. Io personalmente non cambierei perché hanno già detto che in ogni caso non toglieranno i punti che a me non piacciono come la proporzionale»