«La sconfitta per il Pd è grave sia a Roma che a Torino, e si aggiunge a quella di Napoli». Il senatore Giorgio Tonini, membro della segreteria nazionale del Pd e renziano della prima ora, ammette tutto il peso della batosta delle amministrative di domenica anche se - spiega - sono tre situazioni molto diverse tra loro: «A Roma si raccoglie quanto si è seminato, nonostante la generosità di Giachetti.
C. Bert, "Trentino", 21 giugno 2016
Torino invece a detta di tutti è una città che è stata ben amministrata, probabilmente lì paghiamo una certa stanchezza dopo un lungo periodo di amministrazione che ha prodotto una domanda di cambiamento». Per Tonini i risultati confermano che «il M5S ai ballottaggi fa il pieno, è il vero partito maggioritario», quello che Renzi, e prima di lui Veltroni, hanno tentato di fare del Pd.
«Il vero Partito della nazione lo stanno praticando i 5 Stelle - ironizza il senatore - anche se sono ancora nella fase dell’innocenza e fin qui non hanno ancora dovuto dimostrare nulla». Di fronte alla guerra interna che si aprirà nel Pd, Tonini avverte: «Evitiamo di ripiombare in una discussione interna sulla separazione tra segretario e premier, sarebbe una risposta che guarda indietro. Milano ci dice che si vince dove si esprimono candidati innovativi e capacità di proiettare il Pd oltre la sinistra tradizionale».
E invita a non toccare l’Italicum: «In un contesto multipolare come quello italiano serve una legge elettorale che ci consegni un vincitore. I risultati di domenica dimostrano che non c’è nessun regime alle porte, chiunque può vincere e non ci sono buoni e cattivi a seconda di chi vince e chi perde». Lo sguardo è già al referendum di ottobre: «Il Pd deve lanciare un’offensiva di persuasione. Il no alla riforma costituzionale per fare dispetto a Renzi è una follia per l’Italia. Ci ritroveremmo con un Paese ingovernabile».